La start-up britannica Meatly ha ottenuto l'ok dalle agenzie britanniche per commercializzare il suo pollo in vitro come ingrediente di cibo per animali domestici
La carne coltivata di Meatly consiste in pollo creato in laboratorio
Presto la carne sintetica arriverà sugli scaffali dei supermercati britannici. Per il momento, solo come cibo per animali domestici. Quello prodotto dall’azienda Meatly, che ha appena ricevuto il via libera alla commercializzazione della carne coltivata dalle agenzie nazionali per il cibo e la salute. La Gran Bretagna diventa così il primo paese in Europa ad aprire alla carne in vitro, prodotta a partire da cellule staminali allevate in laboratorio.
Carne coltivata, Londra approva il pollo sintetico (per animali)
Il cibo per animali di Meatly è a base di pollo sintetico. Oltre a produrre la documentazione necessaria per ottenere l’ok alla vendita dei suoi prodotti, l’azienda ha fornito informazioni aggiuntive sulla sicurezza e i risultati di test condotti sulla carne di pollo coltivata. Meatly assicura che questi alimenti siano “sicuri e salutare per gli animali domestici”, “esenti da batteri e virus”, “privi di OGM, antibiotici, agenti patogeni dannosi, metalli pesanti e altre impurità”.
“La giornata di oggi segna una pietra miliare significativa per l’industria europea della carne coltivata. Sono incredibilmente orgoglioso che Meatly sia la prima azienda in Europa ad ottenere il via libera per vendere carne coltivata. Stiamo dimostrando che esiste un modo sicuro e a basso capitale per portare rapidamente la carne coltivata sul mercato”, ha commentato Owen Ensor, CEO di Meatly.
Per i produttori, incluso Meatly, la carne coltivata ha due grandi vantaggi. Da un lato l’impronta climatica, più contenuta di quella della carne da allevamenti tradizionali. Dall’altro lato il (quasi) mancato ricorso all’uso di animali nel processo produttivo, che sono coinvolti solo nel primo passaggio dell’estrazione di cellule staminali dalle uova di pollo. Tuttavia, l’industria della carne coltivata in laboratorio è ancora allo stadio nascente ed è complesso definire quale sia il suo esatto peso sul clima. Il passaggio da start-up alla produzione di massa e la definizione dei processi produttivi potrebbe cambiare le carte in tavola. Finora, sono pochi gli studi che ipotizzano scenari in cui la carne da laboratorio generi più emissioni di gas serra della carne tradizionale.
Un altro aspetto controverso è l’impatto che potrebbe avere sull’industria tradizionale della carne. Quest’ultima, come si è visto nel caso dell’Italia, è fermamente contraria. E alla fine del 2023 è riuscita a spingere il governo, attraverso il ministro Lollobrigida, a far approvare una legge che ne vieti la produzione e la vendita nel Belpaese. La legge, a febbraio 2024, è stata però dichiarata nulla dall’UE per vizi formali, perché in violazione delle più elementari norme che regolano il mercato unico europeo e la sicurezza alimentare. La decisione di introdurre o meno dei prodotti alimentari, infatti, è una competenza comunitaria e non nazionale.