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Cibo spazzatura, l’UK vieta la pubblicità online per contrastare l’obesità infantile

Scelte drastiche contro il cibo spazzatura per contrastare l’aumento di obesità e sovrappeso tra i bambini e i ragazzi britannici. Il Governo ha deciso di proibire la pubblicità online e quella televisiva, sempre più invasive e in grado di condizionare i comportamenti alimentari

Cibo spazzatura, l’UK vieta la pubblicità online per contrastare l’obesità infantile
Image by Hans from Pixabay

No al cibo spazzatura, l’UK sceglie la linea dura

I danni prodotti dal cibo spazzatura sono incalcolabili dal punto di vista della salute e di conseguenza pesano sul sistema sanitario.

Il Governo britannico ha deciso di usare sistemi drastici per difendere bambini e ragazzi dal dilagare dell’obesità, di cui il cibo spazzatura è gravemente colpevole.

La pubblicità condiziona le scelte alimentari

Considerato il numero di ore che i giovani trascorrono incollati agli schermi, il Governo ha introdotto nuove norme per contrastare l’obesità infantile: dal 2025 sarà proibita la pubblicità online di cibo spazzatura.

Inoltre, lo stesso divieto riguarderà anche le pubblicità nelle trasmissioni televisive che vanno in onda prima delle 21,00.

Il ministro della Salute ha sottolineato che queste misure servono a proteggere i bambini da una pubblicità sempre più invasiva e in grado di condizionare le scelte alimentari.

Le statistiche sull’anno scolastico 2022-2023 del Governo parlano chiaro: quando inizia la scuola primaria a 4-5 anni, 1 bambino su 5 (21,3%) è sovrappeso o obeso, alla fine della scuola primaria a 10-11 anni la percentuale sale a più di 1 su 3 (36,6%).

Aumentano obesità e sovrappeso

Poiché il Regno Unito è un Paese multietnico, la statistica ne ha tenuto conto: i bambini africani neri sono i più colpiti in entrambe le fasce di età (27,7% e 47,7%). Al contrario, tra i bambini del gruppo etnico cinese si registrano percentuali molto più basse (11,2% e 26,7%).

A fronte di questi dati, quale criterio definisce il cibo spazzatura? Le nuove norme hanno fissato due criteri principali: l’analisi dei nutrienti (tra cui sale, grassi, zuccheri e proteine) e l’appartenenza a una delle tredici categorie elencate di seguito. Per cibi o bevande ritenuti meno sani scatta quindi il divieto.

Sono esclusi dal divieto latte artificiale e alimenti per l’infanzia, prodotti per il controllo del peso, prodotti sostitutivi dei pasti, integratori alimentari e bevande utilizzate a scopo medicinale.

Le prime iniziative nel 2009

Il Governo britannico non è nuovo a queste iniziative, se discute addirittura dagli anni Novanta.

Un rapporto del 2001 del National Audit Office evidenziava un tasso di obesità triplicato in 20 anni, mentre il Ministero della Sanità definì l’obesità una “bomba a orologeria” che minacciava la vita delle persone e avrebbe aumentato i costi del Servizio Sanitario.

Le prime restrizioni contro il consumo di cibo spazzatura risalgono al 2009: oltre a vietare la trasmissione di pubblicità nei programmi rivolti agli under 16, le celebrità non potevano promuovere come salubre il cibo spazzatura.

Nel 2016 il Governo annuncia una prima tassa sulle bevande analcoliche che in tre anni ha fatto diminuire drasticamente il livello di zuccheri nelle bevande.

Le aziende produttrici hanno fatto la loro parte diminuendo la percentuale di zuccheri: non tanto per tutelare la salute dei consumatori quanto per pagare meno tasse sulla vendita delle bevande.

Nel 2022 per bar e ristoranti è arrivato l’obbligo di stampare sul menù le calorie dei singoli piatti. Contemporaneamente, i supermercati non potevano più esporre cibo spazzatura.

Il cibo spazzatura in 13 categorie

Le 13 categorie in cui rientra il cibo spazzatura sono le seguenti:

  • Bibite analcoliche: prodotti che contengono zucchero aggiunto (cola, limonata e spremuta, succhi di frutta, frullati ed energy drink).
  • Snack salati: patatine fritte, cracker, gallette di riso, tortilla chips e Bombay mix. Fanno eccezione noci aromatizzate, frutta secca e carne secca.
  • Cereali per la colazione: granola, muesli, avena e altri prodotti per la colazione venduti nella grande distribuzione.
  • Cioccolatini e dolciumi: la categoria comprende anche popcorn e gomme da masticare.
  • Gelato: prodotti lattiero-caseari e non lattiero-caseari (ghiaccioli, yogurt gelato, sorbetto e gelato).
  • Torte e cupcake: sono inclusi anche flapjack (una barretta dolce simile a quelle di cereali), ciambelle ed éclair (pasticcini farciti e glassati).
  • Biscotti e barrette: barrette proteiche e di cereali, wafer e toaster pastries (dolcetti da forno glassati).
  • Dolci del mattino: cornetti, pain au chocolat (dolcetti di pasta sfoglia farciti al cioccolato) e altri dolci, come crumpets (focaccine), scones (piccoli panini dolci), plumcake alla frutta e hot cross buns (panini dolci con l’uvetta e un taglio a croce).
  • Dessert e budini: crema pasticcera, gelatine e mousse. Esclusi frutta in scatola, panna e sciroppi.
  • Yogurt: yogurt dolcificati, alternative vegetali, yogurt probiotici e quelli da bere.
  • Pizza: tutte le dimensioni e i tipi di pizza tranne le basi semplici e il pane all’aglio.
  • Patate: prodotti a base di patate, come patatine, patate fritte e crocchette, tranne quelle che non sono state tagliate o cotte.
  • Piatti pronti: panini, hamburger e prodotti da consumare previo riscaldamento, senza ulteriore preparazione.
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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.