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Cibi ultra-processati: il trucco li rende attraenti, ma la realtà è diversa

Belli da morire. I cibi ultra-processati sono ricchi di ingredienti di sintesi per farli sembrare più belli, più buoni e per conservarli più a lungo. Ma questa operazione di “maquillage alimentare” presenta un conto salato alla nostra salute. Come riconoscerli? Abituiamoci a leggere le etichette

Cibi ultra-processati: molto truccati per sembrare attraenti, ma la realtà è diversa
Foto di Alexa da Pixabay

Nei cibi ultra-processati il trucco c’è e si vede in etichetta

I cibi ultra-processati abbondano di ingredienti che devono dare loro forma, consistenza, sapore e conservabilità. Se leggiamo le etichette si tratta di ingredienti sconosciuti, che non useremmo mai nella cucina domestica anche perché sono irreperibili.

Gli effetti sulla salute

Questa sorta di “maquillage alimentare” appaga l’occhio, ma ha effetti devastanti sulla salute delle persone che consumano abitualmente cibi ultra-processati senza rendersi conto di questa presenza ingombrante nelle loro diete quotidiane.

Gli scienziati denunciano da tempo gli effetti deleteri dei cibi ultra-processati sulla salute, all’origine di una emergenza sanitaria globale.

Infatti, il loro consumo causa le cosiddette malattie non trasmissibili (obesità, diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, sindromi metaboliche) che hanno un impatto importante anche sui sistemi sanitari.

Uno studio – che riunisce Sorbona, Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e Università di Sydney – svolto su dieci milioni di persone in tutto il mondo ha evidenziato il collegamento tra consumo di cibi ultra-processati ed effetti avversi sulla salute.

I dati delle ricerche internazionali

I dati di alcune ricerche internazionali inducono alla riflessione perché riguardano anche bambini e adolescenti:

  • nel Regno Unito quasi il 70% dell’energia assunta da bambini e ragazzi proviene da cibi ultra-processati;
  • negli Stati Uniti si arriva al 60% del totale;
  • in Svezia è circa il 40%;
  • nei Paesi Bassi è del 33%;
  • va meglio in Italia, dove si ferma intorno al 12% (merito della dieta mediterranea?).

La linea di separazione è nel termine “ultra”

Ma la comunicazione è davvero efficace? Un recente rapporto della Fondazione Aletheia prova a fare chiarezza in modo efficace e sintetico su un tema troppo sottovalutato dai consumatori.

Come spiega il sistema di classificazione NOVA, il termine “ultra” indica la linea di demarcazione tra ingredienti naturali e quel qualcosa in più che rende innaturale la composizione dei cibi.

Va precisato che la classificazione NOVA fa riferimento alla formulazione e agli ingredienti, ovvero alla chimica alimentare che li rende più appetibili e attraenti.

Possiamo riconoscere i cibi ultra-processati?

Riconoscere i cibi ultra-processati è facilissimo: basta leggere l’elenco degli ingredienti sulle etichette. Quindi cari consumatori, armatevi di pazienza e leggetele: non è tempo perso, la salute vi ringrazierà.

Dicevamo all’inizio che si tratta di ingredienti inimmaginabili per le preparazioni domestiche: alzi la mano chi usa aromi artificiali, olio idrogenato o interesterificato, proteine idrolizzate, zucchero invertito, emulsionanti, gelificanti, agenti anti-schiuma, esaltatori di sapidità.

Il rapporto fa l’esempio del pane: quello del fornaio è fatto di acqua, farina, sale e lievito. Date un’occhiata al pane confezionato e gli ingredienti possono schizzare a 20. Per non parlare di cibi pronti, snack, merendine e bibite gassate, cereali per la colazione.

Come venirne fuori? In buona sostanza, dobbiamo privilegiare alimenti freschi e di stagione e tutti quelli che in etichetta non riportano ingredienti “impossibili”.

Per fare una semplificazione estrema, compriamo quello che potremmo preparare in casa.

La resistenza dei produttori

È vero che i produttori non vogliono cambiare strada: sono pochissimi quelli che provano a diminuire gli ingredienti “ultra”. Ma è altrettanto vero che anche solo per prolungare la conservazione qualche cosa in più devono usarla.

Inoltre, si deve sottolineare che i cibi ultra-processati sono altamente redditizi per i produttori, perché sono fatti con ingredienti a basso costo.

In questo caso vale più che mai il detto che “chi più spende meno spende”: le ricerche sullo spreco alimentare confermano che i cibi scadenti e a basso costo finiscono in gran parte nella spazzatura.

Così, le famiglie che pensano di risparmiare alla fine spendono di più (ovviamente gli studi si riferiscono ad alimenti di consumo comune, non a cibi di lusso).

Cosa succede nel mondo

Quindi usiamo testa e buon senso: leggiamo le etichette e regoliamoci per l’alimentazione quotidiana, ma se una volta ogni tanto mangiamo un cibo pronto non succede niente. Il danno viene dal consumo abituale.

Considerando l’impatto delle malattie non trasmissibili sui sistemi sanitari nazionali, molti paesi hanno cominciato ad adottare politiche di contrasto al consumo di cibi ultra-processati:

  • diffondere linee guida per l’alimentazione
  • introdurre imposte aggiuntive sui cibi spazzatura
  • fornire informazioni in etichetta
  • divieto di pubblicizzare i cibi spazzatura prima delle 21,00.

Educazione alimentare

Ma, al di là di queste iniziative, sono fondamentali le campagne di sensibilizzazione nelle scuole e attraverso i media: da un lato fanno comprendere i pericoli legati a un’alimentazione scorretta e all’assunzione abituale di cibi ultra-trasformati, dall’altro insegnano a conoscere e apprezzare i prodotti del territorio e a seguire le regole di un regime sano ed equilibrato come la dieta mediterranea.

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.