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Agroalimentare italiano, valori in crescita

Il Rapporto CREA sul commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari descrive un settore che meglio di altri ha sopportato lo shock della pandemia. Il 2021 è un anno che ha segnato complessivamente una ripresa degli scambi commerciali, ma gli effetti della guerra sono stati subito evidenti

via depositphotos.com

L’agroalimentare italiano cresce, pur se in quadro globale complesso.

La trentesima edizione del Rapporto CREA Commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari 2021 analizza con grande precisione gli aspetti strutturali e le dinamiche degli scambi commerciali, mettendo in evidenza come nel 2020 gli scambi internazionali del settore agrolaimentare avessero sopportato meglio di altri lo shock dovuto alla pandemia.

2021, agroalimentare nel segno della ripresa

Il 2021 ha segnato la ripresa sia dell’import (+13,6%) che dell’export (+11,3%) agroalimentare, che raggiungono il valore rispettivamente di 48,28 miliardi di euro e per l’export superano per la prima volta i 50 miliardi di euro.

Una crescita generalizzata del comparto, che mantiene in attivo il saldo della bilancia commerciale del settore di 2 miliardi di euro.

Fanno eccezione le esportazioni di pasta (che registrano un calo del 6,2% in valore e del 12,6% in quantità) e delle conserve di pomodoro (+0,2% in valore e -7,7% in quantità).

Nel 2020, anche come conseguenza del Covid e dell’aumento dei pasti consumati in casa, si era registrato un netto aumento. Il calo del 2021 è comunque superiore ai valori del 2019, che quindi restano positivi.

Netto aumento delle importazioni, specie dei prodotti ittici. Un esempio per tutti sono i molluschi e i crostacei congelati (il valore dell’import è cresciuto del 40,7%), che hanno riconquistato le quote di mercato perse a causa della chiusura dei canali HoReCa durante il lockdown.

I partner commerciali dell’Italia

I principali mercati di sbocco si confermano l’Unione Europea (57,7% del mercato complessivo) e gli Stati Uniti (13,2%).

Il mercato da cui l’Italia importa di più è quello UE (68%), seguito da Asia e Sudamerica.

Complessivamente, il 2021 ha segnato una ripresa generalizzata degli scambi dei prodotti agroalimentari con tutti i principali partner commerciali dell’Italia, sia in entrata che in uscita.

La variazione degli scambi è positiva sia a livello nazionale che dei singoli territori.

Discorso a parte merita il Regno Unito, perché la Brexit ha fatto sentire il suo peso sugli scambi commerciali.

Rispetto al 2020, le importazioni italiane sono quasi dimezzate e la crescita dell’export è stata piuttosto esigua con un +1,6% che rimane nettamente inferiore rispetto agli altri principali mercati di riferimento dei prodotti del nostro Paese.

Gli effetti della guerra

Il Rapporto CREA dedica un capitolo agli effetti causati dalla guerra in Ucraina, visibili già a un mese dall’inizio del conflitto: la Russia è un importatore di agroalimentare italiano e l’Ucraina è un fornitore di materie prime, soprattutto per l’industria, di oli vegetali, cereali e prodotti per la mangimistica.

Nel 2021 le esportazioni agroalimentari italiane verso la Russia valgono 663 milioni di euro (1,3%). Si tratta principalmente di caffè torrefatto, vini e spumanti, prodotti dolciari, olio e pasta.

L’impatto del conflitto è forte: se l’import dall’Ucraina in un mese si riduce del 13%, l’export verso la Russia scende del 35%.

In sintesi, il Rapporto CREA presenta un quadro complessivamente in crescita nel primo trimestre del 2022 che è in linea con i valori del 2021.

Ma ovviamente si tratta di valori che andranno monitorati attentamente nei mesi a seguire.