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Alimentazione e social network: informazione o disinformazione?

È tutto vero quello che si legge sui social network? Pur essendo un mezzo di comunicazione globale manca una regolamentazione e i contenuti non sono sottoposti né a verifica né a controllo. La diffusione di fake news non risparmia i temi che riguardano la salute e l’alimentazione e quando la disinformazione regna sovrana aumentano i rischi per la salute pubblica

Alimentazione e social network: informazione o disinformazione?
Foto di Pixelkult da Pixabay

Social network e alimentazione, i pericoli della disinformazione

I social network non sono solo un mezzo di comunicazione globale. Consentono di accedere a ogni tipo di informazioni in tempo pressoché reale.

Tuttavia, manca una regolamentazione e i contenuti non sono sottoposti né a verifica né a controllo. Un aspetto troppo spesso sottovalutato, specie se pensiamo che ai social network può accedere chiunque, anche i minori: come spesso accade, la società avanza più velocemente del legislatore.

Gli utenti sono parte attiva del processo di comunicazione

Internet è ormai diventata la più grande fonte di informazioni dove ogni giorno milioni di persone fanno ricerche sui temi più disparati. Rispetto ad altri mezzi di comunicazione (giornali, radio, televisione), nella rete gli utenti sono parte attiva del processo di comunicazione.

La diffusione di fake news non risparmia i temi che riguardano la salute e l’alimentazione: quando la disinformazione regna sovrana aumentano i rischi per la salute pubblica.

L’interessante studio spagnolo Disinformation about diet and nutrition on social networks: a review of the literature, finanziato dalla Universidad Europea de Canarias e pubblicato in “Nutrición Hospitaliaria”, ha identificato i social network che più spesso diffondo false informazioni sui temi dell’alimentazione ed ha analizzato gli argomenti trattati più di frequente.

La raccolta dei dati ha aderito alle linee guida PRISMA per offrire una revisione sistematica e dettagliata degli studi sanitari.

I social network e l’affidabilità delle informazioni

Nelle piattaforme come Facebook, Twitter (ora X), Instagram, TikTok e Youtube si diffondono le discussioni sull’alimentazione e sulle diete, ed emerge la crescente preoccupazione delle persone in merito ai rischi per la salute derivati dall’alimentazione.

La preoccupazione, la maggiore consapevolezza e l’uso pervasivo dei social network hanno fatto lievitare le ricerche sui temi dell’alimentazione su tutte le piattaforme.

Tuttavia, la qualità e l’affidabilità delle informazioni sanitarie condivise sui social network rappresentano un gigantesco punto interrogativo non privo di rischi.

Proprio la natura interattiva dei social aggrava la diffusione della disinformazione: si condividono fake news credendo che siano delle verità. Anzi, chi lancia le fake news lo fa intenzionalmente per fuorviare l’opinione pubblica.

Disinformazione e assenza di metodo scientifico

Lo studio ha analizzato migliaia di post sull’alimentazione: i più citati sono Instagram (50 %), YouTube (39,28 %) e Twitter (10,72 %). I meno citati sono Facebook (18,75%) e TikTok (5,13%).

La disinformazione però regna sovrana in tutti i social network, nella totale assenza di metodo scientifico e senza alcun contrasto alle false informazioni. Ad esempio, fino all’87,3% degli account analizzati su Instagram fornisce informazioni nutrizionali dannose.

Una dieta sana è fondamentale per la salute delle persone, specie se devono confrontarsi con patologie di varia natura. Per questo è molto grave, sottolineano i ricercatori, ingannare le persone con diete che pretendono di curare in tempi brevi i problemi più diversi (dalla gotta all’acne, dalla celiachia al diabete, dal colon irritabile al sistema immunitario, etc.) con soluzioni bislacche, senza fornire alcuna evidenza scientifica.

Diffidare della “dieta miracolosa”

In questi casi, i termini ricorrenti sono “dieta miracolosa”, “dieta sana”, “superfood” e le piattaforme dove si condividono le informazioni con immagini e video sono le più seguite. Sono ben posizionati anche i consigli di influencer (anch’essi distanti anni luce da una pur minima infarinatura scientifica) e celebrità che consigliano integratori e diete fai da te.

Ovviamente, la sirena che incanta i follower è avere grandi risultati in un tempo piccolo: una vera e propria mission impossibile.

Preoccupa in modo particolare lo sfruttamento della vulnerabilità delle persone con la promozione di ideali dietetici irrealistici per ottenere improbabili benefici per la salute. Una situazione tanto più grave se ci si confronta anche con i dati relativi ai disturbi del comportamento alimentare che non solo sono in aumento, ma si stanno diffondendo in età sempre più precoce (7-8 anni).

Inoltre, i ricercatori hanno notato la correlazione tra diete miracolose e ortoressia (un disturbo alimentare caratterizzato da un’ossessione per la qualità del cibo) nel 100% dei casi.

Singolare, invece, che la dieta mediterranea sia poco gettonata.

I più giovani intrappolati nella rete

Per quanto riguarda la tipologia di pubblico, sembra scontato che le piattaforme basate su contenuti visivi e interattivi attraggano il pubblico giovane, in particolare under 30.

La diffusione capillare della disinformazione sui social network rappresenta una sfida significativa per la salute pubblica.

Gli utenti spesso non hanno gli strumenti necessari per valutare criticamente la credibilità delle informazioni che incontrano.

Di conseguenza, i contenuti di bassa qualità, coinvolgono e influenzano negativamente i comportamenti e le percezioni degli utenti.

Social network e alimentazione: quali soluzioni?

Prima di tutto un approccio collaborativo, ovvero non vedere i social network come avversari ma come alleati e usarli per diffondere informazioni di contrasto con solide basi scientifiche.

Le istituzioni sanitarie pubbliche e gli scienziati svolgono un ruolo cruciale nella lotta alla disinformazione.

Per questo, per contrastare le false narrazioni, dovrebbero creare e promuovere sui social network dei contenuti accessibili e basati su dati concreti.

Inoltre, servono interventi mirati: i come programmi di alfabetizzazione digitale possono consentire agli utenti di discernere tra informazione e disinformazione e aiutano lo sviluppo di un pensiero critico.

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.