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Stress idrico e agricoltura, la grande sfida dell’alimentazione globale

Stress idrico e agricoltura, la grande sfida dell’alimentazione globale
Foto di EqualStock su Unsplash

Lo stress idrico non riguarda solo la carenza di acqua

L’agricoltura è il più grande motore dello stress idrico, responsabile del 70% dei prelievi mondiali; una persona su undici soffre la fame; nel 2050 la popolazione mondiale sfiorerà i dieci miliardi di persone.

Queste affermazioni delineano in estrema sintesi il quadro della situazione idrica mondiale e fanno capire la portata delle sue criticità.

Si coltiva in zone dove lo stress idrico è alto

L’ultima analisi del World Resources Institute mostra che un quarto delle colture è coltivato in aree del mondo in cui lo stress idrico è grave. In questi casi l’inaffidabilità degli approvvigionamenti di acqua è tale da rendere incerta la resa delle coltivazioni e di conseguenza la sicurezza alimentare.

Riso, grano e mais forniscono circa metà delle calorie alimentari globali ma sono particolarmente vulnerabili. Infatti, il 33% di queste colture ha uno stress idrico particolarmente elevato.

Lo stress idrico è considerato elevato se almeno il 40% dell’approvvigionamento idrico locale viene utilizzato per soddisfare le esigenze di aziende agricole, industrie, centrali elettriche e famiglie.

Come influisce il cambiamento climatico sulle risorse idriche  

Il rischio idrico è una sfida globale urgente che non riguarda solo la carenza di acqua ma una concatenazione di fattori che richiede un approccio globale ai problemi.

Il cambiamento climatico sta modificando i modelli delle precipitazioni con una intensificazione di inondazioni e siccità e un’alterazione delle riserve idriche. A fattori climatici vanno imputati anche l’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai.

Le riserve di acqua pulita sono vitali prima di tutto per la salute umana, ma sono anche utili per l’agricoltura, l’industria, e la produzione di energia.

Le sfide dello stress idrico sono tanto più difficili perché si va verso un crescente bisogno di cibo.

Pioggia e irrigazione in agricoltura

Gli agricoltori irrigano le loro colture usando la pioggia che cade naturalmente o attraverso l’irrigazione, dove l’acqua viene deviata da fiumi o bacini o pompata da sotto terra. Se le colture irrigate affrontano livelli elevati di stress idrico, ancora più incerta è la situazione di quelle pluviali, che dipendono da un andamento meteorologico estremamente irregolare.

Gli agricoltori cercano di adattarsi alla variabilità della disponibilità di acqua, ma i cambiamenti climatici creano condizioni sempre più imprevedibili e questo mette a repentaglio la sicurezza alimentare: alcuni paesi stanno rapidamente esaurendo le loro riserve di acqua.  

Un esempio in questo senso è l’India che consuma più acqua dei propri bacini di quella che può essere reintegrata. Per ovviare al problema, si è cercato di pompare acque sotterranee non rinnovabili o di deviare i fiumi, ma si tratta di soluzioni non sostenibili nel lungo periodo che porteranno a un punto di non ritorno.

Gran parte dell’agricoltura mondiale è pluviale, ma deve fare i conti con gli effetti della deforestazione che altera i modelli di precipitazione locali, come avviene ad esempio in Brasile, Cina e Stati Uniti, dove si coltiva il 75% del mais mondiale. In Niger, dove è pluviale il 97% dell’agricoltura, c’è una siccità ogni tre anni in media.

Secondo i dati del World Resources Institute, la domanda di acqua per irrigare le colture aumenterà del 16% entro il 2050 rispetto al 2019. Una previsione plausibile, se consideriamo il riscaldamento globale: più si alzano le temperature, più l’agricoltura ha sete.

Le strategie possibili

Quali sono le strategie possibili per una gestione sostenibile ed efficiente dell’acqua e limitare lo stress idrico?

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