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Agroalimentare italiano e Dieta Mediterranea, patrimoni da difendere

L’agroalimentare italiano ha un valore identitario e culturale oltre che economico, la Dieta Mediterranea è ritenuta sana ed equilibrata dai nutrizionisti e a basso impatto ambientale, l’Italia è ricca di biodiversità. Il ministro Lollobrigida spiega perché non dobbiamo accettare diete omologanti ma difendere il valore della nostra tradizione agroalimentare, cominciando a conoscerla fin da piccoli

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA MINISTRO AGRICOLTURA

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Consumatori o persone? Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sostenibilità Ambientale e delle Foreste, non ha dubbi e sceglie le persone. Una scelta che ben si coniuga con la difesa dell’agroalimentare italiano e della Dieta Mediterranea, emblema della corretta nutrizione.

La qualità del cibo italiano nasce da un territorio ricchissimo di biodiversità. Il comparto agroalimentare è proiettato al futuro e guarda all’innovazione come strumento indispensabile per rendere il sistema sempre più sostenibile, ma senza rompere il legame con la tradizione e con il suo valore culturale che caratterizza la nostra identità.

Per tutelare l’agroalimentare italiano le persone devono conoscerne il valore, come spiega il ministro Lollobrigida in questa intervista.

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Il mondo dell’agroalimentare parla di consumatori. Puntare invece sulla persona come elemento centrale del sistema non sarebbe una differenza da poco.

La differenza è sostanziale e non mi stancherò mai di ripeterlo. Al centro del nostro impegno ci sono le persone, da riconoscere e difendere per le proprie identità, tradizioni e libero arbitrio.

I “consumatori” sono automi da condizionare, magari con cibo sintetico o ultra-processato, diete omologate e omologanti, desertificando così economie e culture. Questo non lo possiamo accettare.

Il mondo dell’agroalimentare italiano lo sa bene, perché il Made in Italy nasce dal territorio, dalla biodiversità e dal lavoro di vecchie e nuove generazioni. I nostri non sono prodotti da “consumare” ma da vivere, consapevoli dell’immenso patrimonio che c’è dietro.

L’Italia è il paese europeo più ricco di biodiversità e le tradizioni dei nostri territori sono una ricchezza. È possibile trovare una sintesi tra le piccole produzioni di qualità e le grandi aziende del settore?

La Dieta Mediterranea vuol dire questo: qualità, biodiversità, territorio, varietà. Da Nord a Sud in Italia troviamo grandi aziende come piccole realtà, anche a conduzione familiare, con una impareggiabile ricchezza di prodotti e tradizioni.

Salvaguardare questo modello, che comprende in modo strutturale le eccellenze di nicchia, è essenziale per la nostra identità e per la nostra competitività.

Proprio con questa consapevolezza, già nella Legge di Bilancio abbiamo investito con forza sulle filiere, creando con 100 milioni di euro il Fondo per la Sovranità alimentare.

Abbiamo il compito di sostenere le produzioni che oggi, in un contesto globalizzato e condizionato da fenomeni contingenti, si trovano ad affrontare maggiori difficoltà. Grandi e piccole produzioni concorrono all’identità e alla ricchezza della nostra Nazione.

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Il cibo è cultura. I bambini italiani hanno uno dei tassi di obesità e sovrappeso più alti d’Europa che in età adulta li porterà ad avere seri problemi di salute. Nella patria della Dieta Mediterranea non sarebbe un passo importante inserire l’educazione alimentare nei programmi scolastici?

Stiamo già puntando in questa direzione. Il Governo Meloni lavora in squadra, superando la logica fallimentare dei compartimenti stagni, per portare avanti progetti essenziali per la Nazione.

Nelle nostre famiglie, per generazioni, ci è stata trasmessa un’educazione alimentare corretta, basata sulla Dieta Mediterranea. Un modello che oggi rischia di essere distorto da logiche di mercato. Ci hanno educato al concetto di cibo buono e sano, oggi invece c’è il cibo che va di moda.

Per questo ho condiviso con gli altri ministri l’importanza di inserire l’educazione alimentare nei programmi scolastici, già dalle elementari, con programmi pensati per ogni età che accompagnino gli studenti lungo tutto il percorso scolastico.

Essere consapevoli dell’importanza di avere un’alimentazione corretta, variegata ed equilibrata, e saper riconoscere i prodotti eccellenti della nostra tradizione è fondamentale.

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Si parla di cibo sintetico e insetti come della soluzione per garantire a tutti la sicurezza alimentare senza devastare l’ambiente. Si può difendere la qualità per cui l’agroalimentare italiano è famoso (e imitato) nel mondo e contemporaneamente produrre in modo sostenibile la quantità di cibo necessaria?

La nostra posizione è chiara. La sostenibilità è un obiettivo che possiamo raggiungere, accompagnando le aziende lungo il percorso. Non accettiamo chi spinge sul mercato prodotti miracolosi o elargisce ricette di sostenibilità ambientale che però vanno a discapito della sostenibilità economica o sociale.

La sicurezza alimentare dei popoli non può essere messa nelle mani delle multinazionali del cibo sintetico. Dobbiamo invece sostenere la capacità dei popoli di produrre cibo sano e sufficiente. Per questo difendiamo i prodotti locali, il Made in Italy e la Dieta Mediterranea, investendo verso una sempre maggiore sostenibilità del sistema.

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Con questo obiettivo in Legge di Bilancio abbiamo inserito un Fondo per l’Innovazione in agricoltura da 225 milioni di euro. Le nuove tecnologie, infatti, possono coniugarsi alla tradizione, aumentando la produttività, la competitività e la sostenibilità ambientale.

Insieme ai ministri Urso (Imprese e Made in Italy) e Schillaci (Salute) ho firmato i decreti sulla farina di insetti per assicurare alle persone un acquisto consapevole: nessuno mangerà grilli a sua insaputa.

Il sistema di etichettatura fronte pacco Nutriscore continua a essere un tema caldo su cui il confronto è ancora in corso. Il principio da difendere è che la salute dipende da una dieta equilibrata, mentre le informazioni fuorvianti la danneggiano, a prescindere dall’indubbio danno economico per le produzioni italiane. Quale potrebbe essere il compromesso possibile tra posizioni divergenti?

La Dieta Mediterranea, patrimonio dell’Unesco, ci insegna il valore della varietà e dell’equilibrio. Il Nutriscore, invece, giudicando i singoli alimenti secondo determinati parametri, rischia di fornire indicazioni condizionanti e dannose. L’iter è stato rinviato al 2024, grazie alla battaglia che abbiamo condotto in Europa.

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Continueremo a vigilare per tutelare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati, difendendo le produzioni di qualità e la cultura alimentare. Non possiamo accettare un attacco strumentale alla nostra cucina, che è risultata la prima al mondo.

Per questo insieme al ministro Sangiuliano (Cultura) abbiamo presentato la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’umanità. Perché è l’insieme dei gesti, delle pratiche e dei rituali che rappresentano l’identità, nelle quali riconoscersi come un unico popolo.