A Trento si impara a gestire l’innovazione nell’agroalimentare
Con Agrifood Innovation Management l’innovazione in agricoltura diventa una laurea specialistica. Sara Ammaniti, Stefano Galvagni, Retchel Millama e Stefano Zanoni sono i primi quattro laureati magistrali che escono dall’Università di Trento, un ateneo costantemente in prima fila ogni volta che si parla di innovazione e di sperimentazione.
Agrifood Innovation Management, competenze sull’innovazione nell’agroalimentare
Il corso di laurea magistrale in Agrifood Innovation Management è stato attivato due anni fa dal Centro Agricoltura Alimenti Ambiente (C3A) con l’obiettivo di creare una figura che avesse competenze specifiche riguardo all’innovazione in ambito agroalimentare.
Agricoltura e alimentazione sono infatti due settori produttivi che sentono sempre più forte l’esigenza di personale qualificato sia per la produzione che per la commercializzazione dei prodotti.
Le quattro tesi di laurea magistrale hanno goduto dell’appoggio e della collaborazione sia di aziende del settore agroalimentare che dalla Fondazione Mach.
Il Centro C3A è stato istituito nel 2015 con una convenzione quadro tra l’Università di Trento e la Fondazione Mach con l’obiettivo di valorizzare le collaborazioni tra le due istituzioni nei diversi ambiti: ricerca, didattica, settore agroalimentare e settore ambientale.
Quattro tesi di ricerca
Questi gli argomenti delle quattro tesi, tutte basate su lavori di ricerca:
- la risposta del mais di Storo alla carenza idrica. Obiettivo: sviluppare metodi sostenibili per la mitigazione degli stress derivati dai cambiamenti climatici;
- metodi di controllo biotecnologico nei confronti di Scaphoideus titanus, l’insetto vettore della flavescenza dorata della vite, che è la maggiore emergenza fitosanitaria per questa coltura in Europa;
- performance produttiva, benessere intestinale e qualità delle uova delle galline ovaiole;
- comprensione della reale efficacia di alcuni principi attivi per ridurre gli effetti negativi di stress biotici ed abiotici in vite.
Due dei neolaureati hanno una formazione da sempre coerente con gli obiettivi della laurea magistrale: prima gli studi all’Istituto Agrario, poi la laurea triennale in Viticoltura ed Enologia, infine la specialistica in Agrifood Innovation Management. Entrambi, inoltre, hanno già vinto una borsa di dottorato in Agrifood and Environmental Sciences all’Università di Trento.
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La didattica si lega alla concretezza
Il corso di laurea magistrale in Agrifood Innovation Management si svolge interamente in lingua inglese. La sede è il campus di San Michele all’Adige, presso la Fondazione Edmund Mach.
La metodologia didattica include lezioni pratiche, visite alle aziende, attività sul campo, uso di materiali multimediali, risoluzioni di problemi (in questa fase gli studenti sono seguiti singolarmente dai docenti).
Il forte legame tra la didattica e il mondo produttivo assicura uno sguardo proiettato all’innovazione della catena produttiva in ogni tappa della filiera, dal campo alla tavola.
Il corso in Agrifood Innovation Management si caratterizza per l’approccio multidisciplinare che permette di connettere le diverse materie di studio.
Ogni anno i programmi affrontano tematiche diverse: quest’anno, ad esempio, si tratta il tema dei prodotti alternativi alla carne dei novel food.
Molto interessante anche l’opportunità di recarsi all’estero per lo studio o per la tesi, sempre in collegamento con le aziende del settore e con la supervisione dei docenti.
L’agricoltura è un settore produttivo di importanza strategica per l’Italia che offre interessanti opportunità di lavoro. Ma non si deve dimenticare il suo valore in termini di Pil e di export.
I laureati in Agrifood Innovation Management acquisiscono competenze di tipo imprenditoriale, ma sono anche in grado di incoraggiare la transizione dei sistemi agroalimentari verso la sostenibilità nel rispetto dell’ambiente.