di Isabella Ceccarini
Per i giovani l’innovazione è una specie di stato naturale, e in agricoltura l’innovazione è indispensabile più che necessaria. Tuttavia in alcune professioni il ricambio generazionale stenta a realizzarsi, come nel caso dell’agricoltura.
Il ricambio generazionale non decolla
Francesco Mastrandrea, presidente di ANGA che raggruppa i Giovani di Confagricoltura, ha fatto il punto della situazione nel corso del XVIII Convegno Quadri dell’ANGA “Agrifuture: Europa – Credito – Innovazione” che si è svolto a Verona: «Il ricambio generazionale negli ultimi vent’anni non è riuscito ad avere un vero slancio, nonostante sia stato e continui ad essere una priorità nell’agenda politica.
Servono misure concrete che permettano a un giovane non solo d’insediarsi, ma anche di rimanere in agricoltura. Non è un caso che quasi il 90% dei nostri associati gestisca un’azienda di famiglia, a dimostrazione dello stretto legame tra attività di impresa e “familiarità” con il settore.
Questo significa, in pratica, rendere difficile, per chi non ha radici familiari in questo ambito, l’ingresso in agricoltura».
I numeri che emergono dall’elaborazione dei dati di Infocamere eseguita dal Centro Studi di Confagricoltura confermano che il ricambio generazionale non è così scontato, tanto che negli ultimi dieci anni le imprese agricole condotte dai giovani sono diminuite dell’8,9%.
Sostenere le aziende nei primi anni, i più critici
«Se si vuole realmente garantire un ricambio generazionale nel settore occorre puntare su aziende potenzialmente capaci di generare reddito, da accompagnare e supportare nei primi 5 anni di vita, quelli più critici: il 18% delle nuove imprese non supera i tre anni di vita.
Le aziende agricole, in particolare quelle condotte da under 40, che purtroppo in Italia sono solo l’8% delle imprese, hanno tuttavia nel DNA l’innovazione che richiede nuove figure professionali: serve quindi incoraggiare la formazione specialistica per il personale dipendente delle imprese», sottolinea Mastrandrea.
Mastrandrea non nasconde lo sconcerto per le lacune politiche che riguardano il settore dell’agricoltura: «Le analisi e le proiezioni sulla partecipazione dei giovani al progresso di tutto il Food System devono tradursi soprattutto nelle decisioni politiche e nelle azioni degli stakeholders di settore.
Con gli strumenti e le tecniche messe in campo e con le regole della nuova PAC il mondo agricolo ha il dovere di aprire al ricambio generazionale. Senza giovani agricoltori è impossibile raggiungere obiettivi di sostenibilità, soprattutto ambientale e sociale».
Serve una nuova visione dell’agricoltura
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, è intervenuto con parole molto dure a evidenziare la necessità di innovazione e di ricambio generazionale: «Due le parole d’ordine che sono state al centro di questo convegno: Europa e innovazione.
Proprio a proposito di quest’ultimo argomento, siamo reduci da un incontro a Napoli dove l’innovazione applicata all’agricoltura è stata protagonista in un evento con l’Ambasciata d’Israele, per costruire un’agricoltura italiana in grado di intercettare l’innovazione che il mercato offre oggi.
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In un contesto sempre più globalizzato, un’Europa senza una visione, priva di una strategia, crea difficoltà alle imprese.
Gli altri Paesi si stanno attrezzando con strategie di espansione per i mercati, non altrettanto sta facendo l’Europa, dove anzi la PAC rischia di diventare una sorta di sussidio e ha creato le condizioni per una destrutturazione dei processi agricoli.
L’imprenditore non ha bisogno di sussidi, ma va incentivato. Abbiamo il compito di dare una nuova visione dell’agricoltura italiana e l’impegno di ANGA in questo è tangibile».
La quarta rivoluzione dell’agricoltura è digitale
Dopo quella genetica, quella meccanica e quella chimica, per l’agricoltura è arrivata la quarta rivoluzione, quella digitale, che impone modelli completamente diversi. L’innovazione è il fulcro per la capacità di un’impresa di stare sul mercato, e Confagricoltura non si fa certo cogliere impreparata.
Il progetto HubFarm è nato per guidare le imprese nel processo di digitalizzazione, attraverso un grande Big Data centralizzato: il futuro dell’agricoltura passa anche dalla gestione dei dati.
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Giansanti incoraggia l’accelerazione verso un nuovo modello di agricoltura.
Diversi gli ambiti che riguardano l’innovazione del settore: «food, produzione di beni primari, energie rinnovabili come il fotovoltaico, il biogas e il biometano, transizione ecologica (con un’attenzione particolare al carbon farming), ambito nel quale l’agricoltura gioca un ruolo chiave».
La nuova PAC funziona?
Diana Lenzi, presidente del Ceja, il Consiglio dei Giovani Agricoltori Europei, offre una valutazione del ricambio generazionale in chiave europea. «Ci si è chiesti, all’interno del gruppo di lavoro, se la nuova PAC fosse lo strumento giusto, se stesse funzionando, per garantire sicurezza alimentare, sviluppare un’agricoltura competitiva e favorire il ricambio generazionale.
Obiettivi iniziali della PAC del 1962 sono produttività e reddito equo degli agricoltori. Direi che 60 anni dopo non possiamo dirci soddisfatti.
Solo la redditività può favorire e garantire il ricambio generazionale mettendo le aziende nelle condizioni di fare investimenti.
Oggi è diventato centrale il tema della sostenibilità come proposto nella strategia Farm to Fork, che mira a far produrre di più in modo più sostenibile, ma proponendo una formula algebrica che ha creato circospezione nella comunità agricola.
Invece ritengo che sia giusto proporre una modalità di produzione più sostenibile, quindi con maggiore efficienza e meno sprechi.
Per far questo sono fondamentali tecnologia, risorse umane ed economiche, innovazioni di prodotto e il contributo dell’Associazione a livello locale, nazionale e internazionale».
Rilanciare il Made in Italy
Agroalimentare e mercato sono centrali per Daniele Rossi, presidente del Gruppo di lavoro Ricerca e Innovazione del Copa-Cogeca. «È fondamentale ridare centralità al settore agricolo e all’agroalimentare sia per favorire la transizione ecologica e recuperare la produttività del settore, sia per rilanciare un Made in Italy che coniughi la tradizione con le nuove esigenze dei consumatori. Per fare questo occorre far crescere una nuova generazione di imprenditori che abbiano a cuore il mercato e la comunità dei processi produttivi. Solo questa attenzione positiva, connessa ai nuovi modelli di business, consentirà di portare con successo il Made in Italy alimentare nel mondo».
Ricerca e innovazione sono le vie da percorrere
L’importanza del settore primario era emersa già durante la pandemia, oggi la guerra in Ucraina ha esasperato problemi per i quali è necessaria un intervento politico.
Per il presidente della Commissione Agricoltura e Produzione Agroalimentare del Senato, Gianpaolo Vallardi «la sovranità alimentare non si risolve solo coltivando i terreni che prima andavano lasciati a riposo.
Servono altre soluzioni e su questo stiamo lavorando di concerto con il ministro Patuanelli. Occorre rafforzare le filiere, pianificare le produzioni ed aprire alla cisgenetica e al genome editing per aumentare le produzioni.
Ricerca e innovazione possono permetterci di produrre di più e in modo più sostenibile: sono queste le vie da percorrere».