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L’aspartame potrebbe essere cancerogeno?

In attesa di un parere definitivo sulla sicurezza alimentare dell’aspartame, il fatto che possa essere classificato come “possibile cancerogeno” sta alimentando grande preoccupazione tra i produttori di cibi e bevande che ne fanno largo uso. È un mercato enorme, ma la salute delle persone è altrettanto importante

aspartame
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(Rinnovabili.it) – L’aspartame è potenzialmente cancerogeno? La notizia sta facendo il giro del mondo e ha scatenato una grande fibrillazione tra le aziende che producono dolcificanti e parte dei prodotti alimentari.

Lo IARC (International Agency for Research on Cancer) è l’agenzia dell’OMS specializzata sulla ricerca sul cancro. Sembra che la IARC potrebbe classificare l’aspartame come “possibile cancerogeno per l’uomo”.

L’aspartame è uno dei dolcificanti più usati

Ma che cos’è l’aspartame? È uno dei dolcificanti più usati, soprattutto nelle bevande e in alcuni cibi industriali (che sono pubblicizzati come salutari perché senza zucchero), ma è presente anche nelle gomme da masticare, nelle caramelle, negli alimenti dietetici per il controllo del peso e perfino in alcuni farmaci.

Come si riconosce la presenza dell’aspartame negli alimenti? Le etichette devono riportare la sigla E 951.

La valutazione sulla sicurezza dell’aspartame risale agli anni Ottanta: allora era stato stabilito che, per favorire lo sviluppo di tumori, la dose massima consentita fosse di 40mg al giorno per chilo di peso corporeo.

L’aspartame è il dolcificante con il sapore più simile allo zucchero. A parità di calorie, rispetto allo zucchero ha un potere dolcificante circa 200 volte superiore. Al di là di ogni allarme, va fatto un discorso sulla quantità: ad esempio, per superare i 40 mg bisognerebbe bere più di 22 lattine di bevande dietetiche al giorno.

Le sostanze sono divise in quattro categorie: nel gruppo 1 ci sono le sostanze con prove sufficienti di cancerogenicità, i gruppi 2A (probabile cancerogeno) e 2B (possibile cancerogeno) sono per le sostanze potenzialmente cancerogene a differenti livelli. Di un ultimo gruppo di sostanze non ci sono ancora prove disponibili. L’aspartame è classificato 2B insieme ad altre 322 sostanze, compresa la caffeina.

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Limitare il consumo

L’International Sweeteners Association (ISA, l’associazione internazionale dolcificanti) ha rilasciato una dichiarazione in cui «si unisce alle agenzie mondiali per la sicurezza alimentare nel confidare nel rigore scientifico della revisione completa della sicurezza alimentare dell’aspartame, condotta dal comitato congiunto di esperti sugli additivi alimentari (JECFA) della FAO e dell’OMS e resta in attesa della pubblicazione completa di tali risultati nelle prossime settimane».

L’ISA sottolinea che la IARC non è un organismo di sicurezza alimentare e fino ad oggi oltre 90 agenzie per la sicurezza alimentare, inclusa l’EFSA, hanno valutato la sicurezza dell’aspartame.

Di sicuro si temono, giustamente, le speculazioni preliminari che potrebbero allarmare i consumatori.

Come sempre, ci deve guidare il buonsenso. Se bisogna limitare il consumo di zuccheri, lo stesso vale per i dolcificanti. Ha senso bere litri di bevande gassate o mangiare quantità di alimenti dolcificati artificialmente? I nutrizionisti invitano i produttori a diminuire la quantità di zuccheri tra gli ingredienti mentre i consumatori dovrebbero abituarsi a gusti più naturali.

Sul fronte del marketing, la pubblicità di prodotti processati è martellante: l’unica difesa della salute viene dall’educazione alimentare, anche per ridurre il consumo di certi prodotti fin dai primi anni di vita.

Dai produttori giungeranno delle proteste: il mercato globale è enorme. Ma sull’altro piatto della bilancia c’è la salute delle persone. Trattandosi in ultima analisi di una questione di salute pubblica, un confronto con le imprese è sempre auspicabile.