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C’è un gap di competenze per la transizione eco-energetica nell’agroalimentare

Per l’agroalimentare, settore trainante della nostra economia, gli obiettivi della transizione eco-energetica sono sempre più sfidanti a causa di un gap di competenze, soprattutto per quanto riguarda il settore dell’innovazione e del digitale

C’è un gap di competenze per la transizione eco-energetica nell’agroalimentare
Immagine di aleksandarlittlewolf su Freepik

Agroalimentare e transizione eco-energetica

Nel 2023 l’agroalimentare ha totalizzato un valore aggiunto di 77 miliardi di euro e un export di oltre 64 miliardi di euro (compresi i prodotti a base di tabacco). In questo contesto gli obiettivi della transizione eco-energetica sono diventati sempre più sfidanti.

Pertanto, esiste il bisogno di specifiche competenze nel settore dell’innovazione e in modo particolare di quelle digitali.

Senza competenze l’innovazione tecnologica è un miraggio

Per quanto riguarda la produzione di energie rinnovabili e la digitalizzazione dell’economia e della società l’Italia si dimostra ben al di sotto degli obiettivi richiesti dall’UE: infatti i suoi valori sono inferiori alla media.

Il fattore che evidenzia il gap delle competenze è il Digital Economy and Society Index (DESI), che dimostra le insufficienti competenze digitali delle persone.

Colmare il gap delle competenze, evidentemente, potrà spingere le imprese agroalimentari all’adozione delle necessarie innovazioni tecnologiche.

Lo scollamento tra le esigenze delle aziende e le competenze delle persone fa comprendere la necessità di formazione.

Nomisma – una società di consulenza indipendente che svolge studi territoriali e di settore – ha condotto una indagine a campione sulle imprese agroalimentari italiane (con particolare attenzione alle aziende tabacchicole) per evidenziare quali siano le competenze e le professionalità di cui si sente maggiore bisogno.

I risultati sono stati presentati nel corso di un convegno organizzato insieme a Philip Morris Italia, Le competenze per la transizione ecologica ed energetica nelle imprese agroalimentari italiane: stato dell’arte e fabbisogni.

Dall’indagine emerge che il 71% delle imprese agroalimentari ha già effettuato investimenti per la transizione eco-energetica, 1 azienda su 4 lamenta la mancanza di competenze specifiche.

Aziende tabacchicole all’avanguardia nella formazione

Per il 29% è molto importante sviluppare competenze per l’innovazione tecnologica.

Se il 44% delle aziende ritiene che la formazione sia molto importante, per quelle tabacchicole la percentuale sale al 59%.

Oggi 1 impresa su 2 investe nella formazione degli addetti (in aggiunta alla formazione prevista dalla legge) e un ulteriore 30% ha pianificato attività di formazione nei prossimi 2-3 anni.

Questa percentuale sale al 44% per le aziende tabacchicole, una scelta che è frutto di un accordo di filiera del comparto. Ciò significa che le aziende sono in grado di effettuare una programmazione strategica a medio termine anche per quanto riguarda le competenze.

Quali sono le competenze più richieste per la transizione eco-energetica?

Per il 48% delle aziende intervistate le competenze necessarie per affrontare la transizione eco-energetica sono quelle che riguardano la gestione sostenibile delle risorse e l’ottimizzazione dei processi produttivi.

Il 33% ritiene importante la capacità di usare software per la gestione sostenibile dell’azienda, e per il 28% occorrono competenze biologiche e chimiche legate alla produzione sostenibile.

Per tutti, quindi, la vera sfida si gioca sulle competenze: solo 1 azienda su 10 non le ritiene indispensabili.

Oggi l’innovazione in agricoltura è fondamentale.

«Se per vincere la doppia sfida della transizione ecologica ed energetica il digitale può rappresentare uno strumento importante, competenze e formazione si configurano come due leve strategiche altrettanto necessarie alle imprese agricole ed alimentari per governare piuttosto che subire questa transizione, restando così al passo degli enormi cambiamenti che stanno interessando la filiera agroalimentare», ha affermato Paolo De Castro, presidente del Comitato Scientifico di Nomisma.

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