(Rinnovabili.it) – Il 22 dicembre la Commissione Agricoltura della Camera darà il parere su quattro decreti proposti dalla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova. I pareri riguardano il Servizio fitosanitario nazionale, la riorganizzazione del settore delle sementi, dei materiali di moltiplicazione dei fruttiferi e delle ortive e della vite.
Quello che si presenta come un aggiornamento delle misure fitosanitarie, in realtà va a riorganizzare il sistema sementiero nazionale, che però non avrebbe bisogno di nessun adeguamento alle norme europee in quanto queste non sono state ancora modificate. Le associazioni – tra cui Federbio, Legambiente, Slow Food, WWF – sono in allarme, perché in questo modo si aprirebbe la strada alla diffusione degli Ogm (organismi geneticamente modificati) e dei cosiddetti nuovi Ogm, ovvero gli Nbt (New Breeding Techniques) che una sentenza della Corte di Giustizia europea già nel 2018 ha equiparato in tutto e per tutto agli Ogm tradizionali.
La preoccupazione deriva dal fatto che è mancato un reale confronto con le associazioni di settore secondo le quali i quattro decreti in discussione non solo tentano di introdurre in Italia gli Ogm, “vecchi” e “nuovi”, ma cancellano anche diritti fondamentali degli agricoltori come quelli dello scambio di sementi e della risemina. Gli Ogm, com’è noto, non difendono la tipicità, la tradizione e la territorialità delle nostre produzioni agricole; al contrario, prolungano l’esistenza dell’agricoltura a monocoltura intensiva che costituisce una minaccia alla biodiversità, all’ambiente e alla tradizione agricola italiana.
I “nuovi” Ogm sono ancora più insidiosi dei “vecchi”: con le nuove tecniche di ingegneria genetica si può modificare la maggior parte di specie ortive come il pomodoro, i fruttiferi come il melo o la vite e quelle di interesse forestale.
Quali potrebbero essere le ripercussioni economiche dell’introduzione degli Ogm in Italia? Nel nostro Paese la produzione biologica è in crescita costante, anche per merito delle aziende agricole gestite da giovani e donne che fanno dell’innovazione rispettosa dell’ambiente la loro nota distintiva. La nostra produzione biologica oggi vale oltre 4,3 miliardi di euro, ma non dobbiamo dimenticare i prodotti a marchio Dop, Igp e Stg, tutti rigorosamente garantiti Ogm free che generano un valore di 16 miliardi di euro.
I decreti in discussione imporrebbero normative anche nell’ambito delle cosiddette varietà da conservazione, da sempre mantenute e sviluppate dagli agricoltori. Di fatto verrebbe impedito lo scambio di derivati dal raccolto che gli agricoltori si scambiano per la semina: una delle normali pratiche alla base della biodiversità agricola e del miglioramento genetico praticato da sempre dagli agricoltori, considerato uno strumento vincente nella lotta al cambiamento climatico.