Rinnovabili • Agrifood Forum: Produrre meglio e consumare meno

All’Agrifood Forum di Rinnovabili.it la visione sul futuro del cibo: produrre meglio e consumare meno

Hanno assistito all'evento più di 12mila persone, i post hanno raggiunto 60mila utenti. Questi i numeri dell'Agrifood Forum di Rinnovabili.it, il primo evento digitale dedicato all’alimentazione sostenibile italiana organizzato dalla nostra testata con la collaborazione del Santa Chiara Lab e i patrocini di ASVIS, Confagricoltura, Associazione Borghi autentici, Future food institute, Fondazione Symbola, Slow food Italia, Earth day Italia. Una giornata di intensi lavori in preparazione del Food Sistem Summit di settembre a New York. Tantissimi i relatori tra cui il vicedirettore della FAO, Maurizio Martina, ed il Ministro MIPAAF Stefano Patuanelli. Qui riportiamo i lavori della sessione mattina: l’impegno della politica, della ricerca e delle istituzioni.

Agrifood Forum: Produrre meglio e consumare meno

Innovazione e sostenibilità per il futuro del cibo

(Rinnovabili.it) – Produrre meglio e consumare meno. Questa la fotografia che, in una frase, emerge dalla prima sessione dell’Agrifood Forum di Rinnovabili.it, il primo evento digitale dedicato all’alimentazione sostenibile italiana organizato con la collaborazione del Santa Chiara Lab e i patrocini di ASVIS, Confagricoltura, Associazione Borghi autentici, Future food institute, Fondazione Symbola, Slow food Italia, Earth day Italia. Sul tavolo tanti elementi di discussione, dal Recovery plan alla Pac, dalle agro-energie alla formazione, dal giusto reddito da distribuire lungo la filiera agro-alimentare al tema forse centrale dei prossimi 10-15 anni, l’innovazione; fino, naturalmente, alla chiave che tiene insieme tutto: la sostenibilità. 

Il 2021 è un anno cruciale – ha ricordato il direttore di Rinnovabili.it, Mauro Spagnolo, dando il via all’Agrifood Forum nella veste di moderatore – tra il Food System Summit, il G20 a presidenza italiana e la COP26. La sostenibilità alimentare è un tema che sta diventando centrale nelle linee guida della politica italiana e non solo, ed è anche un tema complesso che racchiude tanti sotto-aspetti da analizzare congiuntamente: la cultura del cibo, l’esigenza di creare nuove alleanze come quella tra produttori e consumatori, la riduzione degli sprechi, la povertà alimentare, l’innovazione“.

L’Italia gioca un ruolo di baricentro anche per la responsabilità che riveste in alcuni passaggi internazionali, per esempio la presidenza del G20 e la co-presidenza della Cop26″, osserva il vicedirettore generale della Fao Maurizio Martina. “Ma un passaggio fondamentale sarà il vertice che si terrà a Roma a luglio, il summit di preparazione al Food system summit previsto per settembre a New York”. Secondo Martina “la pandemia ha rappresentato un pauroso acceleratore di alcune dinamiche problematiche che da tempo sono sul tavolo. Abbiamo avuto un incrocio micidiale tra crisi sanitaria, climatica, e economica; un intreccio che ha proprio nei sistemi alimentari un perno centrale. Il sistema deve ora riorganizzarsi in base a queste tre sfide”.

In vista del pre-Food system summit – spiega l’ex ministro delle Politiche agricole – “noi stiamo lavorando ai principali elementi di resilienza dei sistemi agricoli e alimentari” sulla base di “cinque grandi linee di impegno” come indicate “dalle Nazioni Unite: garantire l’accesso al cibo sicuro e nutriente per tutti; nuovi modelli di consumo sostenibili; promozione di modelli produttivi più positivi e integrati con il sistema ecologico e la natura, in particolare affrontando fino in fondo la questione della tutela della biodiversità; l’equità all’interno del processo di trasformazione dei sistemi alimentari; la costruzione di azioni per la resilienza in ragione della nuova vulnerabilità dei sistemi alimentari e agricoli”.

