Negli Stati Uniti sono state approvate nuove regole che richiedono a produttori e importatori di dichiarare in etichetta se si tratta di prodotti alimentari bioingegnerizzati (ovvero ottenuti con metodi di bioingegneria) o se lo siano alcuni degli ingredienti. Le associazioni dei consumatori ritengono che le regole non siano abbastanza stringenti
(Rinnovabili.it) – Nuove regole per le etichette dei prodotti alimentari negli Stati Uniti. L’USDA (United States Department of Agriculture) richiede a produttori e importatori di prodotti alimentari di dichiarare in etichetta se si tratta di alimenti bioingegnerizzati (ovvero ottenuti con metodi di bioingegneria) o se lo siano alcuni degli ingredienti.
La definizione degli alimenti bioigegnerizzati
Secondo quanto stabilito dal National Bioengineered Food Disclosure Standard (NBFDS) gli alimenti che contengono ingredienti geneticamente modificati (GE) o organismi geneticamente modificati (OGM) saranno ora etichettati come bioingegnerizzati.
Per l’NBFDS sono classificati BE gli alimenti che contengono materiale genetico modificato con tecniche di laboratorio, e quindi non derivato dall’allevamento convenzionale né rilevabile in natura.
L’NBFDS esenta dalla legge sull’etichettatura BE i mangimi per animali, gli alimenti per animali domestici e i prodotti per la cura personale, nonché alcuni alimenti per il consumo umano diretto, come carne, pollame e uova, nonché i prodotti alimentari che hanno carne, pollame o uova come primo o secondo ingrediente (ad esempio i brodi pronti).
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Il codice QR in etichetta
L’etichetta dovrebbe parlare chiaro e fornire ai consumatori informazioni precise. In etichetta è indicato perfino un numero telefonico dell’USDA da chiamare per avere ulteriori chiarimenti sugli alimenti contrassegnati come BE.
Alcuni marchi riportano in etichetta un codice QR che i consumatori possono scansionare per avere direttamente tutte le risposte ai loro quesiti sui prodotti BE.
Va detto però che molti consumatori americani non sono affatto così tecnologicamente avanzati come si potrebbe pensare: da una ricerca del Pew Research Center emerge che il 15% non possiede uno smartphone e il 23% non ha accesso alla banda larga.
Regole poco stringenti?
L’USDA ha stilato un elenco di alimenti bioingegnerizzati presenti sul mercato: erba medica, alcune varietà di mele, colza, mais, melanzane, papaia, ananas, patate, salmone, soia, zucca, barbabietola da zucchero.
Le associazioni dei consumatori hanno chiesto con forza maggiore trasparenza sulle etichette, ma temono che le maglie delle nuove regole non siano abbastanza strette e lascino fuori ingredienti altamente processati o derivati da colture geneticamente modificate che così non vengono dichiarati.
Tra gli alimenti “incriminati” ci sono ad esempio le bibite, lo zucchero raffinato e l’olio, tutti cibi di cui gli statunitensi fanno larghissimo uso.
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Se la dichiarazione fosse obbligatoria anziché volontaria, per i consumatori sarebbe tutto più chiaro. Tuttavia secondo l’USDA sta ai consumatori comprendere che le etichette hanno scopi principalmente di marketing, ma non danno informazioni sulla sanità o la sicurezza di un alimento. L’USDA inoltre non prevede controlli a campione nei negozi, ma se un consumatore ritiene che ci sia una violazione delle regole può inviare un reclamo scritto.
Come dimostrare che non ci sono ingredienti OGM?
Poiché produttori e rivenditori cambiano il modo di dichiarare gli alimenti BE in etichetta, l’USDA ha previsto nelle nuove linee guida tre modi in cui le aziende possono dimostrare che i loro prodotti alimentari non contengono OGM.
Le aziende possono tenere registri da cui risulta che un alimento proviene da una coltura non bioingegnerizzata; possono provare che gli alimenti sono stati sottoposti a un processo di raffinazione che rende il materiale genetico modificato non rilevabile; possono conservare i registri dei test che dimostrano l’assenza di materiale genetico modificato.