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Orti Slow Food di comunità, qui è protagonista il cibo sano

Orti Slow Food di comunità
Foto Slow Food – Orto Slow Food di comunità a Gorgonzola

Negli Orti Slow Food di comunità si rispettano le stagioni

Gli Orti Slow Food di comunità entrano in campo. Non è un gioco di parole, ma un’azione reale e molto concreta.

Quante volte abbiamo detto che l’educazione alimentare deve fare parte della formazione delle persone, affinché sia più facile instaurare un rapporto sano e consapevole con il cibo? Un rapporto che deve iniziare conoscendo il cibo dai semi, dalla terra, seguendo i tempi delle stagioni; un’occasione che restituisce valore a quella parola così importante ma anche così abusata che è la sostenibilità.

Ritrovare il senso del tempo e della sostenibilità

Ci lamentiamo di essere sempre di fretta, in lotta contro il tempo, e proprio il tempo è diventato un bene sempre più prezioso. Gli Orti Slow Food di comunità nascono per restituire alle persone il senso del tempo e permettere loro di ristabilire un contatto con la terra. Il progetto non è nuovo, in realtà: più di venti anni fa Slow Food portò il primo orto nelle scuole italiane, oggi se ne contano più di 400.

Oggi propone alle persone di riunirsi in gruppi locali per coltivare le verdure, ma soprattutto un’attitudine al cambiamento.

Spiega Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia: «Gestire un orto è il modo più semplice, poetico e concreto per comprendere il significato del termine biodiversità, costruire un corretto rapporto col cibo che ci nutre e col vivente tutto, capire la fondamentale importanza di preservare le risorse necessarie e comuni: suolo fertile e risorsa idrica in primis».

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Orti Slow Food di comunità, laboratori all’aria aperta

L’orto è un laboratorio all’aria aperta che brulica di vita: piante, insetti, microrganismi, batteri. L’Orto Slow Food di comunità non è solo uno svago: insegna a rispettare le diverse forme di vita, ad essere consapevoli che soddisfare i nostri bisogni alimentari non deve compromettere gli stessi bisogni di chi verrà dopo di noi. Insegna il senso della sostenibilità: vita sana e cibo sano, dieta varia e riflessioni sui temi agroalimentari.

Negli Orti Slow Food di comunità non si coltiva in modo casuale ma bisogna seguire i concetti contenuti nella Carta dei principi.

Bisogna impegnarsi a coltivare varietà autoctone, usare semi non ibridi e autoprodurli, praticare la rotazione delle colture, rispettare le erbe spontanee, valorizzare le pratiche orticole agroecologiche come il compostaggio e il sovescio.

Le aggregazioni degli Orti Slow Food di comunità sono di vario tipo: urbani, sociali, conviviali, collettivi o terapeutici. Possono trovarsi in ospedali come in carceri, in scuole come in biblioteche.

Partecipare è facile

Come avviare un Orto Slow Food di comunità? Basta avere un terreno (di proprietà sia pubblica che privata), costituire una comunità con almeno dieci soci Slow Food e aderire alla Carta dei principi. Inoltre, sarà possibile seguire corsi di formazione e rivolgersi a uno sportello per avere consigli sulla coltivazione.

Per candidarsi a diventare un Orto Slow Food di comunità cliccare qui.

Il progetto degli Orti Slow Food di comunità ha il sostegno di Unicredit. «La sostenibilità e l’impegno a supporto dei giovani e nell’ambito dell’istruzione rappresentano una parte fondamentale della nostra cultura. Siamo convinti della necessità di esprimere pieno sostegno a istituzioni, imprese e organizzazioni che, con il loro operato quotidiano, si impegnano a generare un impatto sociale positivo. Siamo orgogliosi, pertanto, di essere accanto a Slow Food nella realizzazione di questo progetto, che ha l’obiettivo di tutelare la biodiversità e accrescere ulteriormente la sensibilità locale verso le tematiche ESG, contribuendo a plasmare un futuro più equo e sostenibile», afferma Annalisa Areni, Head of Client Strategies di UniCredit.

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