Il cibo è un valore, è cultura e vita, ma non dobbiamo dimenticare che dietro a tutto questo c’è il lavoro degli agricoltori. Confagricoltura Donna celebra il cibo italiano con un libro che riunisce nove famose chef e sostiene la onlus “Vite senza paura” che aiuta le donne vittime di violenza a rinascere
Nove donne chef celebrano il cibo italiano
Il cibo è cultura, relazione e accoglienza. È un nutrimento del corpo e dell’anima. È tradizione, ricordi, sapori. Perfino nel periodo più cupo della pandemia il cibo è stato il nostro conforto. Ma non dobbiamo dimenticare che dietro a tutto questo c’è il lavoro degli agricoltori, che non si ferma nemmeno nei momenti più duri.
Confagricoltura Donna il 17 aprile 2024 ha presentato alla Camera dei Deputati un nuovo progetto che mette al centro le donne e il sociale. Perché il cibo non va inteso solo come una commodity, ma come un valore da apprezzare e da diffondere.
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Chi meglio delle donne può trasmettere il valore del cibo? Se poi sono chef, il cibo diventa un’opera d’arte. Sono loro, infatti, le protagoniste del libro Le grandi chef in una ricetta – Viaggio attraverso i prodotti dell’agricoltura. Nove chef interpretato nei loro piatti i prodotti caratteristici di nove regioni italiane: Anna Ghisolfi (Piemonte), Viviana Varese (Lombardia), Isa Mazzocchi (Emilia Romagna), Francesca Vierucci (Toscana), Laura Colaiacovo (Umbria), Cristina Bowerman (Lazio), Rosanna Marziale (Campania), Solly Tomasone (Puglia), Valeria Raciti (Sicilia).
I proventi della vendita del libro saranno interamente devoluti alla onlus “Vite senza paura”, che si prende cura delle donne vittime di violenza.
Alla presentazione è intervenuto anche il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che ha sottolineato come al cibo sia legata la qualità della vita. «Siamo fortunati ad essere nati in Italia. Anche la nostra cucina, così amata in tutto il mondo, è frutto delle contaminazioni che nei secoli sono arrivate da altri paesi».
Arte e cucina si intersecano creando un valore economico: «il cibo è il nostro patrimonio». Non è per caso se il Masaf ha lanciato la candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’umanità.
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L’incontro alla Camera ha voluto testimoniare la fiducia del mondo agricolo nelle istituzioni, ma è anche una richiesta a ricevere maggiore attenzione. A margine dell’evento, abbiamo incontrato Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna.
Quale messaggio vuole veicolare questo libro?
Il nostro mondo è dominato dal cibo. Gli chef sono quello che nel Rinascimento erano i pittori. Essendo il punto di riferimento della nostra società abbiamo voluto usarli per veicolare il nostro messaggio: dietro il piatto ci sono i prodotti e dietro i prodotti c’è chi ha lavorato per crearli.
Le chef sono in un certo senso l’anello di congiunzione fra la terra e il cibo. Qual è l’obiettivo di questa nuova alleanza per l’elaborazione sostenibile dei prodotti agricoli italiani?
Le donne da sempre hanno curato l’alimentazione, non saremmo qua se le nostre madri non se ne fossero occupate. Le donne in cucina ci sono sempre state, ma anche lì non sfondavano il tetto di cristallo. Quando le donne stavano in cucina, i cuochi stavano nelle cucine delle case reali. Quando si è cominciato a usare chef, che ha un carattere neutrale rispetto alle differenze di genere, ha vinto il merito e con esso le donne. Non a caso, in Italia abbiamo più donne chef che in tutti gli altri paesi europei.
Con la parola chef si supera la definizione di genere in cucina. In agricoltura in cosa si differenziano le imprenditrici agricole?
Innanzi tutto sono multifunzionali da sempre, poi sono più innovative e più propense all’innovazione: se c’è da provare qualcosa di nuovo si buttano senza paracadute. Pensiamo alle fattorie didattiche, una volta la gente le trovava un’idea ridicola, adesso sono la normalità. Nel mondo dell’agricoltura biologica le donne sono tantissime, come pure sono numerose quelle che gestiscono agriturismi sostenibili. Sono state proprio le donne a comprendere e applicare per prime il concetto di sostenibilità, di cui oggi si parla così spesso. Forse è dovuto al fatto che le donne hanno un senso innato della cura e della conservazione che applicano anche alla terra.
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I proventi della vendita del libro vanno alla onlus “Vite senza paura”. Com’è nata questa collaborazione?
Con questa collaborazione prosegue l’impegno di Confagricoltura Donna nel sociale, iniziato con la campagna “Le clementine oltre la violenza”. Questa associazione, presieduta dall’attrice e regista Maria Grazia Cucinotta, aiuta le donne vittime di violenza a uscire dalla paura e ricostruire un percorso autonomo.