Una nuova, grave ondata di maltempo si è abbattuta l’Emilia Romagna, che nel 2023 era stata messa in ginocchio da eventi estremi. Particolarmente colpita l’agricoltura. È fondamentale lavorare sulla prevenzione e mettere a punto un piano strutturale di ampio respiro per la salvaguardia del territorio e la gestione delle emergenze
La grave ondata di maltempo in Emilia Romagna colpisce l’agricoltura
Il maltempo non dà tregua all’Italia centrale. Nel 2023 un’ondata di fenomeni climatici estremi mise in ginocchio l’Emilia Romagna che, come in un tragico gioco dell’oca, si ritrova alla casella di partenza per affrontare di nuovo scenari di distruzione.
La politica, purtroppo, non offre uno spettacolo edificante. Gli scambi di accuse per tornaconto elettorale mettono in secondo piano il vero problema da affrontare, ovvero uscire dall’emergenza per restituire agli abitanti la possibilità di tornare nelle case e di riprendere le attività produttive.
Inoltre, le discussioni evidenziano due grandi assenti: la pianificazione e la lungimiranza.
In Italia il 10% degli episodi di maltempo grave dell’UE
Com’è noto, l’Emilia Romagna è una regione fondamentale per la produzione agricola che al momento si trova in una situazione drammatica. Le piogge torrenziali di questa ondata di maltempo hanno causato smottamenti e l’esondazione dei fiumi.
Aziende agricole annientate, allevamenti isolati, magazzini allagati, ettari di frutteti, vigneti e terreni coltivati sommersi dall’acqua. Allagamenti si sono verificati anche nelle Marche e c’è lo stato di allarme in Toscana.
La conta dei danni è ancora da fare, ma non sarà poca cosa. Intanto Coldiretti, su dati ESWD (European Severe Weather Database, la banca dati europea delle condizioni meteorologiche avverse), ha fatto il conto degli eventi estremi che hanno colpito l’Italia nel 2024: più di 2.900.
Questo numero, di per sé impressionante, rappresenta circa il 10% di tutti i gravi episodi di maltempo che si sono verificati nell’Unione Europea in un susseguirsi di nubifragi, grandinate, tempeste di vento e tornado.
La produzione agricola dell’Emilia Romagna in cifre
L’Emilia Romagna, ricorda Confagricoltura, «è la seconda regione produttrice di ortofrutta in Italia con 180.000 ettari coltivati e rappresenta, in termini di volume, il 15% della produzione nazionale.
La regione figura al terzo posto a livello nazionale per produzione di uva (7,97 milioni di quintali di uva) e al secondo se si parla di uva per vini da tavola.
Produce 1,8 milioni di tonnellate di pomodoro da conserva sui 5,5 milioni totali nel Paese e dal bacino bieticolo emiliano arriva oggi la maggior parte dello zucchero made in Italy».
Manca un piano strutturale di salvaguardia del territorio
Maltempo, ormai, significa fenomeni estremi che non sono più eccezionali, ma si ripetono a distanza ravvicinata con sempre maggiore violenza.
Come afferma Confagricoltura, vanno gestiti con un «piano strutturale a salvaguardia del territorio che sia di ampio respiro, capace di fronteggiare in tempi rapidi situazioni disastrose per la collettività e le imprese, grazie a procedure snelle, velocità nella raccolta dei dati e nella compilazione delle perizie, con l’obiettivo di ottenere subito le risorse necessarie alla messa in sicurezza delle zone edificate e dei bacini idrografici e al rilancio delle attività produttive».
È urgente un «serio studio di fattibilità della sistemazione idraulica dei corsi d’acqua naturali e artificiali. Il settore primario è quello più coinvolto e danneggiato e bisogna superare i veti ambientali: ci sono opere ferme da anni».
A tale scopo, Confagricoltura esorta i Consorzi di bonifica a svolgere il proprio ruolo di «presidio idrogeologico in collina e montagna e investire le risorse del PNRR per ottimizzare il sistema idrico».
Le esondazioni e l’eccesso di piogge dovute al maltempo dello scorso anno avevano provocato delle frane che, in assenza di interventi adeguati, si sono riattivate peggiorando la situazione di generale dissesto.
In attesa dei ristori del 2023
«Tre gelate tardive e tre alluvioni consecutive rischiano veramente di far chiudere molte aziende. In questo momento la priorità è gestire la situazione e poi passare alla conta dei danni e avviare eventuali iter per gli indennizzi». Con queste parole, Danilo Misirocchi, presidente di CIA Romagna, sintetizza l’emergenza.
Misirocchi sottolinea il valore dell’agricoltura per l’economia, poiché genera indotto: è un’agricoltura specializzata legata all’agroalimentare regionale, esporta e quindi produce benessere, ha un valore sociale e ambientale per la manutenzione del territorio.
Per il presidente di CIA Romagna la priorità è «che arrivino immediatamente i ristori promessi a seguito della calamità dello scorso anno. Diversamente, già dalla fine del 2024, alcune aziende chiuderanno».
Qual è il rischio? Che siano «sostituite da privati o fondi di investimento esteri con finalità speculative, i cui impatti economici e ambientali sono tutti da verificare».
Bisogna fare i conti con il cambiamento climatico
È fondamentale lavorare sulla prevenzione e sulla preparazione all’emergenza. In che modo? Ad esempio con la pulizia degli argini dei fiumi, la manutenzione degli scarichi, il potenziamento dei sistemi di allerta.
Sicuramente bisogna risolvere i problemi nell’immediato, ma il territorio dell’Emilia Romagna ha bisogno di interventi strutturali, che non si improvvisano in pochi giorni.
Secondo Luana Tampieri, presidente di CIA Imola, «la ricostruzione post alluvione 2023 non è stata gestita dalla struttura commissariale con la velocità necessaria, sia a livello di risarcimenti, che di manutenzione ordinaria e straordinaria».
Si è sperato ingenuamente che non si verificasse un’altra ondata di maltempo estremo? Purtroppo i fatti smentiscono questa opinione: «I cambiamenti climatici sono un fatto assodato e ormai quotidiano e non possiamo pensare di trattare il rischio idrogeologico senza considerare lo scenario peggiore».