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CIB, il progetto “Farming for Future” per l’agroforestazione

"Farming for Future"
Foto di Gosia K. da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Farming for Future – 10 azioni per coltivare il futuro è il progetto che il CIB – Consorzio Italiano Biogas ha presentato durante l’evento “Agricoltura di precisione e acquacoltura: ecco come si stocca la CO₂” nell’ambito di EcoFuturo Festival, manifestazione dedicata alle ecotecnologie che si svolge a Padova. “Farming for Future” ha l’obiettivo di portare l’agricoltura tradizionale verso l’agroecologia mediante l’agroforestazione: coltivare alberi nei terreni agricoli è un’attività ancora poco diffusa, ma dagli effetti estremamente positivi.

Il CIB riunisce oltre 750 aziende agricole produttrici di biogas e biometano da fonti rinnovabili, più di 200 società industriali fornitrici di impianti, tecnologie e servizi per la produzione di biogas e biometano, enti e istituzioni che contribuiscono alla promozione della digestione anaerobica per il comparto agricolo. L’agroforestazione è una delle 10 azioni per coltivare il futuro proposte dal CIB:

• Energie rinnovabili in agricoltura
• Azienda agricola 4.0
• Gestione degli effluenti da allevamento
• Fertilizzazione organica
• Lavorazioni agricole innovative
• Qualità e benessere animale
• Incremento fertilità dei suoli
• Agroforestazione
• Produzione e uso di biomateriali
• Biogas e altri gas rinnovabili

L’agroforestazione favorisce il ripristino e la conservazione della biodiversità nelle aziende agricole e può contribuire in modo importante alle politiche di contrasto al cambiamento climatico. L’integrazione di alberi e colture agricole su una stessa superficie, infatti, permette di incrementare ulteriormente la cattura in modo stabile di CO₂ dall’atmosfera e lo stoccaggio di carbonio nel suolo, aumentandone la fertilità; si tratta quindi di una tappa molto importante nel percorso della carbon farming.

«L’azione sull’agroforestazione è un tassello molto importante nel percorso di transizione tracciata dal progetto “Farming for Future” perché testimonia il lavoro svolto negli anni dagli agricoltori a presidio dei suoli e della salvaguardia della biodiversità dei territori, oltre ad essere una misura innovativa che contribuisce a combattere la crisi climatica», ha dichiarato Piero Gattoni, presidente di CIB.

Perché l’agroforestazione conviene

I sistemi agroforestali, ovvero quelli dove si trovano contemporaneamente alberi e colture erbacee, erano la norma fino a pochi decenni fa, poi sono stati abbandonati. La ricerca ha però dimostrato che questi sistemi «massimizzano la produttività primaria, ovvero la quantità di sostanza secca prodotta per ettaro ogni anno, e forniscono importanti servizi ecosistemici come conservazione della biodiversità, contrasto al cambiamento climatico, difesa del suolo, riduzione delle perdite di nutrienti». Le tecniche di agroforestazione aumentano sia la biodiversità fuori suolo, grazie a un maggiore spazio sfruttabile da diverse specie animali e vegetali selvatiche, sia la biodiversità nel suolo che beneficia dell’arricchimento dei nutrienti fornito in profondità dagli apparati radicali degli alberi. Per tutti questi motivi la PAC (Politica Agricola Comune) ne promuove la ricostituzione.

Particolarmente interessanti sono i cosiddetti “sistemi silvoarabili” che prevedono la consociazione di alberi produttivi (coltivati lungo il reticolo idrografico, come fossi e scoline) e seminativi. La loro presenza contribuisce ad attenuare le problematiche ambientali perché permette di massimizzare il sequestro di carbonio nei suoli: suoli sani e produttivi favoriscono la resilienza delle aziende agricole al cambiamento climatico. Inoltre, la sovrapposizione di due colture specializzate sulla stessa superficie permette all’agricoltore di sommare i redditi derivanti da ognuna di esse.

La presenza degli alberi, infine, crea un microclima favorevole che riduce l’evapotraspirazione e ripara dal vento, migliora la qualità dell’acqua e la difesa delle falde, e quindi preserva la tutela del paesaggio.

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