La salinizzazione del suolo si verifica quando le precipitazioni non sono sufficienti a eliminare i sali contenuti nel suolo. È uno degli aspetti che preoccupa maggiormente l’agricoltura e che incide sulla sicurezza alimentare, ma gli studiosi hanno individuato alcune possibili soluzioni per gestire il problema
Salinizzazione del suolo e crisi climatica
La salinizzazione del suolo si verifica quando le precipitazioni non sono sufficienti a eliminare i sali contenuti nel suolo. È uno degli aspetti che preoccupa maggiormente l’agricoltura e che incide sulla sicurezza alimentare: una elevata concentrazione di sale nell’acqua influisce negativamente sulla struttura e sulla fertilità del suolo, sulla crescita delle piante, sulla resa delle colture e sui microrganismi.
In pratica, la coltivazione diventa impossibile.
Quali sono le cause della salinizzazione del suolo?
La salinizzazione del suolo dipende da processi naturali (climi secchi, scarse precipitazioni, alto tasso di evaporazione, scarso ristagno idrico) e da fattori umani (irrigazione inadeguata, scarsi sistemi di drenaggio e uso eccessivo di fertilizzanti).
Poiché siamo nel pieno di una crisi climatica che aggrava i fenomeni, interventi tempestivi e prevenzione possono arginare il problema e mantenere la tenuta socio-economica di regioni che hanno nei fiumi il centro delle attività.
L’intrusione del cuneo salino, ovvero la risalita del mare verso l’entroterra, è una delle cause della salinizzazione del suolo. La crisi idrica che si è verificata negli ultimi anni ha provocato l’infiltrazione di acqua salata nei fiumi: una grave minaccia alla salute del suolo e alle coltivazioni nei pressi delle foci fluviali.
Un problema che si ripete in tutto il mondo
La salinizzazione del suolo affligge tutto il mondo, anche le aree interne (per l’elevata evaporazione e l’alta concentrazione di sale nei suoli). Ma le attività umane svolgono un ruolo decisivo nell’accelerare questo processo.
In Asia, il delta del Mekong è un importante polo della produzione di riso seriamente minacciato dall’intrusione salina. Nel 2020 il mare è penetrato nell’entroterra per 110 chilometri, compromettendo la salute di oltre mezzo milione di ettari coltivabili.
Negli Stati Uniti, pratiche agricole intensive, innalzamento dei livelli del mare e uragani periodici hanno amplificato l’intrusione di acqua salata compromettendo la fertilità dei terreni vicini al delta del Mississippi.
In Africa, la salinizzazione del suolo nei pressi del delta del Nilo ha colpito il 35% delle terre coltivate.
In Italia, normalmente si pensa al delta del Po. Qui, nel 2022, il cuneo salino risalì per circa 40 chilometri causando le legittime preoccupazioni degli agricoltori. Infatti, in alcuni terreni si sono verificati episodi di microdesertificazione.
Per il Tevere si investe in prevenzione
Anche il Tevere è sotto osservazione, sebbene la situazione dei due fiumi sia molto diversa. Nel caso del Tevere, la nota positiva è che invece di intervenire sull’emergenza si investe in prevenzione.
Pertanto, si effettuano prelievi costanti di campioni di acqua per monitorare eventuali variazioni; inoltre, si prelevano campioni di suolo per controllare il contenuto di sale e con i dati raccolti tramite droni e satelliti si valuta l’eventuale stress delle colture.
Resta il fatto che la salinizzazione del suolo provoca danni all’ecosistema difficilmente riparabili.
L’interessante studio Soil salinization in agriculture: Mitigation and adaptation strategies combining nature-based solutions and bioengineering pubblicato in “iScience” suggerisce le possibili strategie di mitigazione e adattamento contro la risalita del cuneo salino.
Esistono soluzioni praticabili?
Non esiste un solo intervento, ma una serie di interventi praticabili a seconda dell’entità del problema, della posizione geografica, delle condizioni climatiche.
Secondo lo studio citato, la combinazione di soluzioni basate sulla natura (NBS, nature based solutions) con l’agricoltura di precisione o conservativa rappresenta una possibile soluzione, utileanche a rivitalizzare i servizi ecosistemici.
Le NBS sono un insieme di azioni per il ripristino e la gestione sostenibile degli ecosistemi naturali.
Tra questi, ad esempio, la creazione di barriere mobili lungo le coste che si attivano quando la portata del fiume è bassa; costituire delle zone cuscinetto naturali (mangrovie, saline, praterie di fanerogame marine) per disperdere l’infiltrazione di acqua salata e migliorare la fertilità del suolo; ripristinare le zone umide che trattengono e filtrano l’acqua e ricaricano le risorse idriche sotterranee; selezionare colture che riescono a crescere anche con elevati livelli di salinità del terreno; aumentare la sostanza organica del suolo; ricorrere all’irrigazione di precisione.