Rinnovabili • Giardino idroponico alla FAO

Inaugurato un giardino idroponico sulla terrazza romana della FAO

Il nuovo giardino idroponico inaugurato a Roma sulla terrazza della FAO è una prova di agricoltura sostenibile applicabile a territori dove la poca disponibilità di terreno coltivabile si somma alla scarsità di acqua. Un sistema di coltivazione può essere un’alternativa o un supplemento all’agricoltura convenzionale

Giardino idroponico alla FAO
Antonella Polimeni e QU Dongyu sulla terrazza della FAO a Roma ©FAO/Alessia Pierdomenico

Giardino idroponico, la partnership FAO e Università La Sapienza di Roma

L’inaugurazione del nuovo giardino idroponico sulla terrazza della sede romana della FAO rappresenta un altro passo avanti verso l’innovazione e la sostenibilità e consolida il rapporto di partnership che lega l’organizzazione intergovernativa delle Nazioni Unite e l’Università La Sapienza di Roma, il più grande ateneo della capitale.

La realizzazione del giardino è patrocinata dall’Università La Sapienza di Roma, dal Partenariato della Montagna e dalla Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Qual è il vantaggio di un giardino idroponico?

Il giardino idroponico è uno spazio in cui è possibile coltivare piante e fiori senza utilizzare il suolo o il terriccio; basta creare un ambiente favorevole alla crescita delle piante.

Nelle coltivazioni idroponiche in generale – e nel giardino idroponico in particolare – la base per la riuscita delle coltivazioni sono le sostanze nutritive disciolte nell’acqua. Le stesse sostanze che normalmente le piante trovano nel terreno.

Un giardino idroponico si può creare dovunque, anche in casa. Rispetto alle coltivazioni tradizionali, la crescita è molto più veloce e le piante sono più sane. Ma il grande vantaggio è che permette di risparmiare acqua.

Meno acqua, fertilizzanti organici, luce solare

Il nuovo giardino idroponico inaugurato alla FAO in realtà non è una novità in assoluto. Infatti, nel 2021 ne era stato installato uno analogo, per cui si poteva usare l’acqua di rubinetto al posto di quella demineralizzata: un modo per risparmiare ulteriori risorse e semplificare la coltivazione.

L’impronta ecologica si riduce grazie all’impiego esclusivo di fertilizzanti organici. I microrganismi disciolti nell’acqua aumentano la resistenza delle piante a fattori di stress come i parassiti o le temperature troppo elevate.

Poiché questo giardino idroponico è progettato per stare all’esterno, non è necessario ricorrere alla luce artificiale come nell’idroponica convenzionale. I consumi energetici, pertanto, sono molto bassi.

Un’altra differenza che rende il sistema della FAO più sostenibile è l’uso di legno sostenibile certificato al 90%, diversamente dai sistemi idroponici convenzionali che impiegano la plastica.

Le potenzialità dell’agricoltura senza suolo

L’impegno della FAO si fonda sulla costante ricerca di soluzioni efficaci e sostenibili per assicurare alle persone la giusta quantità di cibo sano.

Il nuovo giardino idroponico, pertanto, intende individuare le potenzialità dell’agricoltura senza suolo. In alcune parti del mondo la poca disponibilità di terreno coltivabile si incrocia con la scarsità di acqua: questo sistema di coltivazione può essere un’alternativa o un supplemento all’agricoltura convenzionale.

All’inaugurazione del nuovo giardino idroponico, il direttore generale della FAO, QU Dongyu e la rettrice dell’Università La Sapienza di Roma Antonella Polimeni, hanno rinnovato la collaborazione al programma della FAO Globally Important Agricultural Heritage Systems (GIAHS, ovvero agroecosistemi abitati da comunità che vivono in territori difficili, ma caratterizzati da elevata agrobiodiversità e gestione sostenibile dell’agricoltura) e il Mountain Partnership (un’alleanza volontaria di governi e organizzazioni impegnate a lavorare insieme con l’obiettivo comune di raggiungere uno sviluppo sostenibile delle montagne in tutto il mondo).

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.