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Cibo ultra-processato, se lo conosci lo eviti

Il cibo ultra-processato finisce troppo spesso nei nostri piatti senza che ne siamo pienamente consapevoli. Numerosi studi confermano quanto sia dannoso per la salute. Ma siamo in grado di riconoscerlo? Senza partire per una nuova crociata alimentare, dobbiamo leggere le etichette per sapere cosa mangiamo: più si allunga la lista degli ingredienti, più le insidie aumentano

cibo ultra-processato
Immagine di KamranAydinov su Freepik

Il cibo ultra-processato non è solo junk food

Quante volte mangiamo cibo ultra-processato? Sappiamo quali danni arreca alla nostra salute? Magari ci sentiamo al di sopra di ogni sospetto perché non siamo frequentatori abituali dei fast food e beviamo preferibilmente acqua anziché bibite gassate.

Le differenze

La realtà, invece, è più complessa perché non si limita al solo junk food, il cosiddetto cibo spazzatura. Gli studiosi della Harvard Medical School hanno provato a fare chiarezza.

Un cibo non è processato, o in maniera marginale, se ha subito pochi cambiamenti rispetto a come lo troviamo in natura, giusto quelli necessari per renderne possibile il consumo (un esempio può essere la carne cruda).

I cibi poco lavorati a livello industriale sono definiti processati (come i legumi in scatola). Quelli ultra-processati contengono numerosi ingredienti aggiunti (sale, zucchero, grassi, coloranti, additivi) che non hanno niente a che vedere con l’alimento di partenza.

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Sappiamo riconoscere il cibo ultra-processato?

Se li conosci li eviti, ma come riconoscere i cibi ultra-processati? A spanne potremmo dire che se lo possiamo preparare a casa il cibo non è ultra-processato, ma se vogliamo essere precisi dobbiamo armarci di pazienza e leggere le etichette con attenzione. Più si allunga la lista degli ingredienti, più l’alimento è ultra-lavorato.

Sono sicuramente ultra-processati i piatti pronti, alcuni surgelati, le bevande gassate e zuccherate, gli snack confezionati (sia dolci che salati), i cibi dei fast food.

Qualche sorpresa può arrivare dagli “insospettabili”. Ebbene sì, le insidie si nascondono anche nei cereali da colazione, negli yogurt dolci alla frutta, nei cracker, nelle bevande vegetali (occhio all’etichetta per scoprire gli ingredienti aggiunti).

Brutte notizie anche per i cibi considerati salutari e amici dell’ambiente come i burger vegani dove, oltre alla verdura (poca) c’è un mucchio di ingredienti aggiunti per dare colore, sapore, consistenza. Lo stesso vale per i sostituti della carne (che però in Italia sono vietati, e anche la Francia ha seguito il nostro esempio).

Cosa dicono gli studi medici

Secondo gli studiosi, gli alimenti ultra-processati alterano la composizione del microbiota intestinale (cioè i microrganismi naturalmente presenti nel nostro intestino) e contribuiscono all’insorgenza dell’obesità.

A prescindere da questo aspetto particolare, numerosi studi epidemiologici associano il consumo di alimenti ultra-processati ad esiti avversi per la salute. Alla stessa conclusione arrivano anche i risultati dello studio Reasons to avoid ultra-processed foods pubblicato in “British Medical Journal”.

Gli autori dell’articolo Ultra-processed food exposure and adverse health outcomes: umbrella review of epidemiological meta-analyses, sempre in “British Medical Journal”, hanno trovato associazioni dirette tra cibi ultra-elaborati e 32 parametri di salute tra cui mortalità, cancro e malattie mentali, respiratorie, cardiovascolari, gastrointestinali e metaboliche, possibilità di sviluppare il diabete di tipo 2.

In particolare, gli studi concordano nel ritenere che un’alimentazione non equilibrata e ricca di alimenti ultra-processati sia un importante fattore di rischio per il cancro del colon-retto.

Questo dato è emerso dall’osservazione di 300mila persone negli Stati Uniti per circa venti anni. Qui il consumo di questi alimenti rappresenta ormai il 57% delle calorie ingerite dagli adulti. Va detto, però, che gli effetti non sono identici per tutti ed esistono anche differenze di genere.

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Niente panico, ogni tanto è lecito trasgredire

Detto questo, cerchiamo di non farci prendere dal panico. Se una volta ogni tanto mangiamo un panino al fast food con tanto di patatine e con l’aggravante di una bevanda gassata e zuccherata non stiamo necessariamente correndo verso il disastro.

Anche i medici più severi ritengono che la differenza la faccia l’abitudine. Quindi, consapevolezza e moderazione sono efficaci armi di difesa a nostra disposizione.

Consapevolezza e moderazione, tuttavia, in alcuni casi sono armi spuntate. Intendiamo dire che quando si fanno i discorsi sull’alimentazione bisogna tenere presenti gli aspetti sociali, soprattutto in una fase di crescenti difficoltà economiche per le famiglie. Si fa presto a consigliare di mangiare sano se si ha la possibilità economica per farlo, ma se non si può?

I risvolti sociali del consumo di cibo ultra-processato

Sono infatti le fasce più svantaggiate a consumare principalmente cibi ultra-processati, perché sono quelli a costo più contenuto: una debolezza economica che di solito corrisponde ad altrettanta debolezza culturale che non permette di resistere al marketing aggressivo.

In queste condizioni mancano anche controlli medici regolari che permetterebbero di intervenire tempestivamente all’insorgenza di eventuali disturbi.

Ulteriore aspetto, non meno importante, è che il cibo ultra-processato sostituisce gli alimenti sani come frutta e verdura. È povero dal punto di vista nutrizionale ma ricco dal punto di vista energetico: molti grassi e zuccheri, poche fibre e vitamine.

Infine, anche riflettendo solo in termini di mercato e con un po’ di sano realismo, come possiamo pretendere qualità e attenzione agli ingredienti di alimenti venduti a prezzi stracciati, se non addirittura sottocosto?

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.