Dalla produzione alle nostre tavole attraverso una sostenibilità economica, ambientale, ma anche sociale. Il grande ruolo svolto dall’innovazione tecnologica applicata sul campo. Se ne è parlato nel primo panel pomeridiano di Agrifood Forum
Giovani generazioni, tecnologia e sostenibilità: le parole chiave dei produttori dell’agroalimentare
(Rinnovabili.it) – “La scommessa di oggi è di produrre di più consumando di meno, una sfida che si vince solo con l’innovazione, la tecnologia e la coesione, ma soprattutto, coinvolgendo le giovani generazioni, vere portatrici di innovazione”.
Si apre così la sessione pomeridiana di Agrifood Forum, la 1° conferenza digitale dedicata alla sostenibilità del sistema agroalimentare. Guidati da Isabella Ceccarini, redattrice di Rinnovabili.it, il terzo panel della giornata chiama a raccolta i protagonisti dell’industria alimentare. Coloro ai quali è affidato il compito di produrre il cibo che quotidianamente troviamo sulle nostre tavole. Una sfida sostenibile che punta tutta al futuro, per trovare soluzioni innovative a problemi concreti, in primis quello del surriscaldamento globale portato con se dal cambiamento climatico.
Premiare i virtuosi e sostenere i consumatori
Le recenti crisi, pandemia prima e guerra in Ucraina dopo, non hanno fatto altro che esigere un ulteriore cambiamento. Il mondo dell’industria alimentare e nello specifico dell’allevamento, si è trovato al centro di una tempesta perfetta. Il blocco dei mangimi e dei fertilizzanti, i rincari dell’energia hanno portato talvolta addirittura a produrre sottocosto piuttosto che perdere l’intero prodotto.
La possibile soluzione ci viene presentata dal primo degli ospiti del pomeriggio, Gianpiero Calzolari, Presidente del Gruppo Granarolo, uno dei leader nella produzione di latte. Per sopperire in parte ai rincari, che in alcuni casi sono addirittura superiori al 20%, la società ha deciso di alzare il prezzo d’acquisto al litro che viene riconosciuto ai produttori.
“Era essenziale riconoscere il sovrapprezzo soprattutto per premiare i più virtuosi, ovvero coloro che negli ultimi anni hanno fatto gli investimenti più ingenti”, sottolinea Calzolari. “Nel 2015 eravamo importatori di latte, oggi siamo autosufficienti”, una trasformazione possibile solo grazie a grandi interventi finanziari da parte dei produttori stessi. “Gli Allevatori sono patrimonio dell’agrifood italiano e vanno tutelati. Non è pensabile che un litro d’acqua costi più di un litro di latte. Per preservare questo patrimonio dobbiamo farcene carico un po’ tutti”, anche e soprattutto per riuscire ad assicurare una piena transizione ecologica. E i più convinti di questa trasformazione sono proprio gli allevatori che, come ci ricorda Campagnari, “con il cambiamento climatico hanno quotidianamente a che fare”.
E’ qui che entra in gioco il ruolo del consumatore. Un protagonista indiscusso che va anch’esso sostenuto, sottolinea Giampiero Calzolari. Ed il sostegno deve arrivare direttamente alle famiglie, per permettere di consumare prodotti di qualità con tranquillità.
Così come servono aiuti finalizzati per aumentare il budget familiare, è pur vero che i consumatori stessi devono diventare più consapevoli. Come ricorda Isabella Ceccarini, il problema dell’Italian Sounding è tutt’altro che irrilevante. Gran parte dei prodotti made in Italy purtroppo trovano corrispettivi falsi all’estero. Un esempio fra tutti è senza dubbio quello del Parmigiano Reggiano, basti pensare che negli USA il 97% dei consumatori conosce il “parmesan”, ma meno della metà è a conoscenza dell’originale. “Quanto pesa la relazione con i consumatori a questo proposito? Il consumatore responsabile può fare la differenza?”, chiede dunque la nostra Isabella Ceccarini. E chi meglio di Guglielmo Garagnani, vice presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano può rispondere.
“E’ una domanda che si inserisce in una fase storica di mercato estremamente complicata, ma con alcuni elementi di opportunità che sono assolutamente da cogliere”, esordisce Garagnani. La situazione in cui ci troviamo con un’inflazione forte in Italia e in Europa colpisce in primis i prodotti alimentari di maggior costo. E in contrapposizione ci troviamo invece ad assistere ad una crescita esponenziale del mercato statunitense, sempre affamato di italia. “Se noi dovessimo pensare di soddisfare tutta la richiesta del consumatore americano, di Parmigiano Reggiano italiano non ce ne sarebbe abbastanza”.
Ancora una volta la risposta sta nella sostenibilità. Come la definisce Garagnani, “il grande tema che permetterà ai prodotti come il nostro di rendersi sempre più distinguibili”. Un mezzo che consentirà al consumatore consapevole di comprendere cosa sta acquistando e a sua volta, raccontarlo tramite il passa parola. Sostenibilità già portata avanti dal Consorzio, da tempo impegnato ad investire in metodologie produttive che possano ridurre i costi di produzione, ma anche ridurre le emissioni.
