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Qual è l’impronta del suolo dell’Unione Europea?

Conoscere l’impronta del suolo permette di monitorare il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e di stimare gli effetti dei consumi. Inoltre, si potranno individuare possibili strategie per ridurre l’impatto ambientale dei consumi

Foto di Nadine Trief da Pixabay

Impronta del suolo e sostenibilità

JRC ed Eurostat hanno sviluppato un modello che fornisce stime annuali dell’impronta del suolo dell’Unione Europea (ovvero la superficie di terreno necessaria per produrre quello che consumiamo).

Impronta del suolo, gestione sostenibile del territorio, perdita di biodiversità e alimentazione umana sono quattro facce della stessa medaglia: richiedono un’analisi che sia in grado di esaminare i singoli aspetti fornendo nello stesso tempo una valutazione complessiva.

Questo obiettivo è al centro dello studio elaborato dal JRC (Joint Research Centre della Commissione Europea che supporta le decisioni in ambito scientifico) in collaborazione con Eurostat (l’Ufficio statistico della Commissione Europea).

Terreni coltivati, pascoli e foreste

Questo modello prende in considerazione tre tipi di terreni – quelli coltivati, i pascoli e le foreste –utilizzati nell’UE e al di fuori dell’UE per coltivare prodotti importati. L’analisi commerciale si basa su oltre 500 prodotti alimentari e biologici.

Ad esempio, il modello stima che dal 2014 al 2021 l’UE sia stata un importatore netto di terre coltivate (utilizzate per coltivare prodotti consumati nell’UE) e un esportatore netto di prati (utilizzati per coltivare prodotti consumati al di fuori dell’UE).

Nel 2021 l’UE ha importato una superficie coltivata di 50 milioni di ettari (più o meno equivalente alla Spagna) ed esportato una superficie coltivata di 28 milioni di ettari. L’uso interno di terre coltivate è stato pari a 94 milioni di ettari.

Le maggiori importazioni sono state da Argentina, Brasile e Ucraina principalmente per oli vegetali (ad esempio, olio di palma e olio di semi di girasole), colture di semi oleosi (ad esempio, colza e soia) e residui delle industrie alimentari da utilizzare come mangimi per animali.

Qual è l’impronta del suolo del cittadino europeo?

Secondo il modello JRC-Eurostat, nel 2021 il cittadino medio dell’UE ha utilizzato 0,26 ettari di terre coltivate per soddisfare il proprio fabbisogno annuo di consumo di alimenti e altri prodotti biologici. Il cittadino medio globale, invece, ha utilizzato circa 0,19 ettari

Pertanto, l’uso delle terre coltivate da parte dell’UE è stato leggermente superiore al limite di 0,25 ettari di terre coltivate per cittadino globale: un limite fissato per evitare il rischio di danni irreversibili al Pianeta. 

A cosa serve stimare l’impronta del suolo?

Oltre a fornire informazioni sull’impatto ambientale dei nostri stili di vita, stimare l’impronta del suolo permette di monitorare i progressi dell’Unione Europea nel conseguimento degli obiettivi di  sviluppo sostenibile e di stimare gli effetti ambientali dei consumi.  

JRC utilizzerà lo stesso modello anche per studiare l’impronta della potenziale deforestazione causata da alcuni beni importati selezionati.

Inoltre, analizzando i risultati si potranno individuare possibili strategie per ridurre l’impatto ambientale dei consumi dell’Unione Europea.

maggiore circolarità ed efficienza delle catene di approvvigionamento, riduzione degli sprechi alimentari e cambiamenti nella dieta.

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