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La diversificazione in agricoltura è amica dell’ambiente

La diversificazione in agricoltura può essere la strada per arrivare a sistemi più sostenibili e meno impattanti sull’ambiente. Contrariamente a monocolture e allevamenti intensivi, può mantenere, o addirittura migliorare, la salute del suolo e dell’ecosistema senza incidere negativamente sulla produzione

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Pascoli e agricoltura per ecosistemi sani

Diversificazione diventerà la nuova parola d’ordine dell’agricoltura sostenibile? È la teoria alla base di un nuovo studio della University of Colorado Boulder che ha analizzato 2.655 aziende agricole in tutto il mondo. Allo studio hanno partecipato 58 ricercatori di 15 nazioni che hanno spaziato dalle colture di fragole negli Stati Uniti ai campi di mais in Malawi ai palmeti in Indonesia. I risultati della ricerca Joint environmental and social benefits from diversified agriculture sono pubblicati nella rivista “Science”.

Migliora la salute del suolo e dell’ecosistema

Secondo i ricercatori, la rotazione delle colture, la conservazione dei nutrienti del suolo e l’attuazione di altre strategie di diversificazione in agricoltura possono produrre importanti benefici per l’ambiente e le persone. Queste tecniche, infatti, aumentano le rese dei raccolti e di conseguenza migliorano la sicurezza alimentare delle comunità. I risultati dello studio darebbero quindi credito alle teorie che ritengono che questi sistemi possano mantenere, o addirittura migliorare, la salute del suolo e dell’ecosistema senza incidere negativamente sulla produzione.

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L’incremento delle monocolture intensive, come pure degli allevamenti intensivi di un solo tipo di animali, sta diventando un problema in tutto il mondo: pratiche che portano con sé una serie di rischi che vanno dalla perdita di nutrienti del suolo alla diffusione di epidemie di parassiti.

La ricerca vuole dimostrare che abbandonare il modello monocolturale e passare alla diversificazione ripaga con risultati soddisfacenti.  Tra le tecniche sperimentate dai ricercatori c’è la rotazione delle colture: ad esempio, un anno si pianta il mais, l’anno dopo i fagioli. Oppure incoraggiano l’adozione delle colture di copertura che evitano il dilavamento degli elementi nutritivi e l’erosione del suolo, e stimolano la presenza dei lombrichi nel terreno.

La diversificazione naturale

Il gruppo di ricerca ha scoperto che adottando contemporaneamente due soluzioni, in cui pascoli e aziende agricole collaborano a formare ecosistemi più sani, si ottengono risultati ancora migliori. Del resto, hanno osservato, nessun ecosistema è fatto solo di terra o solo di animali, ma della loro coesistenza “collaborativa”. Gli studiosi sono poi passati alle sperimentazioni in campo, ovvero hanno condiviso le esperienze con gli agricoltori. Ad esempio, hanno rilevato che in un’azienda dove ci sono sia colture che allevamenti di polli e bovini la produzione aumenta, si riducono i danni al suolo e l’inquinamento ambientale.

Un altro aspetto positivo della diversificazione rilevato dai ricercatori è la maggiore resilienza in caso di eventi estremi come ondate di calore o siccità. Quello che ha colpito i ricercatori è che gli effetti della diversificazione rimangono positivi anche in contesti molto diversi. Una criticità può essere rappresentata dalla necessità di acquistare macchinari diversi per la raccolta dei vari prodotti. È vero però che i governi spendono molto per sostenere le aziende agricole in difficoltà: ad esempio, anziché spendere per aiutare gli agricoltori per colture che richiedono molta acqua in zone secche, non sarebbe meglio aiutarli a diversificare le attività agricole?

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