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Con legumi e noci tagliamo 1/5 delle emissioni del sistema alimentare

Uno studio apparso su Nature Climate Change calcola l’impronta emissiva di 140 prodotti in 139 paesi. Usando i parametri della dieta EAT-Lancet, è possibile ridurre le emissioni del 17% limitando il consumo eccessivo di carne e latticini

Emissioni sistema alimentare: -17% sostituendo legumi a carne
Foto di Shelley Pauls su Unsplash

Cambiare apporto proteico per tagliare le emissioni del sistema alimentare

Cambiare il modo in cui mangiamo, eliminando il consumo eccessivo di carne e latticini, può cancellare quasi 1/5 – il 17% – delle emissioni del sistema alimentare. E, al tempo stesso, permettere una dieta più equilibrata e a “impatto netto zero” a chi oggi sta peggio e consuma meno carne e prodotti caseari. Lo sostiene uno studio pubblicato su Nature Climate Change che prende come riferimento i parametri della dieta EAT-Lancet e analizza l’impronta emissiva di 140 prodotti in 139 paesi di tutto il mondo.

Per realizzare questo taglio drastico delle emissioni del sistema alimentare, il punto principale è rimodulare l’apporto proteico. Non si tratta di evitare alcuni alimenti ma di ridistribuirne le quantità. In particolare, gli autori si concentrano su uno scenario in cui la quota di popolazione globale che, oggi, consuma troppa carne e latticini – il 56,9% del totale mondiale – sostituisce parte della carne rossa con legumi e noci.

Con questa semplice modifica, le emissioni del sistema alimentare calerebbero di circa il 32%. Questo permetterebbe, quindi, di aumentare l’apporto di carne rossa e latticini in quella parte di popolazione che, al contrario, ne consuma meno di quanto consigliato dagli standard Eat-Lancet. Il bilancio emissivo netto di questi cambiamenti di dieta registrerebbe la riduzione globale del 17% citata in precedenza, riferita ai livelli emissivi del 2019.

“Abbiamo scoperto che, rispetto ai prodotti di origine vegetale, i prodotti di origine animale, in particolare carne rossa e latticini, mostrano un potenziale maggiore per ridurre sia i volumi di emissioni sia le disparità di emissioni tra diversi gruppi di spesa”, spiegano gli autori. Le priorità risiedono nella riduzione del consumo eccessivo di specifici prodotti ad alta intensità di emissioni nei paesi ricchi, come la carne di manzo in Australia e negli Stati Uniti.

Come innescare questi cambiamenti nelle diete individuali? Incentivi, come l’implementazione di sussidi o tassazione sulle esternalità ambientali tramite prezzi alimentari o del carbonio, etichettatura ecologica e l’ampliamento della disponibilità di prodotti a minore intensità di emissioni (ad esempio, progettazione di menu per diversi alimenti vegetariani), possono incoraggiare i consumatori a modificare la dieta”, conclude lo studio.

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