Aree interne, ricchezza da non disperdere
Le aree interne coprono più della metà del territorio italiano, ospitano centinaia di piccoli borghi che si stanno spopolando perché spesso mancano delle infrastrutture primarie che oggi sono indispensabili, soprattutto se si vuole dare ai giovani la spinta per restare o per tornare.
Cosa si intende per aree interne?
Con il termine aree interne si definiscono i territori dove esiste una significativa distanza dai centri dove sono presenti i servizi essenziali, come scuole, presidi medici, uffici postali, collegamenti di mobilità ferroviaria e su gomma.
In questi territori si trovano più di 4mila Comuni (più del 50% dei Comuni italiani) e vi abitano quasi 13 milioni di persone, ovvero il 22% della popolazione del Paese.
Dalle imprese agricole familiari che popolano le aree interne viene la quasi totalità dei prodotti Dop e Igp che costituiscono quel patrimonio gastronomico italiano particolarmente apprezzato sia in Italia che all’estero.
Vi sono presenti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di artigianato). L’abbandono di questi territori si traduce in degrado del patrimonio artistico e culturale e in dissesto idro-geologico.
Esistono comunque anche degli esempi virtuosi di buona gestione che hanno consentito lo sviluppo delle aree interne e la permanenza della popolazione. In questi territori, più che mai, la crescita va di pari passo con l’inclusione sociale.
Grandi potenzialità
Il rilancio delle aree interne ha quindi un valore significativo sia dal punto di vista sociale che economico. Tuttavia, nulla si improvvisa.
Per questo, FIIAF e Università La Sapienza di Roma hanno presentato un progetto per formare manager d’area per promuovere le potenzialità delle aree interne e dei borghi rurali e renderli finalmente competitivi. Una scelta strategica che richiede la definizione di precisi progetti di sviluppo.
Questo modello di valorizzazione delle aree interne, collinari e montane si propone quindi di costruire un legame tra città e campagna.
La FIIAF (Federazione Italiana Impresa Agricola Familiare) è un’organizzazione di categoria interna a Confagricoltura che si occupa di tutelare le piccole e medie imprese agricole, in particolare a conduzione familiare. In particolare, tra le sue attività rientra anche quella di incentivare la modernizzazione di queste aziende e quindi aiutarle a crescere.
Un modello di rivitalizzazione del territorio
«L’agricoltura deve rispondere alla richiesta crescente di politiche di sostenibilità e di salvaguardia del patrimonio ambientale.
Punto di forza di questo progetto è il coinvolgimento delle aziende agricole familiari insieme ad altri stakeholders per rivitalizzare il territorio», ha affermato Annamaria Barrile, direttore generale di Confagricoltura.
Per contrastare il progressivo abbandono delle aree interne, si ritiene puntare sull’accoglienza rurale possa essere una scelta efficace, anche per preservare le identità delle comunità locali e creare sinergie.
L’obiettivo del corso, ha spiegato Carlo Lasagna, presidente di FIIAF, è «formare manager capaci di creare e gestire reti tra soggetti diversi: imprese agricole, agrituristiche, enogastronomiche, artigianali, parchi e istituzioni locali, in grado di dare valore, integrandoli per garantire la promozione dei territori».
Le imprese agricole, che si trovano fuori dalle città, sono il «presidio naturale sia per il territorio che per la tenuta sociale e producono quelle eccellenze apprezzate in tutto il mondo», ha sottolineato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura.