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La nuova PAC tra aspettative degli agricoltori e obiettivi green

La nuova PAC tra aspettative degli agricoltori e obiettivi green
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Nuova PAC, nuove prospettive per l’agricoltura?

La PAC (politica agricola comune) è nata in Europa nel 1962 come anello di congiunzione tra il mondo dell’agricoltura e la società. Finanziata con risorse del bilancio comunitario (su cui incide per circa il 39%), è comune a tutti i paesi dell’Unione Europea.

Quali sono gli obiettivi della PAC?

Gli obiettivi principali attuali della PAC non si discostano molto da quelli iniziali: tutelare il lavoro degli agricoltori assicurando loro un tenore di vita dignitoso, migliorare la produttività agricola affinché possa garantire ai cittadini dell’UE una fornitura stabile di cibo a prezzi accessibili, preservare l’economia rurale e promuovere l’occupazione nel settore agricolo e in quelli connessi, come le industrie agroalimentari.

Nel corso degli anni, la PAC si è adattata ai nuovi scenari economici e alle mutate esigenze dei cittadini.

Ad esempio, quello che è entrato giustamente a far parte dei principi che hanno guidato la PAC è l’aspetto che riguarda l’ambiente: affrontare il cambiamento climatico, gestire le risorse naturali in modo sostenibile, preservare i terreni da uno sfruttamento eccessivo e conservare i paesaggi rurali.

Ovviamente, la PAC è allineata alle altre strategie europee in materia di sostenibilità ambientale: Green Deal, Farm To Fork, Biodiversity.

La PAC 2023-2027

La nuova PAC 2023-2027, entrata in vigore a gennaio 2023, è nata da un confronto serrato fra le parti intorno ad alcuni obiettivi principali:

Tuttavia, per distribuire i fondi in modo più equo, è diventato più difficile accedere alle risorse e se ne ottengono meno, ma soprattutto è aumentato molto l’impegno richiesto sul fronte ambientale.

Ad esempio, le BCAA (buone condizioni agronomiche ambientali) comprendono, tra l’altro, l’obbligo di rotazione annuale dei seminativi sulla medesima particella, l’obbligo di riservare una percentuale minima di almeno il 4% dei seminativi ad aree non produttive o ad elementi caratteristici del paesaggio, il divieto di potare siepi e alberi nella stagione della riproduzione e nidificazione degli animali.

Dare risorse a chi vuole restare nel mercato

Nell’imminenza dei lavori della Commissione Europea in cui si discuterà della nuova PAC, c’è una certa fibrillazione.

Ad esempio, Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini, si esprime con estrema chiarezza: bisogna dare competitività al settore, puntare sull’innovazione e sull’adattamento al cambiamento climatico, non sul contenimento dell’offerta.

Per UIV è un errore finanziare l’abbandono dei vigneti, come hanno già fatto presente anche al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.

«Dobbiamo garantire strumenti e risorse a chi vuole restare sul mercato, non a chi lo vuole abbandonare», afferma Frescobaldi.

Il confronto su 4 temi chiave

Non solo risorse, ma anche risposte: è quanto gli agricoltori si aspettano dalle istituzioni europee.

Per questo, nel gennaio 2024 la Commissione Europea ha avviato un confronto che ha coinvolto il settore agroalimentare europeo, la società civile, le comunità rurali e il mondo accademico a riflettere su 4 temi chiave:

I 5 pilastri del dialogo sul futuro dell’agricoltura

A settembre la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ricevuto la relazione finale sul dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE.

La relazione “Una prospettiva condivisa per l’agricoltura e l’alimentazione in Europa” contiene una serie di proposte per definire la visione sui temi dell’agricoltura e dell’alimentazione per i prossimi anni.

Le posizioni sono ovviamente divergenti: alla Commissione spetterà il difficile compito di arrivare alla definizione di strategie comuni.

La relazione consiste in 5 pilastri:

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La nuova PAC cambierà prospettiva?

Per la nuova PAC sembra delinearsi un cambio radicale di prospettiva che supera la contrapposizione tra l’agricoltura e l’ambiente.

Sembra finalmente chiaro che proprio gli agricoltori sono i più interessati a rispettare l’ambiente dato che un terreno sano produce di più e meglio.

Del resto è evidente che gli agricoltori sono i più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico: secondo le stime di Coldiretti, nel 2023 tra alluvioni e siccità hanno preso il volo 6 miliardi di euro.

Un primo cambiamento di rotta riguarda i finanziamenti, che non dipenderanno più solo dall’estensione dei terreni.

Si tratta di un segnale importante nei confronti dei piccoli produttori (a molti di essi di devono i prodotti Igp legati alle aree interne), dei giovani e delle donne che valorizzano il territorio con un approccio innovativo, sostenibile e multifunzionale.

La transizione verde rimane comunque un asse portante della politica agricola europea, ed è importante che tale obiettivo rimanga prioritario. Tuttavia sembra che la Commissione abbia accolto le richieste di una maggiore gradualità degli interventi: diversamente la transizione diventa economicamente insostenibile e porta all’abbandono dell’agricoltura.

Una spallata alla burocrazia

L’Unione Europea è vissuta dalla maggioranza dei cittadini e degli imprenditori come un pachiderma afflitto dal peso di un apparato burocratico-amministrativo che lo paralizza che a volte sembra non conoscere i reali problemi con cui hanno quotidianamente a che fare gli addetti ai lavori.

Almeno su questo punto, i ministri europei dell’Agricoltura che si sono riuniti in Ungheria hanno avuto una posizione unanime: «Siamo tutti d’accordo che la PAC attuale è troppo lenta a reagire e troppo burocratica, e questo va cambiato. Ma siamo anche tutti d’accordo che è uno strumento fondamentale», ha dichiarato il ministro ungherese István Nagy.

La prima cosa da semplificare è il sistema di pagamenti della PAC, ma c’è anche la volontà comune di incentivare gli agricoltori alla transizione verde. A una condizione: da un lato devono rimanere entro i “paletti” della sostenibilità richiesta dalle strategie europee, dall’altro devono essere messi in condizione di essere competitivi.

Gli agricoltori aspettano la PAC al traguardo

Quindi devono contribuire a lottare contro il cambiamento climatico di cui sono vittime, ma l’UE deve accompagnarli in questo percorso, consapevole che senza agricoltura non c’è cibo: la ragione per cui c’è chi parla di “intensificazione sostenibile”, ovvero aumentare la produzione senza danneggiare l’ecosistema.

Inoltre, non bisogna abbassare la guardia rispetto al degrado del suolo che continua a sottrarre spazi a un’agricoltura sana.

Il dialogo strategico ha riconosciuto il ruolo essenziale dell’agricoltura per la comunità dei cittadini e per la transizione verde, come pure la necessità di un ricambio generazionale e di maggiori opportunità per le donne.

Adesso il settore auspica l’adozione di politiche coerenti con questa visione, non si accontenterà di qualche ritocco di facciata.

Entro la fine dell’anno si dovrebbe arrivare al traguardo.

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