L’attenzione dell’amministrazione di Roma per il cibo sostenibile
Perché l’amministrazione di Roma si occupa di cibo? Quale ruolo può avere una grande città nelle politiche alimentari?
Le ragioni per le quali il cibo possa e debba essere considerato (anche) una questione urbana sono numerose, a partire dalla più ovvia, cioè la prevalenza quantitativa delle persone che vivono in città rispetto al totale della popolazione. Nel 2030 raggiungerà il 70% e in alcune parti del mondo (come Europa e Stati Uniti) già lo supera.
In città si concentra la maggior parte di quei consumatori le cui scelte individuali sono determinanti nel definire come possa evolversi il sistema alimentare.
Oltre a influenzare i sistemi alimentari alle diverse scale in virtù della domanda di cibo che si concentra al loro interno, le città sono i luoghi nei quali si localizzano i poteri e le decisioni in grado di indirizzare il sistema del cibo contemporaneo e al contempo i luoghi nei quali l’accesso al cibo è spesso problematico e dove esistono interi quartieri che sono definiti food desert.
Le città possono avere un grande ruolo sia rispetto al rilancio di mercati a filiera corta sia rispetto al tema delle mense.
Roma non è solo capitale dell’Italia e della cristianità. Nella sua storia millenaria ha assorbito e rilasciato contaminazioni con altre popolazioni. Ritiene che agricoltura e alimentazione possano avere una funzione di ponte tra le culture?
Certamente. Il cibo non è solo aggregato di macro e micro nutrienti ma certamente cultura, simboli, pensiero. È ricco di una dimensione immateriale che entra in gioco anche se non ci pensiamo.
Per questo alla base delle nostre scelte alimentari non ci sono solo valutazioni nutrizionali ma anche e soprattutto di altro tipo.
Pensiamo al valore simbolico di vino e pane nella religione cristiana. Basterebbe questo per comprendere come il cibo sia legato alla cultura e la cultura sia legata al cibo.
Un altro aspetto è quello legato all’identità. Pensiamo alla narrazione che spesso si fa sulla cucina italiana, sulle eccellenze italiane e sulla dieta mediterranea.
Proprio la dieta mediterranea ci ricorda come il cibo, attraverso la contaminazione avvenuta nei secoli, sia uno degli strumenti di superamento delle identità.
Il Mediterraneo è unione, ponte, legami. Il cibo e il commercio hanno avuto per secoli queste funzioni, fino a dar vita alla lingua sabir, nata in mare mescolando genovese, veneziano, arabo, provenzale catalano, greco.
Roma e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ad esempio, per quanto riguarda il diritto al cibo, a fronte di molte situazioni di fragilità quali sono le iniziative attivate da Roma Capitale?
A Roma, l’insicurezza alimentare moderata o grave negli anni 2022-2023 si è attesta al 7%. La questione alimentare si lega alle disuguaglianze socio-economiche che caratterizzano la Capitale.
Circa il 6% della popolazione romana richiede aiuti alimentari. La quantità di aiuti alimentari distribuiti è aumentata dal 2019 al 2023 di circa il triplo. Tra le modalità di intervento, più del 50% dei prodotti sono stati distribuiti tramiti pacchi alimentari.
Oltre a sostenere le organizzazioni che si occupano di distribuzione, esiste un tavolo specifico del Consiglio del Cibo che sta lavorando per suggerire proposte di intervento su questo tema.
Senza voler rimuovere il tema legato alla povertà, è evidente che i problemi legati a insicurezza alimentare e malnutrizione sono però ben più ampi.
In Italia 33% delle persone è in sovrappeso e oltre il 10% è obeso. Problemi che affliggono anche i bambini, con il rischio concreto che il dato aumenti in età adulta. Il tema della cattiva alimentazione è, quindi, collegato anche ad altri fattori, in primis culturali.
Si prevede che quest’anno le 1.200 piante di olivo della tenuta di Castel di Guido (che si trova alle porte di Roma) possano produrre circa 1.600 litri di olio biologico. Una parte viene venduta per rientrare nelle spese di gestione, il resto viene donato alle associazioni che si occupano di persone in difficoltà. Nel futuro c’è la possibilità di acquisire il riconoscimento IGP?
A giorni avremo la risposta a questo tema e ce lo auguriamo. Anche se non ci fosse il riconoscimento, quello di Castel di Guido rimane comunque un ottimo olio rigorosamente biologico.
Gli orti urbani hanno incontrato l’interesse dei cittadini?
Assolutamente sì, con numeri davvero importanti. Si stima che in città oltre 5mila persone siano impegnate in attività legate agli oltre 130 orti urbani: realtà nate spontaneamente che stiamo riconoscendo attraverso la firma di apposite Convenzioni.
Grazie a questa notevole esperienza, Roma è riconosciuta come “Good Practice City” in Europa.