“Siamo entrati in un’epoca in cui quello che fino a poco tempo fa consideravamo straordinario sta diventando una condizione ordinaria e strutturale – rileva Martina – questo deve cambiare con le giuste politiche. Questi summit devono servire per delineare un concetto: produrre meglio consumando meno. E noi siamo entrati in una stagione che deve insegnarci a disegnare i caratteri della nuova economia. Serve ambizione e coraggio per disegnare questo nuovo modello in modo più equilibrato”.

Una rappresentazione su cui si trova d’accordo l’attuale ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli; che aggiunge un pizzico di operatività: “Abbiamo sempre fissato obiettivi ma non abbiamo mai dato gli strumenti per raggiungerli. Oggi, quegli strumenti, li abbiamo a disposizione, in parte legati alla Pac e in parte legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”, definito “una chance che arriva in risposta alla pandemia. Abbiamo così la possibilità di incidere oggi e di sfruttare quel clima di avvicinamento alla sostenibilità”.

Alcuni argomenti saltano nelle parole del ministro: come la questione della “filiera” (tipo “dare esecuzione alla strategia Farm to fork per una nuova alleanza dal produttore al consumatore”) con “la creazione di valore aggiunto” e “la capacità di distribuirlo lungo la filiera”, della capacità innovativa, e l’implementazione di un “dibattito profondo con la società civile” affinché comprenda l’importanza di “un’alimentazione sana, che sappia valorizzare l’uso sano dei cibi e equilibrato dei nutrienti”.

La connessione tra ambiente e agricoltura viene evidenziata per esempio dalla “corretta gestione dell’acqua” che “non si può più rimandare”, quella energetica con il “biometano e in futuro abbastanza vicino l’idrogeno” dal momento che i “costi di produzione per le nostre aziende sono più alti della media europea”; ed è qui che si inserisce l’agri-solare e l’agri-voltaico. “L’agricoltura ha una grossa capacità di innovazione, dalla sensoristica, all’uso del satellite, al gps di precisione, la meccanizzazione e la sostituzione di macchine agricole”.

Il direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo del Maeci della Farnesina, Giorgio Marrapodi, si è invece soffermato sul fatto che questo è “l’anno dedicato ai sistemi alimentari” e che il “nostro sistema impreziosito dal cibo di qualità”, raccontando le iniziative avviate: “un tavolo con tutti gli attori coinvolti, i dialoghi con università, settore privato, produttori e associazioni, l’approccio attento ai diritti umani”.

Dobbiamo scegliere accuratamente il sistema con cui decidiamo di misurare la sostenibilità alimentare“, spiega nel suo intervento Filippo Gallinella, Presidente Commissione Agricoltura della Camera. “Sostenibilità non solo del prodotto, ma anche dell’azienda agricola visto che possiamo misurare l’impatto delle pratiche agricole sull’ambiente“.

L’evoluzione e la crescita demografica al centro del discorso del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti: “Nel 2050 saremo quasi 10 miliardi di persone. Questo aumento della popolazione mondiale deve essere accompagnato anche dallo sviluppo di sistemi agricoli adeguati a saper rispondere alla domanda. Il futuro sarà caratterizzato da una parte dalla necessità di produrre cibo in quantità e dall’altra dal bisogno di offrire servizi ecosistemici. In questo ambito sarà fondamentale l’innovazione”.

Proprio su questo si concentra Angelo Riccaboni,  presidente del Santa Chiara Lab dell’università di Siena: “L’innovazione deve essere tecnologica ma anche organizzativa e sociale, e in grado di valorizzazione una delle caratteristiche dell’Italia: le filiere, la rete, e l’ingresso anche alle piccole aziende nel sistema della ricerca. Per farlo dobbiamo trovare dei meccanismi nuovi di co-creazione e co-costruzione. Inoltre è urgente valorizzare le buone pratiche, in modo da far vedere che l’innovazione si può fare. E puntare sulla comunicazione e l’educazione, formando i produttori e inviando i giusti messaggi ai consumatori”. Ma c’è anche un aspetto tanto romantico quanto economico, dice Riccaboni: “Per far fronte alla sfida della sostenibilità da una parte abbiamo bisogno di innovazione dall’altra dobbiamo valorizzare la dieta Mediterranea, che – osserva – vedo come uno strumento economico”.

