1 miliardo di dollari in diete plant-based vale 28 MtCO2eq in meno
Investire nello sviluppo di sistemi alimentari “plant-based” porta benefici al clima molto più alti di quelli che si possono ottenere da progetti di sviluppo delle energie rinnovabili o della mobilità elettrica. Promuovere e rendere possibile e accessibile una dieta prevalentemente vegetariana garantisce, per ogni euro investito, un ritorno 5 volte maggiore dei progetti sulle fer e 4 volte più alto di quelli sugli EV.
Lo sostiene un rapporto presentato oggi alla Climate Week di New York da Tilt Collective e Systemiq. Tilt Collective è una iniziativa globale che si concentra sulle trasformazioni sostenibili dei sistemi alimentari, in particolare sull’impatto della zootecnia industriale.
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Quanto conviene una dieta prevalentemente vegetariana
In termini assoluti, per ogni miliardo di dollari investito in sistemi alimentari che privilegiano proteine vegetali su quelle animali, il ritorno dell’investimento è pari a una riduzione di 28 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq) su periodo 2022-2050.
Limitarsi a ridurre lo spreco alimentare porta benefici pari a 23 MtCO2eq, mentre migliorare le tecniche e i processi di produzione si ferma a 11 MtCO2eq. Il passaggio a diete prevalentemente vegetariane fa quindi 4 volte meglio degli investimenti in auto elettriche (7 MtCO2eq) e più di 5 volte meglio di quelli in energie rinnovabili (5 MtCO2eq).
“Gli investimenti nel consumo e nella produzione di prodotti ricchi di vegetali producono una riduzione media delle emissioni pari a 2,5 volte per miliardo di dollari investiti rispetto ai miglioramenti nella produzione di bestiame e colture, compreso l’uso di inibitori del metano e l’implementazione di pratiche di agricoltura rigenerativa”, specificano gli autori, riferendosi a due delle soluzioni per abbattere le emissioni dell’agribusiness più appoggiate dai governi e dall’industria.
Ci sono poi altri vantaggi “trasversali” che le altre soluzioni non possono garantire. Tra cui, il possibile risparmio di 1.100 km3 di acqua, equivalenti agli attuali prelievi di acqua dolce da parte di Stati Uniti e Cina. O risparmi sanitari per quasi 3.400 miliardi di dollari entro metà secolo. O, ancora, un significativo risparmio di consumo di suolo e di terreni ad uso agricolo.