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Arsenico inorganico nell’acqua e negli alimenti: quali sono i rischi per la salute?

arsenico inorganico
Image by Mamoru Masumoto from Pixabay

Le valutazioni dell’EFSA confermano i rischi

L’esposizione all’arsenico inorganico può costituire un pericolo per la salute dei consumatori. Gli scienziati dell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) sono giunti a questa conclusione in base ai risultati delle ultime valutazioni effettuate. Alcuni studi epidemiologici dimostrano che l’assunzione abituale di arsenico inorganico nella dieta e/o nell’acqua potabile è associata a un maggiore rischio di esiti avversi, tra cui malattie cardiovascolari, tumori della pelle, della vescica e dei polmoni.

Gli ultimi riscontri, in sostanza, confermano l’esito di una precedente valutazione (che l’EFSA aveva effettuato nel 2009) sui rischi connessi alla presenza di arsenico inorganico negli alimenti.

L’arsenico inorganico negli alimenti e nell’acqua potabile

La nuova valutazione risponde a una richiesta fatta dalla Commissione Europea. L’EFSA doveva quindi fare un aggiornamento alla luce di nuovi studi sugli effetti tossici dell’arsenico inorganico. L’arsenico è un contaminante molto diffuso: esiste in natura, ma è anche un derivato delle attività umane. Si presenta in varie forme che hanno diverse strutture chimiche: la valutazione dell’EFSA riguarda l’arsenico inorganico, che è spesso di origine geologica e può essere riscontrato nelle falde acquifere.

La principale esposizione delle persone all’arsenico deriva dai cibi, in particolare dal riso e dai cereali e dai prodotti derivati. L’acqua potabile contribuisce all’esposizione all’arsenico inorganico, ma in generale i livelli di arsenico in Europa sono bassi.

Essendo tossico, l’arsenico inorganico può concretamente provocare danni alla salute in varie forme, come ad esempio alcune forme di cancro. Gli esperti dell’EFSA hanno ritenuto che l’effetto avverso più rilevante siano i tumori della pelle, di cui hanno notato un aumento dell’incidenza.

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Il margine di esposizione

Per valutare sostanze genotossiche (ovvero in grado di indurre modificazioni nel DNA) e cancerogene negli alimenti e nei mangimi si usa il calcolo del margine di esposizione (MOE). L’indice utilizza il rapporto tra due fattori: il quantitativo al quale si osserva un effetto nocivo di piccola entità ma comunque misurabile e il livello di esposizione di una data popolazione alla sostanza in esame.

Un MOE basso corrisponde a un rischio maggiore. Ad esempio, un MOE pari o inferiore a 1 corrisponderebbe a un livello di esposizione all’arsenico inorganico collegabile a un aumento del rischio di cancro della pelle. Negli adulti i MOE si attestano su valori bassi: variano tra 2 e 0,4 per i consumatori medi e tra 0,9 e 0,2 per i forti consumatori. Gli esperti hanno perciò concluso che questo rappresenta un problema per la salute. L’EFSA sta anche conducendo delle valutazioni sui rischi derivati dall’esposizione all’arsenico organico: l’obiettivo è valutare i possibili rischi di un’esposizione congiunta all’arsenico inorganico e organico.

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