Rinnovabili • La transizione ecologica dell’agricoltura diventa agroecologica Rinnovabili • La transizione ecologica dell’agricoltura diventa agroecologica

L’agroecologia rende l’agricoltura più verde?

Un’alleanza per la transizione ecologica dell’agricoltura. È quella che hanno costituito Slow Food, FederBio e Legambiente per mettere la tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori al centro dello sviluppo del sistema agroalimentare. Le tre associazioni hanno elaborato 6 proposte concrete per un’agricoltura giusta e sostenibile

La transizione ecologica dell’agricoltura diventa agroecologica
Immagine di freepik

6 proposte per cambiare l’agricoltura con l’agroecologia

L’agroecologia è alla base di una triplice alleanza per la transizione verde dell’agricoltura. Si tratta di un patto siglato da Slow Food, FederBio e Legambiente perché la tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori siano al centro dello sviluppo del sistema agroalimentare.

Agroecologia e produzione alimentare

L’applicazione dei principi ecologici alla produzione alimentare restituisce all’uomo un ruolo primario in un dibattito sulle urgenti problematiche che legano l’agricoltura alla sostenibilità ambientale e alla giustizia sociale in ambito agricolo.

Le complesse sfide che il sistema agroalimentare è chiamato ad affrontare a livello globale sollecitano una riflessione a 360° che richiede un cambiamento culturale per ridefinire un diverso modello di sviluppo.

Agricoltura motore della trasformazione

Come hanno dichiarato i presidenti di Slow Food, FederBio e Legambiente – rispettivamente Barbara Nappini, Maria Grazia Mammuccini e Stefano Ciafani – l’agricoltura deve diventare il motore della trasformazione sociale, culturale e ambientale.

Pertanto, le tre associazioni hanno fatto un appello congiunto sulla necessità di cambiare rotta, puntando su sostenibilità, rispetto per l’ambiente e salute delle persone e del Pianeta.

È il momento di proteggere la biodiversità, di rigenerare i suoli e restituire dignità agli agricoltori, che con il loro lavoro forniscono cibo sano e sostenibile.

6 proposte di Slow Food, FederBio e Legambiente

Raggiungere questi obiettivi richiede un impegno convinto anche da parte delle istituzioni. A tale proposito, Slow Food, FederBio e Legambiente hanno elaborato un documento con sei proposte concrete per un’agricoltura giusta e sostenibile.

Sì all’agroecologia, no all’agricoltura intensiva

Negli ultimi decenni, l’agricoltura intensiva ha compromesso la biodiversità e la fertilità dei suoli, creando un modello che non può più sostenere le esigenze future.

È necessario promuovere il passaggio verso l’agroecologia, di cui il biologico rappresenta l’espressione più avanzata e concreta.

L’agroecologia non solo riduce l’uso di pesticidi, ma garantisce anche maggiore resilienza nei confronti dei cambiamenti climatici, protezione della biodiversità e contrasto alle pratiche intensive.

Al G7, chiediamo di adottare misure vincolanti per bandire il glifosato, ridurre drasticamente la dipendenza dai pesticidi e favorire pratiche agricole virtuose che tutelino gli ecosistemi, accrescano la fertilità dei suoli e salvaguardino la salute dei cittadini.

Sì all’agricoltura biologica, no a pesticidi e OGM

L’agricoltura biologica rappresenta un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale essenziale per ridurre gli impatti negativi sulle risorse naturali e aumentare i servizi ecosistemici.

È fondamentale supportare i produttori biologici, garantendo loro l’accesso al mercato e a politiche di sostegno.

La produzione agricola non può basarsi su metodi intensivi, sull’uso di pesticidi o sul ricorso a OGM, che compromettono la salute dei cittadini e la biodiversità.

Garantire la tracciabilità lungo la filiera per proteggere i consumatori e l’ambiente è fondamentale.

Sì a chi alleva con rispetto per gli animali e per la terra, no alla zootecnia industriale

È urgente incentivare chi pratica un allevamento sostenibile, capace di garantire il benessere degli animali e rispettare gli ecosistemi, come metodo biologico insegna, dicendo basta agli approcci industriali, promuovendo modelli di zootecnia sostenibili, riducendo la densità dei capi e salvaguardando aria, acqua e suolo.

Ridurre la produzione e il consumo di carne e destinare risorse pubbliche a sostegno delle aziende che puntano su modelli virtuosi è essenziale.

Sì all’educazione alimentare in tutte le scuole, no ai cibi ultra-processati

È urgente un cambio di rotta nell’educazione alimentare dei più giovani.

L’introduzione dell’educazione alimentare nelle scuole deve diventare prioritaria per sensibilizzare le nuove generazioni sul valore del cibo e sulla sua origine, veicolando la cultura del rispetto per l’ambiente e per il proprio corpo.

Un tassello fondamentale per promuovere diete equilibrate e ridurre gli sprechi.

Sì alla riduzione degli sprechi alimentari, no alla cultura dell’usa e getta

Solo in Italia, ogni anno vengono sprecati milioni di tonnellate di cibo, mentre milioni di persone soffrono ancora di insicurezza alimentare.

È essenziale mettere in atto politiche che favoriscano la riduzione degli sprechi in tutta la filiera alimentare.

Proponiamo di promuovere incentivi per le aziende che adottano modelli di economia circolare, favorendo il recupero del cibo invenduto e la redistribuzione delle eccedenze alimentari.

Sì al contrasto al caporalato, alle agromafie e alla difesa dei diritti dei lavoratori, no alle ingiustizie sociali

È fondamentale impegnarsi in modo forte e senza sosta nel contrasto alle agromafie e al caporalato, garantendo la difesa dei diritti dei lavoratori nel settore agricolo.

Questo impegno deve tradursi in politiche concrete che tutelino chi lavora la terra, assicurando dignità e giustizia sociale a tutte e tutti.

Solo così potremo costruire un sistema agricolo equo e sostenibile, in cui ogni persona abbia accesso a condizioni di lavoro dignitose.

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