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Agrumi, le patologie che mettono a rischio la produzione

Le patologie che arrivano con le importazioni di agrumi dall’estero rischiano di distruggere le coltivazioni italiane ed europee. Insieme alla richiesta di misure per proteggere l’agrumicoltura a livello nazionale ed europeo, si rafforzano le critiche verso il Sudafrica, colpevole di non attuare le necessarie misure di controllo e prevenzione

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di Isabella Ceccarini

Italia secondo produttore europeo di agrumi e tredicesimo nel mondo

Gli agrumi italiani rischiano di ammalarsi a causa di patologie, per le quali al momento non esiste una cura, causate dalle importazioni dai Paesi Terzi.

Nei primi otto mesi del 2023 sono stati segnalati 33 casi di agrumi infetti in arrivo dal Sudafrica. La malattia responsabile è la macchia nera degli agrumi (CBS, Citrus Black Spot).

I coltivatori chiedono misure per proteggere gli agrumi

Confagricoltura lancia l’allarme. Giosuè Arcoria, presidente della Federazione nazionale Agrumi di Confagricoltura, ha dichiarato che «se i nostri agrumi fossero attaccati da questa fitopatia l’intero comparto nazionale sarebbe a rischio.

Stiamo ancora facendo i conti con il Citrus Tristeza Virus (un virus veicolato dagli afidi che porta alla morte della pianta in poche settimane) e i nostri sforzi rischiano di essere annullati dall’ingresso della CBS o da altre fitopatie».

Confagricoltura chiede la rapida messa in atto di misure efficaci in grado di proteggere l’agrumicoltura italiana: «Occorre introdurre un limite di intercettazioni, oltre il quale vanno bloccate le importazioni. La CBS non solo è altamente contagiosa, ma non esiste alcuna misura per controllarla».

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Il parere dell’EFSA del 2009

Ci sembra interessante, a questo proposito, ricordare che già nel 2009, in seguito a un allarme CBS, era stato chiesto il parere dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare). Il Sudafrica, infatti, aveva chiesto di riconsiderare le norme fitosanitarie riguardanti l’esportazione degli agrumi verso l’Unione Europea.

Allora la patologia non era ancora arrivata in Europa ed erano già in vigore misure per la protezione degli agrumeti europei. Tuttavia, gli esperti dell’EFSA aveva considerato la possibilità che la CBS arrivasse in Europa attraverso frutti infetti.

Le autorità sudafricane ritenevano improbabile che questo scenario si verificasse in Europa perché il clima non favoriva la diffusione della malattia (ma il cambiamento climatico a cui stiamo assistendo rende possibile anche l’impossibile).

Gli scienziati dell’EFSA invece giunsero alla conclusione che le misure di controllo non erano efficaci al punto da scongiurare l’introduzione della CBS dal Sudafrica.

Spagna e Italia sollecitano l’intervento di Bruxelles

Non esiste solo la macchia nera degli agrumi, è stata segnalata anche la presenza di un altro patogeno, Falsa Cydia, su mandarini e pompelmi provenienti dal Sudafrica e da Israele.

Per non parlare della Diaphorina citri, un insetto portatore del più letale ceppo asiatico del Greening degli agrumi (Hualongbing o HLB) individuato a Cipro e già responsabile di danni incalcolabili agli agrumeti di Florida e Brasile.

A Bruxelles, Spagna e Italia hanno chiesto l’intervento dell’UE per proteggere il comparto agrumicolo che rappresenta un’autentica eccellenza.

Il rischio, anche economico, è forte. L’Italia è il secondo produttore europeo (140.000 ettari, circa 3 milioni di tonnellate di prodotto e 1,5 miliardi di valore) dopo la Spagna e il tredicesimo mondiale (l’export vale 250 milioni di euro).

I produttori di agrumi hanno apprezzato il decreto (Disposizioni relative alle modalità di concessione dei contributi destinati al settore agrumicolo ai sensi dell’articolo 1, comma 131, della legge 27 dicembre 2017, n. 205), firmato dal ministro Francesco Lollobrigida, che indica obiettivi e aiuti alle imprese del comparto che finora hanno subito danni.

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La reazione del Sudafrica

Le autorità europee che effettuano i controlli fitosanitari tengono il Sudafrica sotto stretta osservazione.

Associazioni di settore come Intercitrus e Ava-Asaja sono fortemente critiche con il Sudafrica, colpevole di non applicare il trattamento a freddo degli agrumi, in particolare alla parte centrale del frutto come previsto dalla normativa, lasciando i frutti a temperatura ambiente. Una “mancanza” che non garantisce l’eliminazione di eventuali larve di parassiti all’interno dei frutti.

Ava-Asaja accusa addirittura la Commissione Europea di essere «complice di un rischio fitosanitario intollerabile che minaccia l’agrumicoltura europea a causa di particolari interessi commerciali».

Il Sudafrica si mostra piuttosto infastidito e accusa l’UE di protezionismo. Il dato reale è che il Paese africano dovrebbe fare ingenti investimenti in infrastrutture logistiche e di refrigerazione (le erogazioni di corrente sono limitate e con grosse interruzioni, dovute appunto a infrastrutture obsolete e non in grado di fornire un servizio regolare).

Per non adeguare il sistema né mettere a rischio posti di lavoro, la scappatoia individuata dal Sudafrica è indirizzare altrove le sue esportazioni, ad esempio in Cina e Russia che con Sudafrica, Brasile e India formano il gruppo dei Paesi Brics.