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Frutti di mare, cambiamento climatico e resistenza agli antibiotici aumentano la presenza di vibrioni

Il consumo di frutti di mare crudi espone sempre di più al rischio di entrare in contatto con vibrioni e contrarre gravi infezioni a cui si somma la resistenza agli antibiotici. Una escalation di cui è complice il cambiamento climatico

Foto di Zumasik da Pixabay

Vibrioni nei frutti di mare, un problema globale

In estate aumenta il consumo dei frutti di mare e con esso cresce il rischio di presenza di vibrioni.

Questa crescita, secondo l’ultima valutazione dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), non riguarda solo l’Europa ma è un problema a livello globale.

Infatti, una delle cause si ravvisa negli effetti dei cambiamenti climatici e in modo particolare nelle acque salmastre o a bassa salinità.

A complicare il quadro si aggiunge anche la resistenza agli antibiotici (un allarme lanciato in più occasioni dall’Organizzazione Mondiale della Sanità).

Cosa sono i vibrioni?

I vibrioni sono batteri che vivono principalmente nelle acque marine costiere e nelle aree salmastre (ad esempio nelle foci dei fiumi). Il loro ambiente ideale sono le acque temperate con una salinità moderata.

Pertanto, più l’acqua è calda più i vibrioni prosperano; lo stesso accade se c’è una buona concentrazione di sale.

Entrare in contatto con i vibrioni (i più noti sono la salmonella e il colera) espone le persone a seri problemi: gastroenteriti o gravi infezioni, soprattutto se si mangiano pesci o frutti di mare crudi o poco cotti.

Se non si mangiano, il contatto con acqua contaminata può causare infezioni agli occhi e alle orecchie.

Alcuni batteri presenti nei frutti di mare sono resistenti agli antibiotici, e questo aumenta i fattori di rischio per la salute pubblica.

Inoltre, l’ultima valutazione dell’EFSA ha rilevato una resistenza anche agli antibiotici di ultima generazione nei vibrioni presenti nei frutti di mare che causano la maggior parte delle infezioni alimentari in Europa.

I trattamenti per i frutti di mare

Come sempre quando si parla di rischio di infezioni alimentari l’igiene è l’elemento fondamentale.

La prima misura da osservare è mantenere la catena del freddo nelle diverse fasi della lavorazione, del trasporto e della conservazione.

Queste accortezze valgono in particolare per i frutti di mare da mangiare crudi.

Altre misure possibili sono il trattamento ad alta pressione (HPP), una tecnica di conservazione non termica che distrugge i microrganismi nocivi, il congelamento, la depurazione (ovvero il passaggio dei molluschi vivi in vasche con acqua di mare pulita e filtrata).

Tuttavia, se non si ha la sicurezza dei trattamenti, è preferibile mangiare i frutti di mare cotti.

I cambiamenti climatici aumentano i rischi

I cambiamenti climatici possono causare, aumentare o modificare l’insorgenza e l’intensità di alcune malattie di origine alimentare e l’insediamento di specie esotiche invasive dannose per la salute delle piante e degli animali.

L’aumento delle temperature dovute al cambiamento climatico ha fatto sì che sia diventata più frequente l’infezione da vibrioni quando si consumano i frutti di mare, soprattutto in Europa.

Infatti, si sono ampliate le aree in cui i vibrioni si moltiplicano.

Le regioni europee più a rischio sono quelle, come si è detto, con acque salmastre o a bassa salinità, come nella zona del Mar Baltico, del Mar del Nord e del Mar Nero e le zone costiere dove affluiscono i grandi fiumi.

Se il trend climatico non si inverte, gli esperti dell’EFSA prevedono che la presenza di vibrioni nei frutti di mare continuerà ad aumentare.

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