La promozione di diverse forme di agricoltura urbana è un mezzo per il miglioramento della qualità paesaggistica e della vita sociale, del buen vivir.
Un terzo della superficie di Roma è terreno agricolo, sicuramente da valorizzare dal punto di vista produttivo ma anche come luogo di integrazione sociale. Quale destinazione è prevista per il terreno agricolo situato nel parco della Marcigliana? È stato varato un bando per l’assegnazione della terra ai giovani? C’è spazio per esperienze di agricoltura sociale con i disabili, con le donne maltrattate o per il reinserimento lavorativo dei detenuti?
Il bando è attivo da inizio anno e rimarrà sempre aperto per inserire terre agricole una volta censite e prevede premialità per gli under 40.
Il terreno della Marcigliana è stato assegnato pochi giorni fa e si prevede di avviare un allevamento di ovini da carne, di circa 350 capi, condotto in modalità estensiva e in regime biologico, specializzando le superfici seminative disponibili alla produzione di foraggio per soddisfare le esigenze del gregge allevato e richiedere l’indicazione IGP Abbacchio Romano per le produzioni zootecniche ottenute.
Inoltre, l’azienda avvierà opere di bonifica del laghetto artificiale per creare un’area picnic attrezzata (tavoli e panche in legno e area barbecue). È prevista anche un’area destinata a orti sociali.
Ci sono diversi progetti di agricoltura sociale in città, penso ai 60 ettari a disposizione della città dei ragazzi e alcuni progetti di orti urbani, come quello di “Ort9” che prevede il coinvolgimento di persone con disabilità.
Qual è il bilancio dell’iniziativa anti-spreco per i ristoratori romani “Tenga il resto”? Come è stata accolta dai clienti? Sono state attivate iniziative per il recupero delle eccedenze alimentari, magari in collaborazione con le parrocchie o le associazioni come Caritas o Banco Alimentare?
La campagna è in corso e l’adesione dei ristoratori è sempre possibile. Obiettivamente il messaggio che abbiamo voluto dare è principalmente culturale.
Da tempo ormai, anche nei ristoranti c’è una maggiore consapevolezza sul tema sprechi e l’epoca in cui si fornivano porzioni esagerate che spesso venivano buttate si sta superando.
Roma ha aderito al progetto europeo “Pulses Increase” che promuove l’agrobiodiversità, in particolare per quanto riguarda le risorse genetiche dei legumi. Inevitabile parlare di educazione alimentare: a che punto sono le scuole romane?
Mi piace sottolineare che lo scorso 31 ottobre è stata approvata dalla Giunta capitolina la Memoria per introdurre un menu green per i bambini e le bambine delle scuole, vale a dire un pasto, per una volta al mese, completamente vegetale, bilanciato dal punto di vista nutrizionale e coerente con le Linee Guida per la Ristorazione Scolastica del Ministero della Salute, delle raccomandazioni dell’OMS e della FAO e i Criteri Ambientali Minimi (CAM).
Penso che questo sia il modo migliore per fare educazione alimentare sostenibile attenta alla necessaria transizione proteica.
La FAO ha annunciato la creazione del Museo e Rete per l’Agricoltura e l’Alimentazione che avrà sede a Roma e sarà inaugurato il prossimo anno. Oltre a rafforzare il rapporto di collaborazione della FAO con l’Italia, perché è importante questo Museo per Roma Capitale?
Il Museo servirà a evidenziare le ricche tradizioni e gli approcci innovativi che hanno plasmato i sistemi agroalimentari nel mondo e quindi a creare maggiore educazione in tal senso.
Basti pensare alla nostra dieta mediterranea per la quale siamo debitori:
1) agli arabi per la pasta secca
2) ai colombiani per peperoni, peperoncino e pomodori
3) alla cultura orientale per l’olivo
4) all’India e al Medio Oriente per il basilico.
La prossima settimana a “Excellence Food Innovation 2024” sarà presente una selezione di 22 aziende agroalimentari, 16 delle quali operano nell’area della città metropolitana di Roma Capitale. Qual è l’obiettivo della manifestazione? Come pensate di valorizzare i prodotti di queste aziende? Quali sono le novità di questa edizione?
Attraverso il bando abbiamo selezionato le aziende del comparto agroalimentare che hanno aderito con l’obiettivo di offrire un importantissimo palcoscenico alle eccellenze produttive di Roma e del territorio metropolitano.
Una occasione prestigiosa che si aggiunge al lavoro dell’amministrazione per valorizzare e mettere in rete le realtà enogastronomiche di qualità.
Oltre a momenti di degustazione in cui potranno presentarsi al grande pubblico e agli operatori del settore il momento più importante sarà il 14 novembre quando lo chef stellato Giuseppe Di Iorio preparerà uno show cooking con i prodotti del territorio, con l’olio di Roma e il tutto sarà accompagnato co i vini della Capitale.
Non mancherà anche l’utilizzo del latte della nostra centrale. Altro prodotto di eccellenza della città.