Per Sara Roversi del Future food institute tutto parte dall’educazione. “È l’unico modo di pensare all’ecologia per tenere insieme le tante dimensioni che vengono toccate: ambientale, sociale, culturale, economica. Educazione e formazione sono tra i pilastri della transizione in atto nei sistemi alimentari: dobbiamo prima di tutto imparare un modo diverso di affrontare i problemi“.

Il presidente di Symbola Ermete Realacci ne fa un tema di desiderabilità sociale chiamando in causa e parafrasando Alex Langer: “Non vinceremo questa sfida se non sarà anche una sfida che la gente percepisce come una liberazione, se non dà l’idea alle persone che migliora la loro vita”; ecco perché non si deve “ragionare usando soltanto degli algoritmi astratti ma tenendo anche al cuore di quello che l’Italia può trasmettere al mondo”.

Le biotecnologie rappresentano un potenziale enorme di sviluppo per l’agricoltura, soprattutto oggi perché abbiamo le nuove tecniche di genome-editing“, commenta Massimo Iannetta, Responsabile Divisione Biotecnologie e Agroindustria di ENEA nel suo intervento. “Centrale è anche il tema della chiusura dei cicli. Su questo punto abbiamo attivato una piattaforma di stakeholder, IGEST, con l’obiettivo di fare innovazione non solo tecnologica ma anche di governance, verso nuovi modelli di sviluppo per creare nuovo valore aggiunto all’interno delle filiere“.

Il ruolo significativo del concetto di filiera che in Italia diventa “filiera locale del cibo, ci permette di costruire dei ponti tra comunità e tra ecosistemi estremamente diversi”, mette in evidenza Francesco Sottile di Slow food. Un concetto antico e moderno insieme che per Rosanna Mazzia, presidente di Borghi autentici, si declina con la vita nei borghi. “Chi ci vive sono eroi del nostro tempo – conclude Mazzia – sono resilienti per natura. I borghi si propongono come luoghi di sperimentazione; luoghi che sono dei piccoli custodi di filiere di nicchie che riescono a mantenere intatta l’identità dell’Italia”.

Agrifood Forum: Best practices tra visione e innovazione tecnologica

Non solo impegni da assumere e obiettivi da raggiungere. Quando si parla di sostenibilità alimentare l’Italia possiede un proprio bagaglio di esperienze e risultati da mostrare al resto del mondo. Quella che per molti è già la patria del buon cibo, sta progressivamente portando avanti una trasformazione di sistema in grado di fondere assieme istanze economiche, ambientali e sociali. Termometro di questo cambiamento, la seconda sessione dell’Agrifood Forum di Rinnovabili.it, che ha messo a confronto le buone pratiche delle grandi imprese alimentari italiane con le innovazioni delle giovani aziende. Seguendo un unico filo conduttore: la capacità di adattare il know-how nostrano alle sfide moderne tramite un nuovo approccio tecnologico e di business.

Come ricorda Isabella Ceccarini, giornalista di Rinnovabli.it e moderatrice della sessione pomeridiana “un’agricoltura innovativa è un’agricoltura che produce di più e inquina di meno”. Un concetto rimarcato anche Massimo Monti, AD di Alce Nero, celebre marchio del biologico italiano. “La prima cosa che l’agricoltura deve fare, è non essere più una causa del cambiamento climatico”. Come? Attraverso la ricerca, gli investimenti, la condivisione delle conoscenze e soprattutto la partecipazione degli agricoltori. “Il processo di innovazione sostenibile deve riguardare tutto il sistema”. Obiettivo su cui il biologico “è piuttosto avanti”, sottolinea Monti. Senza dimenticare l’utente finale. “Potremo avere una speranza di futuro sostenibile se i cittadini di questo mondo, almeno la maggior parte, consumeranno in maniera sostenibile”. Ciò significa anche ridare al cibo il giusto valore economico, educando a tale valore. E mirare all’equità nella distribuzione del reddito per permettere a tutte le famiglie di consumare in maniera sostenibile. 

