Le politiche agroambientali variano da paese a paese e sono difficilmente comparabili a livello globale. Una ricerca prova a mettere in relazione la loro attuazione associandola allo sviluppo economico, alla gestione del suolo e all’erosione delle terre coltivate
Studio delle politiche agroambientali
Le politiche agroambientali hanno un impatto importante sulle produzioni agricole, ma i contesti generali cambiano radicalmente da un paese all’altro.
Le Nazioni Unite hanno dedicato il decennio 2021-2030 al ripristino dell’ecosistema. Il focus, ovviamente, è sui sistemi agroalimentari globali letti sia in chiave di sicurezza alimentare e di benessere delle persone che ambientale.
Sistemi agroalimentari e responsabilità ambientali
Infatti, i sistemi agroalimentari hanno importanti responsabilità in merito alla salute dell’ambiente: emissioni di gas serra, perdita di biodiversità, degrado del suolo e inquinamento da fertilizzanti e pesticidi.
Ogni anno si attuano modifiche legislative e si finanziano i servizi ecosistemici. Tuttavia non è disponibile una visione globale coerente delle politiche agroambientali, né una osservazione del loro sviluppo nel tempo. Le informazioni provengono da fonti diverse e presentate in formati diversi, cosa che le rende difficilmente comparabili.
Una interessante ricerca (Agri-environmental policies from 1960 to 2022, pubblicata in “Nature Food”) svolta congiuntamente da due diversi gruppi di ricerca (Università di Bonn ed ETH di Zurigo) ha cercato di fornire un quadro generale analizzando le politiche agroambientali per capire dove e quando sono state messe in atto, e quali fattori le hanno influenzate.
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Le politiche agroambientali dal 1960 al 2022
Gli studiosi hanno lavorato su un database di 6.124 politiche agroambientali attuate negli anni 1960-2022 in circa 200 paesi. Il periodo scelto è quello di cui sono disponibili più analisi economico-politiche, che quindi si possono confrontare con quelle attuali.
Nella banca dati sono compresi politiche, come regolamenti e schemi di pagamento, e obiettivi (ad esempio la conservazione della biodiversità, l’uso più sicuro dei pesticidi e la riduzione dell’inquinamento da fertilizzanti).
I ricercatori esplorano l’associazione tra lo sviluppo economico, la gestione del suolo e l’erosione delle terre coltivate e le politiche agroambientali mettendo insieme due tipi di analisi: una focalizzata sul rapporto tra politiche agroambientali e sviluppo economico, un’altra econometrica che indaga in che modo le politiche hanno contribuito a mitigare l’erosione del suolo.
Il legame tra sviluppo economico e politiche agroambientali
Dallo studio emerge un forte legame tra lo sviluppo economico e le politiche agroambientali attuate: ad esempio, il livello di erosione del suolo dipende dalle diverse scelte politiche.
Il tipo di politica più comune è quella basata su legislazioni e regolamenti; gli obiettivi politici principali riguardano l’uso dei fertilizzanti e la conservazione delle foreste e della biodiversità.
L’esistenza di politiche agroambientali varia in modo diseguale tra paesi a livello globale. Il maggior numero si ha nei paesi europei, dove è presente l’Unione Europea, i paesi africani sono quelli che ne hanno meno.
Ovviamente, una politica ambiziosa, rigorosa, ben progettata e ben applicata può essere più efficace. In generale, esiste una relazione positiva tra il numero di politiche ambientali e il rigore politico, che diventa inversamente proporzionale ai livelli di corruzione presenti in un paese.
Quando c’è corruzione, le politiche non sono progettate per essere efficaci o non sono attuate in modo efficace. Va detto anche che è difficile misurare il livello di corruzione, perché di solito è nascosta. Pertanto, la ricerca misura la corruzione nei diversi paesi utilizzando percezioni soggettive.
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L’aumento dei redditi fa crescere gli impatti ambientali negativi
Alcuni studi, rilevano gli autori della ricerca, mettono in relazione lo sviluppo economico e i risultati ambientali: l’aumento dei redditi porta a un aumento dei consumi, con gli impatti ambientali negativi associati.
La relazione tra il numero di politiche agroambientali e il Pil è sostanzialmente positiva, ma comunque variabile in base ai paesi. Ad esempio, paesi ad alto reddito come Kuwait, Qatar ed Emirati Arabi Uniti hanno attuato un numero di politiche agroambientali molto basso, paragonabile a paesi con redditi molto inferiori.
Esiste anche un’interazione positiva tra il numero di politiche agroambientali e fattori contestuali benefici, come il rigore nell’applicazione delle norme e una corruzione relativamente bassa: è il caso dell’Unione Europea.