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In Europa cala il consumo di carne. E in Italia?

Il consumo di carne è in calo in Europa, e in minore misura anche in Italia. Tra le ragioni che spingono a mangiare meno carne ci sono motivi di salute, le preoccupazioni per l’ambiente e quelle per il benessere animale. Ma è ancora presente una generale mancanza di consapevolezza riguardo alle conseguenze delle proprie scelte alimentari

consumo di carne
Immagine di wirestock su Freepik

Consumo di carne, quali sono le tendenze nell’Unione Europea?

Il consumo di carne diminuisce in tutta Europa, come afferma l’indagine Evolving appetites: an in-depht look at European attitudes towards plant-based eating finanziata dal progetto Smart Protein dell’Unione Europea.

Cosa spinge a ridurre il consumo di carne?

L’indagine – condotta su un campione di 7.500 persone in 10 paesi europei da ProVeg in collaborazione con l’Università di Copenaghen e l’Università di Gand – fa seguito al sondaggio sulle proteine What Consumers Want (2021).

Secondo Evolving appetites, il 51% dei consumatori di carne europei afferma che ne sta riducendo progressivamente il consumo.

In Francia il calo pro capite è del 5,8% dal 2003 al 2023, in Germania si ferma a -0,8% nel 2023 e il 10% della popolazione si dichiara vegetariano. Nel Regno Unito, tra il 2012 e il 2022 il consumo di carne pro capite è sceso del 14%.

Tra i motivi principali di questa scelta ci sono motivi di salute (47%), le preoccupazioni per l’ambiente (29%) e per il benessere animale (26%); il 66% mangia i legumi almeno occasionalmente e il 27% si dichiara flexitariano (ovvero segue un’alimentazione basata sui vegetali con assunzione occasionale di carne).

Rimodellare i consumi alimentari

La ricerca Sustainability Perception of Italian Consumers: Is it Possible to Replace Meat, and What Is the Best Alternative? studia come sta cambiando il consumo di carne in Italia. L’articolo pubblicato in MDPI fa parte dello speciale dedicato a Italian diet survey: contributionto nutrition and sustainability aspects, attualmente in preparazione.

Questa ricerca – a cui hanno partecipato il CREA e l’Università di Roma “Tor Vergata” – parte dal fatto che i consumi alimentari crescono con il crescere della popolazione, e questo comporta rilevanti danni ambientali.

In particolare, le aree più sviluppate hanno un modello alimentare insostenibile: consumano più cibo del necessario, le diete sono principalmente a base di prodotti animali, alimenti trasformati e grassi saturi che inevitabilmente hanno un impatto sull’acqua, sull’uso del suolo e sulla produzione di gas.

Pertanto, è necessario rimodellare i consumi alimentari.

Lo studio – condotto su 815 intervistati rappresentativi della popolazione adulta italiana per la geografia, il sesso e l’età – valuta il grado di consapevolezza dei consumatori italiani sulla sostenibilità alimentare e studia la posizione rispetto alle alternative proteiche

Le linee guida per una dieta sana e sostenibile

Una dieta con una bassa quantità di prodotti animali e un’alta percentuale di alimenti di origine vegetale ha effetti positivi sulla salute umana ed è correlata a una riduzione della mortalità complessiva.

Cereali e legumi sono elementi proteici vegetali caratteristici del modello alimentare mediterraneo. Per quanto riguarda l’ambiente, i legumi rappresentano anche un vantaggio dal punto di vista ambientale (fissano l’azoto nel suolo, facilitano la circolazione dei nutrienti e l’umidità del terreno).

Nonostante la curiosità nei confronti di altre fonti proteiche (alghe, meduse, insetti), nella pratica non sono ben accettate. La carne coltivata è ancora troppo costosa e sono ancora necessarie ulteriori valutazioni in termini di sicurezza (additivi, ingredienti, potenziali allergeni) e di reale sostenibilità.

Al momento le alternative più comuni e più accettate sono i prodotti a base vegetale (ad esempio gli hamburger vegetali).

Un problema di consapevolezza

Il problema di fondo è che i consumatori sono ancora poco consapevoli dell’impatto delle loro diete sull’ambiente.

Lo dimostra il fatto che la salute umana e il benessere degli animali sono le principali motivazioni che spingono i consumatori a ridurre o eliminare il consumo di carne, mentre pochi danno importanza alle questioni ambientali.

Questa mancanza di consapevolezza si traduce in scelte alimentari non sostenibili. Dallo studio italiano risulta che il 45% degli intervistati ha una generale mancanza di consapevolezza riguardo alle conseguenze delle proprie scelte alimentari sull’ambiente e considera la carne un elemento importante della dieta, ritenuto non sostituibile.

In realtà, il consumo di carne rappresenta una sfida per la salute umana e per l’ambiente. La sua riduzione sarebbe un obiettivo raggiungibile che richiede un cambio di comportamento, reso difficile sia da questioni di gusto sia da preoccupazioni sul rischio di carenze proteiche.

Le possibili alternative prese in considerazione sono comunque di origine animale (latte e latticini, uova, pesce).

Questo significa che le linee guida dietetiche devono accompagnare un cambiamento che richiede tempo.

È interessante il fatto che i consumatori hanno dichiarato un elevato interesse per le regole stabilite dai responsabili politici: un elemento da non trascurare nell’elaborazione delle strategie future.

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