I sussidi PAC legati a clima e ambiente, da soli, pesano per oltre l’8% dell’intero bilancio UE
L’Europa fa fatica a recuperare le risorse che ha erogato indebitamente. E i tassi di recupero più bassi sono quelli per i fondi legati all’agricoltura, in particolare i sussidi PAC (politica agricola comune). Che pesano moltissimo sul bilancio comunitario. Da soli, quelli elargiti a fronte di misure che tutelano clima e ambiente (ecoschemi) rappresentano il 25% dell’intera PAC, cioè quasi 100 miliardi di euro, pari a più dell’8% dell’intero budget dell’UE. Lo ha stabilito la Corte dei conti europea in una relazione speciale su tempi e modalità di recupero del denaro distribuito da Bruxelles attraverso i suoi programmi di sostegno a 360 gradi.
Di quanti soldi stiamo parlando? In generale, rileva la Corte dei conti, circa metà delle risorse erogate indebitamente non viene recuperato. Per il FEAGA, uno dei due fondi in cui si articola la PAC, “l’importo complessivo di spese irregolari rilevate nel periodo 2007-2022 era di 2,4 miliardi di euro”, spiega l’auditor UE, specificando che “a fine 2022, il 52% di detto importo era stato recuperato, mentre il rimanente 48 % era stato oggetto di rinuncia (9%) o era ancora dovuto (39%)”. Per l’altro fondo, il FEASR, le stime – pur in assenza di dati certi per l’intero periodo monitorato – battono intorno a un tasso di recupero del 78%.
L’Italia nella media UE sui recuperi dei sussidi PAC irregolari
Ci sono differenze sostanziali nella capacità dei Ventisette di recuperare e restituire a Bruxelles i fondi irregolari. Sono infatti i singoli paesi, nel caso dei sussidi PAC, a doversi far carico del recupero delle somme indebite. L’Italia è più o meno in linea con la media europea, con un tasso di recupero del 56% e il 10% di cancellazioni, cioè denaro di cui lo stato non cerca più di rientrare in possesso. Il Belpaese fa anche meglio degli altri principali beneficiari della PAC. La Francia si ferma, rispettivamente, a tassi del 42 e del 4%, mentre la Spagna da un lato recupera più denaro (il 72%) ma dall’altro ne “dimentica” più dell’Italia (il 14%). Maglia nera tra i big per la Polonia, che recupera appena il 17% dei fondi irregolari. Spiccano poi Danimarca, Ungheria e Olanda per gli altissimi tassi di cancellazione, compresi tra il 34 e il 48%.