La coltura cellulare deriva direttamente dal pesce
Un pesce coltivato che non è “come” il pesce, è pesce. Questo è quanto afferma l’azienda tedesca Bluu Seafood che ha appena inaugurato un nuovo impianto sperimentale ad Amburgo. Ovviamente, perché questo sia possibile bisogna ricorrere alla tecnologia. Il progetto prevede l’ingresso nel mercato alimentare su larga scala contenendo i costi di produzione.
Con la produzione di pesce coltivato si vuole creare un prodotto ittico che non provochi sofferenze agli animali, non impoverisca la popolazione di mari e oceani e sia sostenibile per gli ecosistemi marini.
Come si produce il pesce coltivato
Sebastian Rakers, co-fondatore e co-CEO di Bluu Seafood, tiene a precisare che non si tratta di un’alternativa a base vegetale, ma deriva direttamente dal pesce, e soprattutto non è un prodotto OGM perché non è frutto di ingegneria genetica.
Il procedimento consiste nel prelevare un piccolo campione di tessuto da un animale sano proveniente da un’acquacoltura controllata. Dalle cellule isolate si ottiene una coltura cellulare immortalizzata, ovvero le cellule possono proliferare senza invecchiare.
Una parte delle cellule viene conservata nell’apposita banca, le altre avviano la moltiplicazione cellulare che avviene in un fermentatore, una specie di serbatoio sterile che ricrea le condizioni di cui le cellule hanno bisogno per moltiplicarsi.
Con il pesce coltivato che ne deriva si possono fare varie preparazioni (filetti, crocchette, polpette, bastoncini, sashimi). In alcuni casi, per avere una consistenza migliore, alle cellule di pesce si aggiungono le proteine vegetali.
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Niente antibiotici, né microplastiche né metalli pesanti
Bluu Seafood guarda al futuro. Il principio che ispira l’azienda è che dobbiamo ripensare i nostri sistemi alimentari se vogliamo mantenere la salute del Pianeta e dei suoi abitanti, un cambiamento che dobbiamo iniziare oggi. I prodotti di Bluu Seafood puntano ad avere il sapore e l’aspetto del pesce pescato e soprattutto ad essere sani.
Questa tecnologia, infatti, permette di ottenere un pesce coltivato che non ha bisogno di antibiotici, non è esposto alla contaminazione ambientale e quindi non contiene microplastiche né metalli pesanti: sostanze che, come sappiamo, finiscono quotidianamente nei nostri piatti.
La pesca industriale ha causato il sovrasfruttamento dei mari e degli oceani, con ripercussioni ambientali gravi. La stessa acquacoltura industriale – che possiamo paragonare a una forma di allevamento intensivo – inquina le acque ed è un focolaio di malattie. Gli amanti del pesce storceranno il naso? Probabilmente no. Rakers ritiene che il pesce coltivato possa mettere d’accordo i buongustai che amano le tradizioni gastronomiche ma anche tutti quanti amano l’ambiente.