“Il nostro sogno è avere una flotta di camion a biometano avanzato che due volte al giorno va a ritirare il latte e lo porta ai caseifici, alimentati dagli stessi reflui zootecnici delle stalle”.
Guardare in avanti e puntare all’economia circolare
Un atteggiamento ottimistico verso il futuro, accompagnato da un forte impegno nel presente dunque. Caratteristiche che ben descrivono la centenaria Azienda Monini, della quale ci racconta ad Agrifood Forum l’AD Zefferino Monini.
“L’economia circolare per voi è già una realtà” commenta Isabella Ceccarini. “Il 100% dei residui di lavorazione diventano fertilizzanti, energia elettrica, biogas combustibili”. Paradossalmente però queste attenzioni potrebbero non bastare. A differenza del comparto del latte infatti, quello dell’olio ha i consumi, ma non ha sufficienti produttori. In Italia “produciamo solo il 60% di quello che consumiamo”, afferma Monini. A questa percentuale andrebbe poi aggiunta la quota per le esportazioni, altrettanto alta. “Per noi diventa indispensabile produrre di più”. Nell’impegno di sostenibilità decennale sottoscritto dall’azienda, l’obiettivo di aumentare la produzione è al primo posto. Il mezzo è il “Bosco Monini”, ovvero un progetto che prevede la piantumazione complessiva di oltre un milione di piante, che aumenteranno la produzione, ma che allo stesso tempo, permetteranno di catturare ben 50.000 tonnellate di CO2.
Il rinnovamento tecnologico chiude poi il cerchio e conduce le imprese agricole verso una maggiore competitività anche dal punto di vista della sostenibilità. “Vogliamo capire se con una moderna olivicoltura è possibile ottenere questo contributo”, riducendo al minimo le emissioni climalteranti e riequilibrare il rapporto con la natura.
Sostenibilità sociale e giovani generazioni
Cambia il prodotto, ma non l’obiettivo con il quarto ospite del pomeriggio di Agrifood Forum: l’AD Marco De Matteis, di De Matteis Agroalimentare, produttore della Pasta Armando. Oltre a vantare un processo produttivo ecologico ed estremamente attento alla qualità, l’azienda De Matteis sta cercando di rendere il processo sostenibile anche dal punto di vista economico. “Abbiamo provato a cambiare le regole del gioco, prima caratterizzato da una forte conflittualità tra il mondo agricolo e il mondo della trasformazione. E abbiamo cominciato a prenderci cura dei processi di coltivazione del grano coinvolgendo le aziende agricole”. Ad oggi oltre 800 aziende sottoscrivono con la De Matteis un disciplinare di coltivazione che permette di ottenere un grano di grande qualità, senza residui di glifosato e pesticidi, ma con una resa di coltivazione del 15% in più a parità di ettari coltivati. Purtroppo il settore della trasformazione è ancora molto energivoro, ma anche qui risiede la differenza tra aziende virtuose e non. Investendo nella cogenerazione, nelle energie rinnovabili e nella riduzione della plastica degli imballaggi, l’Azienda di De Mattesis garantisce un’attenzione anche ai consumi.
Sostenibilità economica, ambientale e sociale. Perchè anche l’attenzione ai lavoratori è determinante nel processo produttivo dell’industria alimentare. A testimoniare tutto ciò è l’ultimo ospite del panel di Agrifood Forum, Marco Caprai, AD della Società agricola Arnaldo Caprai. L’azienda nel 2021 ha vinto il Premio Innovazione di Confagricoltura in quanto pioniera dell’agricoltura 4.0. “Da più di 20 anni è all’avanguardia nella sostenibilità ambientale e sociale e nell’innovazione”, puntualizza Isabella Ceccarini. Il merito del successo, va all’aver saputo investire nelle tecnologie per produrre meglio, ma usando meno risorse. Ma non solo.
L’attenzione alle giovani generazioni e ai lavoratori stessi, ha permesso all’azienda di crescere sotto tutti i punti di vista.
“La formazione per noi è molto importante”, “formiamo nuovi agricoltori capaci di usare le nuove tecnologie”, sottolinea Caprai, portando alla nostra attenzione un aspetto non irrisorio. Garantire un futuro green al comparto agroalimentare è possibile solo se tutti gli attori della filiera sono consapevoli. “Parte della nostra strategia di sostenibilità sociale è stato portare nelle campagne le tecnologie che regolano la vita negli uffici”, prosegue l’AD Caprai. Un sistema che non solo ha detto addio al supplizio del caporalato, ma che ha messo i lavoratori nelle condizioni di poter gestire il proprio tempo e le proprie ore lavoro al meglio. “A tutti i dipendenti viene dato un badge e un pin per poter consultare quotidianamente la propria scheda di lavoro, con le ore svolte in giornata, il salario maturato, le ferie”. Un sistema rivoluzionario per il comparto, ma che allo stesso tempo ha permesso all’impresa Agricola di comprendere al meglio le tempistiche necessarie per la lavorazione completa del prodotto. “Quindi l’innovazione si lega sempre al concetto di sostenibilità”, “E un comportamento virtuoso in termini sociali diventa anche conveniente per l’impresa”.