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Allevamenti ed equilibrio ecologico dell’Appennino centrale

allevamenti Appennino centrale
Un momento della presentazione dell’accordo all’Università di Camerino. Credits: Università di Camerino

(Rinnovabili.it) – L’Università di Camerino e Slow Food Marche hanno sottoscritto un accordo quadro che rientra nelle attività del corso di laurea triennale Ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali.

Il tema centrale dell’accordo riguarda la sostenibilità e l’adeguamento ai cambiamenti climatici dei sistemi zootecnici sulle montagne dell’Appennino centrale.

Il delicato equilibrio ecologico dell’Appennino centrale

Il cambiamento climatico globale mette fortemente a rischio l’equilibrio ecologico dell’Appennino centrale, che è una delle aree più sensibili del territorio italiano.

Gli allevamenti semi-estensivi, estremamente sostenibili e irrinunciabili per il mantenimento della biodiversità animale e vegetale dei pascoli appenninici (uno dei luoghi con la più alta concentrazione di specie vegetali al mondo) risentono in modo particolare dei cambiamenti climatici.

Questi, infatti, vanno a interferire in vario modo con la stabilità ambientale dell’area: prima fra tutti, entra in crisi la disponibilità idrica (la siccità è già iniziata e si sta prefigurando uno scenario ancora più grave da qui ai prossimi mesi).

La conseguenza della siccità si ripercuote sulla quantità e sul valore nutrizionale del foraggio, ma entrano in crisi anche i processi che legano la fioritura e la maturazione dei frutti con l’azione degli insetti impollinatori.

Gli allevamenti semi-estensivi difendono la biodiversità

La conseguenza di questi cambiamenti potrebbe essere la scomparsa definitiva del pastoralismo, un’attività che caratterizza da sempre l’economia e la cultura montana, con importanti impatti negativi sul comparto turistico e demografico del territorio montano.

Nei prati stabili di alta montagna dove gli animali pascolano durante la bella stagione esistono fino a cento specie erbacee.

Questi prati rappresentano uno strumento di lotta al cambiamento climatico: trattengono nelle radici il carbonio e non lo rilasciano facilmente, neppure se scoppia un incendio; sono importanti per la salute dell’uomo; fanno bene agli animali; sono oasi di biodiversità e mantengono l’equilibrio del territorio.

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È quindi evidente come la sopravvivenza degli allevamenti semi-estensivi nelle praterie dell’Appennino centrale sia un tema centrale per lo sviluppo sostenibile di queste aree montane e per la conservazione della loro biodiversità e dei loro paesaggi.

L’economia collegata ai pascoli rappresenta un patrimonio culturale e un’opportunità di sviluppo per il territorio: il cambiamento climatico rappresenta una minaccia grave per la sopravvivenza di un ecosistema che ha valore ambientale, economico e sociale.

È necessario adeguare i processi produttivi alle mutate condizioni climatiche e valorizzare al meglio i prodotti alimentari che derivano dagli allevamenti.

L’approccio olistico di Università di Camerino e Slow Food

Con questo obiettivo, i ricercatori dell’Università di Camerino e gli esperti di Slow Food Marche hanno studiato le ripercussioni del cambiamento climatico sulla filiera e hanno adottato un approccio olistico che va dalla fioritura delle praterie alla valorizzazione dei prodotti caseari e della carne.

Il corso Ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali è organizzato con un approccio multidisciplinare e integrato che comprende percorsi didattici, stage e borse di approfondimento.

I temi affrontati sono tutti di grande attualità e importanza: tutela della biodiversità, economia circolare, transizione ecologica, sviluppo sostenibile.

Il corso è strutturato in due curricula: Tecnico in gestione e valorizzazione delle risorse naturali e Tecnico in sostenibilità ambientale delle produzioni e green economy.

L’obiettivo del primo corso, incentrato sulle scienze naturali, fornisce allo studente le conoscenze di base ed applicate finalizzate alla gestione sostenibile degli ecosistemi e alla conservazione della biodiversità.

Il secondo corso è invece strutturato per formare una figura professionale in grado di affrontare le nuove sfide ambientali e cogliere le opportunità di lavoro offerte dalla realizzazione della transizione verde, che ormai è al centro delle principali economie mondiali e basata sui principi dell’economia circolare, sulla sostenibilità delle produzioni e la certificazione ambientale.

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