L’attenzione alle esigenze dei consumatori unitamente a quelle ambientali è uno degli elementi trainanti della strategia di Granarolo, che in tempo di pandemia ha avviato uno spaccio digitale dove vendere prodotti vicini alla data di scadenza ad un prezzo ridotto. Uno strumento di lotta allo spreco alimentare che tende la mano al risparmio familiare. La trasformazione in chiave verde, spiega il Presidente del Gruppo Gianpiero Calzolari, si accompagna ad un processo di innovazione di prodotto e digitalizzazione aziendale. “Se vogliamo orientare il mondo agricolo verso una trasformazione ecologica, dobbiamo dare la certezza di aver avviato un processo che si concluda in un tempo certo”.

Un esempio concreto? “Abbiamo circa 600 soci allevatori, il 30% ha già attivato un impianto fotovoltaico, di produzione biogas o biometano”. Non solo. Robotica e ioT hanno già fatto il loro ingresso nelle stalle del Gruppo con l’obiettivo di migliorare la produzione anche sul fronte della sostenibilità. “Collegando il valore del made in Italy a quello del cibo sostenibile, aumentiamo la credibilità della nostra offerta soprattutto nei confronti delle nuove generazioni”.

Lara Ponti, AD di Ponti, abbraccia anche la questione sociale. L’azienda, che dal 2017 lavora su obiettivi allineati a quelli dell’Agenda 2030 dell’ONU, ha dato ampio spazio al lato umano, raggiungendo la parità di retribuzione fra generi e una distribuzione contrattuale omogenea. A ciò si associa un lavoro continuo sul fronte della transizione ecologica. Oggi tutta l’energia impiegata dall’azienda viene fonti rinnovabili; nel 2020 i consumi idrici sono stati tagliati del 10% e i rifiuti non riciclabili del 30%. “Complessivamente quello che stiamo facendo è utilizzare tecnologia e innovazione per ridurre la nostra impronta ambientale. Nel piano di sostenibilità che stiamo preparando ci daremo nuovi obiettivi”. Per Ponti si tratta di intraprendere un percorso di miglioramento continuo, che bilanci “ciò che l’azienda consuma con quanto può restituire ai territori in cui vive”.

La sostenibilità di sistema caratterizza anche l’approccio aziendale di illycaffè, la prima B- corp nel settore del caffè italiano, da anni impegnata sia a livello ambientale che sociale. “Nel 2033 festeggeremo il nostro 100° anniversario e vogliamo farlo avendo già raggiunto le zero emissioni nette”, spiega il presidente Andrea Illy. In tal senso, uno degli strumenti su cui sta puntando l’azienda per sostenere la decarbonizzazione è l’agricoltura rigenerativa applicata alle coltivazioni di caffè. Pratica agronomica classificata come “non convenzionale”, mira a nutrire il suolo con carbonio organico, aumentando il sequestro della CO2 dall’atmosfera. Nel contempo nutre il microbiota migliorando la resistenza e la fertilità delle piante, con benefici diretti anche per la salute umana. Questa “agricoltura virtuosa”, come la definisce Illy, è applicata oggi al caffè ma “verrà estesa anche agli altri prodotti dell’azienda”, quali tè, cacao, e vino.

 Si ricollega alla tutela del territorio anche l’intervento di Enrico GalassoAD di Birra Peroni. L’azienda ha avviato nel 2018, in collaborazione con il CREA, il Campus Peroni, centro per la promozione e la diffusione della sostenibilità in ambito cerealicolo; con lo scopo di “creare un punto di incontro e di ricerca che mettesse insieme azione e startup, coinvolgendo diverse università italiane”. Uno degli obiettivi del progetto è la coltivazione sostenibile dell’orzo distico da birra, migliorando anche le performance di reddittivà.  Su questo obiettivo “abbiamo più di 1500 agricoltori che lavorano con Birra Peroni […] il campus permette di tracciare e sapere come vengono coltivati i nostri ingredienti aiutando gli agricoltori a rendere ancora più sostenibile il loro raccolto la sostenibilità”. L’iniziativa è stata estesa anche a 130 agricoltori che coltivano il mais nostrano destinato alla Nastro Azzurro.

