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AnchoisFert, il fertilizzante dagli scarti di acciughe e arance

AnchoisFert
via depositphotos.com

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – La rivoluzione nel campo dei fertilizzanti si chiama AnchoisFert. Un’équipe di ricerca del CNR coordinata da Mario Pagliaro, dirigente di ricerca dell’ISMN (Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati) di Palermo, ha scoperto una soluzione sostenibile a costo zero.

Quello dei fertilizzanti è un tema caldo per almeno due ragioni: la prima è quella ambientale, la seconda è che in questo periodo i prezzi sono saliti alle stelle, creando notevoli problemi alle aziende agricole.

AnchoisFert, concime naturale da scarti alimentari

Il concime naturale che l’équipe del CNR ha testato è estratto dallo scarto di lavorazione delle acciughe grazie al limonene che si ottiene dal cosiddetto pastazzo, ovvero lo scarto di lavorazione delle arance (le bucce che rimangono dopo la trasformazione industriale degli agrumi per estrarre succhi di frutta o fare marmellate). Il pastazzo ha trovato un altro spazio di celebrità perfino nell’industria tessile grazie alla startup Orange Fiber.

AnchoisFert, che quindi deriva da residui alimentari, anziché finire nella spazzatura si è rivelato un potentissimo fertilizzante naturale. La scoperta di questo fertilizzante organico è frutto del lavoro di un team calabro-siciliano guidato da Adele Muscolo e Francesco Mauriello dell’Università di Reggio Calabria, e Rosaria Ciriminna e Mario Pagliaro del Cnr di Palermo.

La prova sulla cipolla di Tropea

AnchoisFert si ottiene lasciando asciugare gli scarti di lavorazione dei filetti di acciuga dopo averne estratto un olio ricchissimo di omega-3, acido oleico e vitamina D grazie al limonene. La prova inconfutabile del successo di AnchoisFert si è avuta sperimentandolo sulla cipolla di Tropea (Allium cepa): il nuovo fertilizzante si è dimostrato molto più efficace dei fertilizzanti commerciali comunemente usati, sia chimici (NPK, il fertilizzante chimico più usato in agricoltura contenente azoto, fosforo e potassio) che organici (letame).

Le analisi del team di ricerca ha rilevato che AnchoisFert è ricchissimo di azoto e carbonio in forma organica, di flavonoidi, magnesio, potassio, fosforo e zolfo. Non contiene né antibiotici né geni che possano promuovere la resistenza agli antibiotici.

La scoperta di AnchoisFert da parte dei ricercatori del CNR ha valore anche in termini di economia circolare. Estrarre fertilizzanti con altissime prestazioni derivate da rifiuti organici naturalmente disponibili rimette in discussione il problema dei costi e delle forniture di fertilizzanti ma soprattutto è un procedimento sostenibile che avviene nel pieno rispetto dell’ambiente.

Analisi costi-benefici

L’équipe di ricerca ha svolto anche un’analisi costi-benefici. L’acciuga è una delle specie più pescate, rappresenta oltre l’11% del pescato mondiale. Ogni anno in Italia si hanno più di 5mila tonnellate di scarti dalle circa 10mila tonnellate di acciughe usate per la produzione di filetti salati sottolio.

La maggior parte della pesca avviene di fronte alle coste del Perù, e con queste acciughe si produce farina di pesce. Nel Mediterraneo l’acciuga è pescata da tutti i Paesi rivieraschi per le sue importanti qualità nutrizionali ed ha un valore occupazionale importante: solo in Sicilia vi lavorano 1000 persone, tra addetti alla pesca e alla lavorazione delle acciughe, con un giro d’affari che raggiunge i 30 milioni.

Il successo di AnchoisFert nella coltivazione della cipolla di Tropea ha un potenziale ritorno economico decisamente interessante: basti pensare che la cipolla rossa di Tropea genera in Calabria un fatturato superiore ai 25 milioni.

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