L’agroecologia, secondo Legambiente, è la ricetta per un Made in Italy più competitivo, strategica contro la crisi climatica ed energetica e per un cibo più sano e giusto. Per avviare un serio processo trasformativo è necessario dare piena attuazione alla legge sul biologico e adottare una serie di regole che mettano l’Italia in linea con le indicazioni delle strategie europee
di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – «L’agroecologia è la ricetta per un Made in Italy più competitivo, strategica contro la crisi climatica ed energetica e per un cibo più sano e giusto», un principio sottolineato da Legambiente nel corso del IV Forum nazionale dell’Agroecologia Circolare.
Agroecologia e Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
Ma cosa si intende per agroecologia? Secondo la FAO, «l’agroecologia è un approccio olistico e integrato che applica simultaneamente concetti e principi ecologici e sociali alla progettazione e alla gestione di un’agricoltura e di sistemi alimentari sostenibili». In questa ottica, l’agroecologia considera l’interazione tra piante, animali, esseri umani e ambiente come parte di un sistema unico: sapere dove e come il cibo viene prodotto all’interno di sistemi alimentari socialmente equi.
L’interazione tra le persone e il Pianeta è il perno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030, e l’agroecologia può contribuire al raggiungimento di sette SDGs: Goal 1 (Sconfiggere la povertà), 2 (Sconfiggere la fame), 5 (Parità di genere), 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), 10 (Ridurre le disuguaglianze), 13 (Lotta contro il cambiamento climatico), 15 (La vita sulla Terra). La FAO ha anche sviluppato 10 Elementi dell’Agroecologia, tra loro interconnessi, per accompagnare i paesi in un percorso trasformativo: diversità, co-creazione e condivisione delle conoscenze, sinergie, efficienza, riciclo, resilienza, valori umani e sociali, cultura e tradizioni del cibo, governance responsabile, economia circolare e solidale.
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Il punto sull’Italia
Cosa sta succedendo in Italia? Legambiente chiede al nuovo Governo di mantenere l’attenzione sulle priorità che da un lato rendano l’agricoltura un volano della transizione ecologica, dall’altro creino le condizioni perché il sistema agroalimentare italiano sia sempre più competitivo sullo scenario globale. «Bisogna ridurre l’impatto del settore sul clima e sulla perdita di biodiversità, rendendo il percorso verso la transizione non solo ambientalmente, ma anche socialmente ed economicamente sostenibile.
Il Made in Italy, in tal senso, può e deve diventare un pezzo importante sia della strategia energetica del Paese, per ridurre le emissioni e moltiplicare le rinnovabili, sia nella produzione di un cibo sano e giusto in un’ottica che non abbandoni le strategie europee. Dobbiamo farne un elemento incisivo contro la crisi ambientale e climatica e, al contempo, renderlo più competitivo a livello globale, unendo all’eccellenza l’innovazione e aumentando il livello dell’impegno sul biologico, apripista dell’intero sistema agroecologico nazionale», ha affermato Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente.
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Garantire l’attuazione della legge sul biologico
Innanzi tutto si deve garantire la piena attuazione della legge sul biologico recentemente approvata affinché si riduca progressivamente il ricorso allachimica di sintesi e siano salvaguardati benessere animale e biodiversità, anche per essere in linea con quanto indicato dalla Commissione Europea.
Nella cornice di tale legge, per l’agricoltura Legambiente sollecita la disposizione di strumenti idonei, come registrazione del marchio biologico Made in Italy, istituzione dei biodistretti, adozione di un Piano nazionale per lo sviluppo del settore, valorizzare filiera corta, comunità locali ed eccellenze dei territori, evitare l’importazione di foraggio e mangimi dall’estero.
Tutti punti che rientrano a pieno titolo nella sovranità alimentare che sostiene da tempo anche Slow Food e che rientra nella nuova denominazione del Ministero dell’Agricoltura.
Altri due punti fondamentali riguardano la riduzione delle emissioni climalteranti legati all’agricoltura e alla zootecnia intensive e il sostegno alle rinnovabili.
Per quanto riguarda in particolare la zootecnia, nel generale concetto di benessere animale devono rientrare la riduzione degli antibiotici e degli ormoni negli allevamenti, puntare all’indipendenza mangimistica, ridurre i consumi di carne puntando sulla qualità.
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Innovazione e qualità
In estrema sintesi, bisogna coniugare innovazione tecnologica e produzione agricola di qualità.
A tale proposito, Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ha dichiarato: «È tempo di dare gambe, attraverso i decreti attuativi, alla legge sul biologico approvata lo scorso marzo dopo un’attesa di ben 13 anni e mettere in campo azioni che favoriscano anche la crescita della domanda di prodotti bio, oltre che l’offerta.
Contemporaneamente, bisogna entrare sempre più nell’ottica di un’agricoltura multifunzionale in cui le rinnovabili, in primis agrivoltaico, impianti a biogas e biometano, possono giocare un ruolo strategico nello scenario attuale. Perché questo avvenga, però, vanno definite delle linee guida e scongiurati i preconcetti che potrebbero rallentarne lo sviluppo.
È importante che il Governo approvi al più presto norme adeguate e uniformi, che permettano una realizzazione degli impianti corretta e trasparente, rendendo il settore agricolo protagonista oltre che della filiera del cibo anche della rivoluzione energetica».
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Le priorità per accelerare la sostenibilità
Legambiente, inoltre, ha individuato altre priorità per accelerare la sostenibilità del sistema:
- valorizzazione della filiera corta e delle comunità locali, Piano nazionale strategico della PAC più in linea con le strategie UE (riduzione del 50% di fitofarmaci, del 20% di fertilizzanti, del 50% di antibiotici utilizzati per gli allevamenti, il 25% di superficie agricola dedicata al biologico e il 10% di aree ad alta biodiversità nei campi agricoli entro il 2030);
- adozione del PAN (il Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, scaduto nel 2019 e da adeguare alle strategie europee, specie per quanto riguarda la riduzione dei pesticidi);
- approvazione della legge contro le agromafie;
- realizzazione di piccoli invasi per trattenere le acque;
- adozione di pratiche colturali che aumentino la capacità di assorbire le piogge e trattenere umidità e nutrienti;
- riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate.
Premio Ambasciatori dell’Agroecologia, storie di buone pratiche
Dalla teoria alla pratica, Legambiente ha assegnato il Premio Ambasciatori dell’Agroecologia a dieci modelli di buone pratiche: Claudia Antonucci, Azienda olearia vinicola di Orsogna (CH); Valentina Avvantaggiato, sindaca di Melpignano (LE); Silvia Chirico, Tenuta Chirico di Ascea (SA); Rita De Padova, Fondazione Siniscalco Ceci Emmaus Foggia; Loredana Lucentini, Azienda agricola sotto il Poggio, Orbetello (GR); Fulvia Mantovani, Cooperativa Iris Bio, Calvatone (CR); Anna Nardi, Perlage Winery Farra di Soligo (TV); Serena Peveri, Azienda agricola Ciaolatte Borghetto, Noceto (PR); Edoardo Prestanti, sindaco di Carmignano (PO); Franco Vita, sindaco di Nepi (VT).