L’agroalimentare italiano ha un valore pari al 25% del Pil italiano. Un comparto produttivo apprezzato in tutto il mondo che si distingue per qualità e sicurezza. Bisogna proteggerlo dalle imitazioni e sostenerlo con infrastrutture adeguate
La filiera agroalimentare made in Italy vale 540 mld di euro
di Isabella Ceccarini
Cifre da capogiro per l’agroalimentare. Un valore pari al «25% del Pil, 538 miliardi di euro nella filiera agroalimentare, 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, più di 330mila realtà della ristorazione, 230mila punti vendita al dettaglio». Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha illustrato con questi dati il panorama dell’agroalimentare italiano, confermandone il successo anche nell’export: +11% nei primi sei mesi del 2021. Un record storico, ma si punta ancora più in alto. Quest’anno l’obiettivo da raggiungere sono i 50 miliardi di euro, un record storico assoluto. Il quadro si dimostra ancora più positivo se si considerano le difficoltà degli scambi commerciali e la chiusura dell’HoReCa dovute al lockdown. Proprio la pandemia ha fatto emergere con maggiore chiarezza il valore strategico dell’agroalimentare, che in Italia è caratterizzato dalla combinazione vincente di qualità e sicurezza.
Agroalimentare italiano, sinonimo di qualità e sicurezza
Esaminando l’andamento delle cifre riportate da Coldiretti l’agroalimentare italiano si dimostra il più amato a livello internazionale. Il trend si conferma positivo in Germania (+6,8%), superando di poco la Francia (+6,7%). In Gran Bretagna, che patisce gli effetti della Brexit e dei nuovi carichi amministrativi, l’export agroalimentare diminuisce del 4,6%. Gli Stati Uniti sono da sempre dei fan del cibo italiano: quest’anno le richieste sono cresciute del 18,4%. Tra i mercati extraeuropei, quello russo cresce del 16,5%, ma la vera sorpresa arriva dalla Cina che si attesta addirittura su un +57,7%.
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«L’Italia può ripartire dai suoi punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi con un ruolo di traino per l’occupazione e l’intera economia, per questo abbiamo elaborato e proposto progetti concreti nel PNRR per favorire l’autosufficienza alimentare e una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale con la creazione di un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni» è il quadro delineato da Ettore Prandini.
È indispensabile sbloccare le infrastrutture
Il presidente di Coldiretti però non si ferma alla semplice valutazione positiva dell’agroalimentare, ma affonda il coltello nella piaga delle mancanze che impediscono la crescita corretta del settore: «Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy serve agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo». Ogni anno questi ostacoli recano un danno all’Italia «in termini di minori opportunità di export a cui si aggiunge il maggior costo della “bolletta logistica” legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci».
Proprio per quanto riguarda i trasporti, c’è grande preoccupazione per l’aumento dei noli marittimi e dei container trasportati via nave. L’aggravio per gli operatori economici italiani supera dell’11% la media europea, comportando un deficit di competitività per l’Italia, evidenzia Coldiretti. Nella classifica mondiale stilata dal Global Competitiveness Report (GCR) curato dal World Economic Forum – che monitora il livello di competitività delle economie mondiali e il livello delle loro infrastrutture – colloca il nostro Paese al 30° posto.
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L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione Europea. Questo fa dell’Italia un unicum nel panorama internazionale dal punto di vista della qualità e dimostra anche il legame delle eccellenze agroalimentari con il territorio. Inoltre, per la sua indiscutibile qualità il nostro agroalimentare è oggetto di imitazioni internazionali dalle quali dobbiamo difenderci con un sistema di etichettature trasparenti sull’origine delle materie prime. Per questo Coldiretti porta avanti un’idea di «filiera sostenibile con cui affrontare il futuro non solo creando valore economico, ma guardando anche alla sua distribuzione e alla capacità di restituire valori positivi, sotto il profilo ambientale, sociale, territoriale».