Nasce sul campo anche l’innovazione raccontata da Giovanni Tula, Responsabile Sostenibilità Enel Green Power. La società energetica ha aperto le porte all’agrifotovoltaicoun modello innovativo che nasce per conciliare produzione fotovoltaica con produzione agricola, con una forte connotazione circolare, perché permette di impiegare al meglio la risorsa suolo con un uso multiplo”. In questo contesto Enel sta sperimentando un preciso approccio: partire dagli impianti solari su scala utility già presenti sul territorio per integrarvi colture agricole negli spazi liberi tra le file dei moduli o sotto i pannelli.

La società sta testando questo modello in 9 siti dimostrati in Europa, di cui 2 in Italia. “A gennaio sono partiti i test in situ che coprono una trentina di ettari, 2-3 ettari a sito”, coltivando erbe da foraggio, cucurbitacee, leguminose, asparagi, zafferano. “Stiamo anche valutando se integrare colonie di api”. Un sistema win-to win per energia e agricoltura in gradi di assicurare anche benefici ambientali (ad esempio tramite miglioramento degli habitat) e sociali (nuove tipologie occupazionali come l’operatore “agrosolare”).

Anche Eni sta mettendo l’innovazione al servizio del comparto agricolo, come racconta Massimo Sabatini di SouthUp (Joule – la Scuola di Eni per l’Impresa). SouthUp è la prima call for startup a tema agritech-agroenergia lanciata dall’azienda in Basilicata. L’obiettivo è quello di individuare soluzioni tecnologiche innovative volte ad aumentare l’efficienza dei processi e la resilienza delle pratiche agricole in ottica di sostenibilità sociale e ambientale. “Stiamo cercando di coinvolgere le aziende agricole lucane in maniera che le startup collaborino direttamente con loro”. Un’iniziativa che guarda al Mezzogiorno con l’ambizione di “far diventare la Basilicata un hub per l’agricoltura 4.0″.

A chiudere il quadro giovani aziende italiane che hanno fatto dell’innovazione sostenibile la loro cifra distintiva. Parliamo di Biofarm, Planet Farms ed IoAgri: tre realtà diverse ma accumunate dalla voglia di rivoluzionare il settore agroalimentare italiano (e non solo).

Biofarm, come racconta il suo CEO e cofondatore Osvaldo De Falco, è un’azienda agricola digitale che, grazie alla creazione di un nutrito network di piccoli agricoltori bio, permette ad società e famiglie di adottare alberi da frutta, alveari, campi di grano o vigne, monitorarne la crescita e la resa, ottenendo direttamente a casa i frutti della raccolta. Si crea in questo modo una fiera cortissima di cui beneficia a livello economico sia il coltivatore che l’utente. “Oggi abbiamo una rete di 70 aziende agricole biologiche, in continua crescita, in 18 regioni d’Italia con oltre 200 produzioni”.

La filiera ultra corta caratteristica anche l’approccio di Planet Farms. L’azienda è uno dei nomi più noti quando si parla di agricoltura verticale, sistema multitecnologico che permette di coltivare a basso impatto ambientale e ad alta resa. Spiega Daniele Benatoff, co-fondatore e Co-CEO della startup “negli ultimi 50 anni abbiamo prodotto dove si poteva, quando si poteva. E consumato in centri urbanizzati sempre più densi e grandi”. E con le nuove generazioni si è progressivamente perso il consumo locale e stagionale. L’approccio delle verticale farm cambia questo paradigma “Produco quando serve e dove serve. Per 365 giorni l’anno, a ridosso dei centri urbani, senza chimica […] avendo una fiera molto corta permettiamo di consumare meglio, senza produrre sprechi”

Portare la digitalizzazione sul campo è l’obiettivo che si è data IoAgri. La startup ha creato un software gestionale a partire dalle esigenze espresse dagli stessi agricoltori. Il programma permette di tenere quotidianamente sotto controllo le attività colturali, analizzando nel contempo il quadro economico. “In questo modo – spiega Vito Sanitate, co-founder e CEO dell’azienda – tutto quello che viene fatto è rendicontato puntualmente tramite l’app IoAgri […] così l’azienda agricola può capire se una determinata coltura ha generato reale guadagno e come ottimizzare, se possibile, i processi”. L’azienda rilascerà a breve una soluzione per utilizzare l’applicazione direttamente sul campo.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


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Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

Bonus fotovoltaico basilicata 2024

Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

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Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

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