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Spighe Verdi 2024, il modello positivo di 75 Comuni rurali virtuosi

Dopo nove anni, il programma Spighe Verdi mantiene inalterate le sue qualità e incontra crescenti consensi tra i Comuni rurali di tutta Italia. Un percorso sicuramente impegnativo, che però dimostra la lungimiranza delle amministrazioni locali

Spighe Verdi 2024, il modello positivo di 75 Comuni rurali virtuosi
La delegazione Spighe Verdi dell’Umbria

Spighe Verdi 2024, un percorso volontario di sostenibilità

Sono state annunciate ieri a Roma, le Spighe Verdi 2024 per i Comuni rurali, le 75 località italiane che potranno fregiarsi del riconoscimento ideato da FEE – Foundation for Environmental Education. Con il programma, arrivato quest’anno alla IX edizione e condiviso con Confagricoltura, FEE intende accompagnare le aree interne a iniziare un cammino virtuoso di gestione del territorio in grado di migliorare la sostenibilità ambientale e la vita delle comunità.

Quello di Spighe Verdi è un percorso che i Comuni intraprendono in modo del tutto volontario: la cosa veramente importante non è tanto l’acquisizione di un riconoscimento quanto incamminarsi su una strada diversa che nel tempo porta vantaggi evidenti.

Perché si ottengano risultati soddisfacenti è però indispensabile che oltre all’iniziativa del Comune ci sia una partecipazione attiva della comunità, intesa come imprese e cittadini.

Quali sono gli indicatori per essere Spighe Verdi 2024?

Spighe Verdi 2024 coinvolge 75 Comuni in 15 Regioni.

Alcuni dei 67 indicatori che compongono 16 macro-aree sono: presenza di produzioni agricole tipiche; sostenibilità e innovazione in agricoltura; qualità dell’offerta turistica; impianti di depurazione efficienti; gestione dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata; valorizzazione delle aree naturalistiche e del paesaggio; cura dell’arredo urbano; accessibilità per tutti senza limitazioni.

Una volta intrapreso questo percorso non si torna indietro: si acquisisce la consapevolezza che essere Spighe Verdi si traduce in migliore qualità della vita, più turismo, maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale. Ma soprattutto si diventa un modello che ispira gli altri Comuni.  

Tuttavia, perché si desideri tornare a vivere negli oltre 5mila piccoli Comuni che costellano il territorio italiano e si generi un’economia in grado di attrarre i giovani – o invogliarli a restare – bisogna investire di più nelle infrastrutture, a cominciare dalla fibra che è il collegamento con il mondo.

Un nuovo progetto pilota che studia i bisogni delle persone e dei territori

L’architettura rurale creata dalle Spighe Verdi vive se c’è l’agricoltura, la prima impalcatura su cui poggia tutto il resto.

Tra gli obiettivi del programma Spighe Verdi c’è anche quello di evitare lo spopolamento, perché l’agricoltura è presidio e protezione del territorio. Agricoltura che è produzione alimentare di alta qualità (è da qui che proviene la maggior parte dei nostri prodotti Dop e Igp), ma anche artigianato, commercio, ospitalità.

Il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha avviato un progetto pilota con Unioncamere per individuare i bisogni reali delle persone e cercare di soddisfarli: un progetto che vada oltre l’agricoltura e coinvolga servizi e infrastrutture per rendere più attraenti i Comuni rurali.

Dopo una prima parte teorica, si passerà alla fase di attuazione in alcuni Comuni delle tre aree Nord-Centro-Sud cercando di capire cosa va migliorato.

È una sfida che tocca il benessere, la qualità della vita e del cibo, l’artigianato, la cultura. Ma forse la sfida più grande è quella di avere una cabina di regia unica per andare tutti nella stessa direzione.

Come ha sottolineato Claudio Mazza, presidente della fondazione FEE Italia, Spighe Verdi richiede «un cambiamento che necessita di azioni costanti, mirate, coordinate, che interessano l’intero territorio e la sua gestione, con profonde sinergie tra il Comune e le realtà agricole.

Spighe Verdi propone una serie di indicatori che vanno a modificare la visione globale della gestione locale, in chiave sostenibile e sistemica dove ogni pezzo deve necessariamente intersecarsi con gli altri: dall’economia locale al turismo, dalle infrastrutture alla mobilità, dall’enogastronomia alla cultura, dalla tutela del paesaggio all’agricoltura».

