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Quanti residui chimici finiscono nel piatto?

Quanti residui chimici finiscono nel piatto?
Image by ArturGórecki from Pixabay

Residui chimici, sappiamo davvero cosa mangiamo?

Di residui chimici non si parla, di pesticidi in agricoltura si parla spesso. Quello di cui non si parla altrettanto spesso è la quantità di residui chimici che arrivano nel nostro piatto.

Il dossier “Stop pesticidi nel piatto” di Legambiente in collaborazione con Alce Nero riporta dati e numeri che fanno riflettere. Se siamo quello che mangiamo dobbiamo sapere che i residui di pesticidi hanno un effetto sulla nostra salute.

Dall’analisi di 5.233 campioni di alimenti analizzati, provenienti sia da agricoltura convenzionale che biologica, emerge che la percentuale di irregolarità è pari all’1,3%.

Il 41,3% dei campioni presenta tracce di uno o più residui di fitofarmaci. Di questa percentuale, il 14,9% è classificato come monoresiduo, mentre il 26,3% rientra nella categoria multiresiduo. Va precisato che la presenza di residui chimi diversi in un unico alimento può generare effetti additivi e sinergici, con potenziali danni per la salute umana.

Quali sono gli alimenti con più residui chimici?

Al primo posto, con una percentuale preoccupante, troviamo la frutta (74,1%), seguita da cereali integrali (57,1%), vino (46,2%), verdura (34,4%) – dove i peperoni spiccano con il 59,5% – e prodotti trasformati (29,6%).

Un’incidenza così pesante di residui chimici dimostra che l’agricoltura fa ancora molto uso di sostanze chimiche di sintesi; i più utilizzati sono insetticidi e fungicidi, come Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil e Imazalil.

Nel 2019 l’US Environmental Protection Agency (l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente) aveva classificato come probabile cancerogeno l’Imazalil per il suo LMR (Livello Massimo di Residui di residui consentiti per proteggere la salute umana e animale).

Poi lo ha abbassato a 0,01 mg/Kg nelle banane e a 4 mg/Kg per i limoni; per le arance a egli altri agrumi è rimasto a 5 mg/Kg con l’obbligo di scrivere in etichetta “buccia non edibile”.

Un campione di peperoncini ha addirittura 18 residui chimici di versi, in due campioni di pesche sono stati rilevati rispettivamente 13 e 8 residui.

Cosa possiamo mangiare in sicurezza?

Fortunatamente ci sono anche cibi non contaminati, che possiamo mangiare in tutta sicurezza.

Buone notizie arrivano dall’olio extravergine di oliva e dal vino. Il primo ha un’altissima percentuale di campioni privi di residui, un dato che conferma l’eccellenza e il rigore della filiera. Il secondo è migliorato: lo scorso anno il 48,8% dei campioni non aveva residui, quest’anno la percentuale è salita al 53,1%.

Per quanto riguarda l’alta percentuale di residui nella frutta, bisogna dire che il clima ha inciso negativamente. Piogge abbondanti e temperature miti hanno fatto aumentare le micopatologie, costringendo gli agricoltori a ricorrere a un uso massiccio di prodotti di sintesi per salvare i raccolti.

Se i pesticidi legali possono nuocere alla salute, cosa può succedere quando si usano quelli illegali? Il loro mercato purtroppo è in crescita, come hanno scoperto i Carabinieri Forestali: nel 2015 erano state sequestrate 190 tonnellate di pesticidi messi al bando in Europa perché pericolosi, nel 2023 sono arrivati a 2.400 tonnellate.

Il primo paese di origine di pesticidi illegali è la Cina, ma stanno emergendo traffici importanti dalla Turchia.  

Ridurre l’uso di fitofarmaci

Ancora una volta, Legambiente rinnova il suo appello a ridurre l’uso di fitofarmaci. Un appello che non va letto come un obiettivo auspicabile ma come un cambio di rotta indispensabile se vogliamo proteggere l’ambiente e la salute delle persone, ma anche la qualità delle produzioni.

Da una parte Legambiente vede nell’agroecologia la strada giusta da percorrere per tutelare gli ecosistemi e contrastare il cambiamento climatico.

Pertanto, suggerisce l’adozione di buone pratiche come rotazioni, sovesci, consociazioni, abbinate all’uso di strumenti digitali e tecniche innovative.

Dall’altra, non concorda con la decisione europea di rinnovare l’autorizzazione all’uso del glifosato per altri dieci anni: un ostacolo alla transizione ecologica.

La posizione di Legambiente

Afferma Stefano Ciafani, presidente di Legambiente: «La mancata adozione sia del Regolamento europeo sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (SUR) che di un nuovo Piano di Azione Nazionale (PAN), fermo alla versione del 2014, è un freno inaccettabile per il processo di transizione verso un’agricoltura più sicura e sostenibile. È altresì urgente introdurre una norma che regolamenti il multiresiduo per limitare l’accumulo di più pesticidi in un singolo prodotto alimentare, con il rischio di effetti dannosi per la salute umana.

Anche il Piano Strategico Nazionale (PSN) per l’attuazione della PAC, pur presentando alcuni segnali positivi, non sta ancora offrendo i risultati sperati».

L’Italia leader europeo del biologico

Bisogna sottolineare due dati positivi: il primo è che nei prodotti biologici i residui chimici sono presenti in appena il 7% dei campioni, dovuti forse a contaminazione accidentale. Il secondo dato è che l’Italia è leader europeo del biologico con 2,5 milioni di ettari (ovvero il 19,8% della SAU, la superficie agricola utilizzata).

Tuttavia, bisogna sostenere di più le piccole e medie imprese agricole garantendo un accesso equo alle risorse e promuovendo un migliore uso dei fondi europei.

Come aumentare i consumi di prodotti biologici?

Se l’agricoltura biologica rappresenta un modello virtuoso di transizione ecologica per le filiere produttive, cosa si può fare per incoraggiare la crescita del settore e colmare il divario tra domanda e offerta?

La risposta arriva da Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente: «È fondamentale introdurre strumenti che facilitino i consumatori (bonus per le categorie più fragili, mense bio in ospedali, scuole e università) e riducano i costi per i produttori, a partire dalla certificazione, favorendo l’accesso a pratiche agricole sostenibili.  

Oltre a questo, l’altra proposta cruciale riguarda l’approvazione di una legge contro le agromafie, che costituiscono una minaccia diretta alla legalità e alla sicurezza delle filiere agroalimentari, alimentando fenomeni come l’utilizzo di pesticidi illegali, il caporalato e i reati ambientali.

La protezione del lavoro agricolo e la tutela dell’ambiente devono essere una priorità per costruire un futuro più sano, sostenibile e giusto».

leggi il dossier “Stop pesticidi nel piatto”

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