Secondo l’Università dell’Illinois i governi devono implementare la bioeconomia circolare in agricoltura
I sistemi di produzione alimentare e agricola tradizionali sono ben lontani da un approccio di bioeconomia circolare. Lo sostiene un lavoro pubblicato su Nature dall’Università dell’Illinois. I ricercatori hanno tentato di tracciare una roadmap verso la circolarità dei sistemi alimentari, che tenga conto di tutti i fattori. Attualmente, risulta, la produzione di cibo è basata su un modello lineare. Esso preleva risorse naturali, le utilizza per produrre cibo e carburanti e genera scarti che contaminano suolo e acqua, oltre a rilasciare inquinanti nocivi nell’ambiente.
Il contributo al degrado ambientale e al cambiamento climatico è ormai accertato e quantificato. L’impatto negativo si estende anche a livello sociale, mettendo a rischio la sicurezza alimentare e la sostenibilità a lungo termine. I costi relativamente bassi, dovuti in buona parte ai sussidi e alla mancata internalizzazione dei costi ecologici e sociali, permettono però al sistema di non cambiare.
La difficile transizione alla bioeconomia circolare
Negli ultimi anni, è emerso tuttavia un nuovo modello. I ricercatori lo identificano nel concetto di “bioeconomia circolare”. Questo paradigma propone di ridurre e riciclare gli scarti, favorire l’uso di risorse bio-based e rigenerare gli ecosistemi naturali. L’obiettivo è creare un sistema economico che non solo riduca l’inquinamento, ma utilizzi i rifiuti come risorsa, trasformando il settore agricolo ed energetico. Tuttavia, l’implementazione di questo modello è complessa e richiede politiche adeguate. Occorrono incentivi di mercato e il coinvolgimento di vari attori. Le sfide principali per vedere un’affermazione della bioeconomia circolare includono costi elevati delle tecnologie, difficoltà di misurazione dei benefici e resistenza al cambiamento da parte di produttori e consumatori.
Criticità e prospettive per il futuro
Nonostante il potenziale della bioeconomia circolare, persistono criticità significative. La riduzione dei rifiuti deve essere bilanciata con l’equità economica, considerando chi sopporta i costi di transizione. Inoltre, molti dei progressi tecnologici necessari per rendere questo modello economicamente sostenibile sono ancora in fase di sviluppo.
Quali misure economiche possono aiutare la necessaria transizione? I ricercatori hanno provato a tracciare una roadmap che determini il livello ottimale di circolarità in un’economia di mercato. Le azioni critiche che suggeriscono sono 5:
- Investimenti in ricerca e sviluppo, per ridurre i costi delle innovazioni sostenibili e delle energie pulite.
- Incentivi che attribuiscano un prezzo ai rifiuti e ai danni ambientali, come una tassa sul carbonio, e cambiamenti istituzionali come programmi di assicurazione agricola che riducano i rischi nell’adozione di pratiche sostenibili per gli agricoltori
- Mercati robusti per prodotti circolari
- Educazione e sensibilizzazione sui benefici per gli ecosistemi di una bioeconomia circolare
- Schemi di supporto per i lavoratori colpiti e i consumatori vulnerabili ai prezzi elevati.
La sfida principale è come creare da un lato incentivi efficaci per l’adozione di tecnologie sostenibili, dall’altro misure per affrontare le disuguaglianze sociali derivanti dal cambiamento di sistema. Per gli autori, Il passaggio a una bioeconomia circolare deve essere accompagnato da programmi sociali che proteggano i consumatori a basso reddito vulnerabili dall’aumento dei prezzi nel breve termine e forniscano una nuova formazione per i lavoratori che potrebbero perdere il lavoro con il declino dell’industria dei combustibili fossili.