La parola ai premiati

Abbiamo chiesto a Rosa Lampasona, assessore all’Ambiente del Comune di Agropoli, cosa rappresenta per un Comune fare parte delle Spighe Verdi. «Sono molto fiera di portare a casa questo riconoscimento. È l’ottava volta che siamo premiati come Spighe Verdi, ma Agropoli ha anche la Bandiera Blu.

Il Comune è molto attento alla sostenibilità, allo smaltimento dei rifiuti e alla depurazione delle acque. Oggi si riconferma l’impegno della nostra amministrazione in questo percorso, ma anche la partecipazione attiva dei cittadini».

Anche Raffaele Vicedomini, delegato a ritirare il premio per Massa Lubrense, viene da un Comune “recidivo”, non solo per le Spighe Verdi ma anche per la Bandiera Blu. Un angolo di paradiso fra terra e mare, «un territorio ricco di storia che vogliamo conservare per i nostri figli. Rispettiamo l’ambiente, c’è un’area marina protetta, e un patrimonio enogastronomico di eccellenza».

La Sicilia è l’unica Regione con un solo Comune premiato. Cosa ha spinto Ragusa a uscire dal coro? Lo spiega Andrea Di Stefano, assessore al Comune di Ragusa con delega alle Frazioni e alle Contrade: «Abbiamo partecipato più volte al programma della Bandiera Blu ed è venuto quasi spontaneo spingersi verso altri progetti che rappresentano le qualità del nostro territorio e che fanno emergere la buona amministrazione di chi guarda alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente.

Quindi ci auguriamo di diventare un esempio da seguire per gli altri Comuni della Sicilia».

Qual è il ruolo dell’agricoltura nel programma Spighe Verdi?

Ne parliamo con Annamaria Barrile, direttore generale di Confagricoltura: «L’agricoltura anima i territori da un punto di vista economico.

È chiaro che fare agricoltura in un territorio spopolato o fragile dal punto di vista infrastrutturale – intendendo ovviamente anche il digitale – è molto complicato.

L’idea di Spighe Verdi è quella di fare dell’agricoltura un elemento centrale per attirare investimenti privati e pubblici.

Quelli pubblici sono fondamentali non solo per le infrastrutture ma anche per i servizi annessi, come i presidi medici e scolastici; altrettanto importanti sono quelli privati, perché dietro l’agricoltura c’è un indotto di logistica, di agriturismi, di enogastronomia.

Quindi, insieme si può creare quell’interesse economico sociale che favorisce un quadro di investimenti. Ma è chiaro che gli investimenti arrivano se ci sono le precondizioni che sono soprattutto infrastrutturali».

L’innovazione è parte determinante del programma?

«L’innovazione è possibile quando ci sono infrastrutture adeguate. Significa poter gestire le attività agricole con un clic, come con il nostro programma Hubfarm.

L’innovazione serve anche a proiettarsi nel mercato. Se l’e-commerce preoccupa nelle città perché si teme la scomparsa dei negozi di vicinato, nelle aree interne è un elemento vitale sia per vendere che per comprare. Un discorso che vale sia per le famiglie che per le imprese».

Il numero dei Comuni Spighe Verdi cresce. Secondo lei per qual ragione? Cosa vedono i Comuni in questo riconoscimento?

«Penso che vedano un buon elemento di marketing territoriale. Detto così suona male, invece è la promozione del proprio territorio è una cosa bella.

Fregiarsi di un riconoscimento serve anche a dire “io sono diverso, qui trovi attenzione alla sostenibilità a 360°”, che magari in un Comune vicino non trovi. È un atto di grande responsabilità politica, non è solo avere un bollino, ma è la dimostrazione di un impegno.

Peraltro, vista la scarsa lungimiranza della nostra politica che guarda all’immediato ma non al futuro, con un percorso di questo genere si può sperare di dare continuità a politiche virtuose a prescindere dai cambi di colore.

Per questo Spighe Verdi ci aiuta a innestare dei germi di politiche virtuose che contiamo di mantenere nel tempo».

Quindi possiamo dire a ragione che Spighe Verdi è un programma che guarda al futuro. Semina oggi per raccogliere nel tempo.

«Sì, ma soprattutto ci garantisce che non si torna indietro e che ci sia una platea – ancora piccola ma spero che si allarghi sempre di più – di Comuni che si fanno concorrenza al rialzo, come nel caso della Bandiera Blu, che non premia solo il mare trasparente ma un intero contesto.

Anche Spighe Verdi non significa solo che un Comune è bello dal punto di vista paesaggistico, significa che ci sono anche tante buone pratiche».

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.