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Api e insetti impollinatori lavorano per noi

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Foto di Hans Benn da Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Gli insetti, il gruppo di animali più diversificato sulla Terra di cui fanno parte anche le api, negli ultimi anni stanno diminuendo progressivamente, soprattutto nei paesi in cui l’agricoltura è più industrializzata. Chi li trova fastidiosi potrebbe tirare un sospiro di sollievo, ma sarebbe meglio conoscere meglio la loro funzione nell’equilibrio ambientale prima di rallegrarsi. Negli ultimi anni, solo in Europa è scomparso circa il 20% delle api, insetti che lavorano per noi anche se non se siamo consapevoli. Secondo il biologo statunitense Edward O. Wilson, fondatore della sociobiologia, «se tutta l’umanità scomparisse, il mondo tornerebbe al profondo stato di equilibrio che esisteva diecimila anni fa. Se gli insetti scomparissero, l’ambiente crollerebbe nel caos». 

Per biodiversità si intende una molteplicità di specie e organismi in relazione tra loro che creano un equilibrio fondamentale per la vita sulla Terra. Gli insetti impollinatori hanno un ruolo cruciale per la tutela della biodiversità e quindi per l’agricoltura. La riproduzione di oltre l’80% (circa 300.000 specie) delle piante selvatiche e il 75% delle nostre colture (più di 300 specie) dipende proprio dagli insetti impollinatori. Frutta, ortaggi, foraggi per animali, piante officinali, colture per usi industriali non esisterebbero senza l’impollinazione di api e insetti. Quanti prodotti indispensabili alla nostra alimentazione scomparirebbero senza di loro e che fine farebbe quella biodiversità che si traduce nelle tipicità e nelle tradizioni dei prodotti agricoli dei territori?

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Le api, vere e proprie sentinelle dell’ambiente, oltre ad essere uno dei principali insetti impollinatori producono miele, polline, cera, pappa reale, propoli. La scomparsa delle api non riguarda solo quelle mellifere, che alleviamo e ben conosciamo, ma tutti gli apoidei (ovvero gli imenotteri aculeati a cui appartengono circa 25.000 specie) che sono in grado di raccogliere il polline. La scomparsa silenziosa di queste api selvatiche avrà catastrofici effetti a catena sulla quantità di cibo disponibile e coinvolgeranno le piante, gli animali e l’uomo. 

L’estinzione degli insetti e delle api dipende dall’azione dell’uomo

Le complesse cause principali di questa estinzione degli insetti hanno sempre alla base l’azione dell’uomo: pesticidi, crisi climatica, consumo di suolo e monocolture, malattie e parassiti. I pesticidi sono stati ampiamente usati per decenni in agricoltura senza tenere conto delle conseguenze sull’ambiente. Alcuni pesticidi sono stati messi al bando, ma non si è tenuto conto delle gravi conseguenze che tali sostanze hanno sulle api e sulle larve, come pure sugli impollinatori selvatici. La crisi climatica, con l’aumento della temperatura media, la maggiore concentrazione di CO2 nell’atmosfera e l’intensificazione di eventi climatici estremi – come gelate e siccità – compromette la capacità delle piante di fornire nettare e polline nei periodi “giusti” a causa di fioriture anticipate o posticipate.

L’aumento di 1,5°C (fissato dagli Accordi di Parigi sui cambiamenti climatici) porta alla riduzione del 6% degli insetti, dell’8% delle piante e del 4% dei vertebrati: possiamo quindi considerarlo una soglia per limitare i danni. Le monocolture portano alla perdita di biodiversità e alla moria delle api creando una sorta di deserti alimentari che impediscono la riproduzione degli insetti. Il consumo di suolo – dovuto a fenomeni derivati dalle attività umane come erosione, contaminazione, salinizzazione, impermeabilizzazione, cementificazione – rende il terreno arido e sterile e mette a rischio gli ecosistemi delle api e degli altri insetti. Da un lato la globalizzazione facilita la diffusione di nuove malattie e di parassiti più aggressivi, dall’altro le condizioni ambientali sfavorevoli indeboliscono gli insetti e ne compromettono la sopravvivenza. Gli apicoltori svolgono azioni di controllo, prevenzione e contenimento delle infestazioni negli allevamenti, ma per gli impollinatori selvatici non ci sono tutele. 

Gli apicoltori in simbiosi con le api

Chi sono gli apicoltori? Non si limitano ad allevarle: le osservano, le ascoltano, imparano a capirle. Sono gli unici allevatori che non uccidono gli animali con cui lavorano, anzi assecondano le necessità di questi insetti non addomesticabili che costituiscono una comunità sociale dalla vita affascinante e perfettamente organizzata. Le api scelgono i fiori più vicini, senza preferenze, e producono il cosiddetto miele millefiori. Per produrre i mieli monoflora, gli apicoltori di notte trasportano le arnie nei luoghi dove crescono fiori particolari: si avrà così il miele di acacia, di castagno, di eucalipto, etc.

Il Conapi (Consorzio Nazionale Apicoltori) è una cooperativa di apicoltori che qui conferiscono ogni anno 2.000-3.000 tonnellate di miele. Conapi rappresenta una filiera del miele dalla produzione al prodotto finito che seleziona gli apicoltori che lavorano secondo metodi tradizionali e con attenzione alla salute delle api: garanzia di un prodotto di qualità ottenuto secondo un rigido disciplinare di produzione. Conapi è anche il primo produttore di miele biologico in Italia, oltre il 20% del miele biologico italiano viene dai produttori associati. Mielizia, Cuor di Miele e Beeactive sono marchi degli apicoltori di Conapi che comprendono oltre a miele, polline e pappa reale, anche composte di frutta, frollini, gelati e integratori.

Esistono soluzioni per salvare api e insetti impollinatori dall’estinzione? Secondo Slow Food – che ha costituito la rete informale di apicoltori Slow Bees – «occorre ripristinare gli habitat naturali e riprogettare l’agricoltura» con le pratiche agroecologiche che favoriscono gli insetti impollinatori e i nemici naturali dei parassiti e la riduzione al minimo dei pesticidi. E soprattutto è importante sensibilizzare l’opinione pubblica sul declino di api e insetti impollinatori e su cosa questo significhi per il futuro dei nostri sistemi alimentari e dell’ambiente. 

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