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Hybribot, il robot biodegradabile per la riforestazione e l’agricoltura di precisione

Hybribot è un robot bioibrido e biodegradabile con movimento autonomo in grado di trasportare e depositare semi nel terreno per farli germogliare. I test effettuati sono stati positivi, la sua applicazione potrebbe essere nella riforestazione e nell’agricoltura di precisione

Hybribot
Il robot bioibrido e biodegradabile Hybribot. Credits: Istituto Italiano di Tecnologia/University of Freiburg

Hybribot, l’ultima frontiera della robotica

Hybribot sembra uscito da un film di fantascienza, invece è il frutto reale dello studio di un gruppo di scienziati. È un robot bioibrido e biodegradabile con movimento autonomo. A sviluppare Hybribot sono stati l’IIT – Istituto Italiano di Tecnologia e l’Università di Friburgo (Svizzera). Il laboratorio di Bionspired Soft Robotics dell’IIT, guidato da Barbara Mazzolai, è all’avanguardia nella robotica ispirata agli organismi viventi: una combinazione di biologia e ingegneria.

Lo studio rientra nell’ambito del progetto europeo I-Seed per la creazione di robot miniaturizzati e biodegradabili ispirati alle piante e dell’Ecosistema RAISE (Robotics and AI for Socio-economic Empowerment, di cui fanno parte università, enti di ricerca e aziende) con finanziamenti del PNRR.

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Gli ingredienti naturali di Hybribot

Il nuovo robot bioibrido pesa solo 60 milligrammi, è fatto con farina e avena, si muove in modo autonomo ed è in grado di piantare semi. Per questo, secondo i suoi ideatori, Hybribot è un asso nella manica per la riforestazione, una delle azioni utili per combattere il cambiamento climatico.

Hybribot è composto da una capsula biomimetica biodegradabile fabbricata in 3D a base di farina e ricoperta di etilcellulosa (per stabilizzarla e renderla impermeabile) che gli scienziati hanno riempito con semi e sostanze fertilizzanti.

Le piccole appendici naturali dei frutti dell’avena selvatica azionate dall’umidità funzionano da motori biologici: la capsula si muove grazie all’energia elastica che si accumula con il movimento naturale. Non c’è quindi bisogno né di batterie né di altre fonti di energia.

L’avena selvatica, infatti, è una specie erbacea che ha un meccanismo di disseminazione dei semi molto efficace, grazie a movimenti combinati e ripetitivi di torsione/flessione. È riuscita a colonizzare habitat diversi in Africa, Asia ed Europa, ma in agricoltura è considerata una pianta infestante che riduce in modo significativo la resa dei raccolti.

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L’esito positivo dei test

Ispirandosi ai movimenti dell’avena selvatica, questo piccolissimo robot è in grado di muoversi su vari tipi di terreno e supera senza difficoltà le asperità del suolo, come dislivelli, buchi o crepe.

Gli sviluppatori hanno utilizzato Hybribot per trasportare e depositare i semi nelle fessure del terreno dove poi germoglieranno. Pertanto, la sua applicazione si dimostra potenzialmente utile non solo nella riforestazione ma anche nell’agricoltura di precisione.

Gli autori dello studio A Biohybrid Self-Dispersing Miniature Machine Using Wild Oat Fruit Awns for Reforestation and Precision Agriculture (Isabella Fiorello, Marilena Ronzan, Thmas Speck, Edoardo Sinibaldi e Barbara Mazzolai), pubblicato nella prestigiosa rivista scientifica “Advanced Materials”, hanno eseguito dei test – con esito positivo – con semi di pomodoro, cicoria e salcerella (molto utile in apicoltura) e in diversi tipi di suolo (terriccio, argilla e sabbia).

I materiali biodegradabili di origine vegetale che compongono Hybribot hanno un basso impatto ambientale e soprattutto sono innocui per gli animali che li dovessero ingerire.

Innovazione e tecnologia, ancora una volta alleate per affrontare il cambiamento climatico.

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.