Il Greening è una grave patologia che colpisce le piante di agrumi. In assenza di una cura efficace, sono fondamentali la prevenzione e la diagnosi precoce. Grazie alla tecnologia, la sensoristica è una preziosa alleata della prevenzione. Un’azienda benefit italiana introdotto un sensore biocompatibile non invasivo che riesce a identificare e le piante malate

Il Greening minaccia l’agrumicoltura
Il Greening è una delle patologie globali più gravi che colpisce le piante di agrumi. Considerando l’impatto della sua diffusione nei Paesi UE, la Commissione Europea ha inserito i suoi agenti eziologici nella lista dei venti organismi da quarantena considerati Organismi Nocivi Prioritari.
Non esiste una cura efficace; come regolarsi nelle aree che ancora non sono state colpite? Al momento la prevenzione è strategica e la diagnosi precoce è fondamentale.
L’origine antica del Greening
La cosiddetta “citrus greening” è una patologia antica. Il nome originario è HLB, ovvero Huanglongbing (dal cinese malattia del drago giallo). Infatti il greening è presente in Cina fin dall’Ottocento, poi è arrivato in Asia e in Africa.
Al momento, ne sono indenni Europa, bacino del Mediterraneo, Australia e Nuova Zelanda.
La trasmissione a lunga distanza attraverso materiale vegetale infetto è dovuta alla progressiva movimentazione delle merci; gli insetti vettori la diffondono all’interno di un campo o in campi limitrofi.
Come si manifesta?
Il Greening si manifesta con l’ingiallimento e la caduta delle foglie fino al deperimento generale della pianta. I frutti, piccoli e asimmetrici, presentano un’inversione di colore: la parte superiore rimane verde mentre quella superiore è gialla o arancione.
All’interno dei frutti sono visibili semi neri e avvizziti e la columella (la piccola struttura a colonna al centro del frutto) è marrone anziché bianca. Il succo ha un gusto salato o amaro, o è insapore.
Tre batteri del genere Candidatus Liberibacter sono associati al Greening, gli insetti vettori sono la psilla asiatica (Diaphorina citri) e la psilla africana (Trioza erytreae).
I pericoli del Greening
Il Greening rischia di diventare la nuova Xylella. Attualmente, il batterio è presente in Nord e Sud America, ma è stato sporadicamente intercettato anche in Egitto e nell’isola di Madeira: segno che il pericolo si sta avvicinando all’Europa.
La superficie coltivata ad arance in Italia ammonta a circa 86mila ettari (dati dell’ultimo report Tendenze Agrumi di ISMEA).
La Sicilia copre i due terzi delle superfici coltivate ad agrumi, con oltre 50mila ettari dedicate a questo tipo di coltura.
La produzione di arance per la campagna in corso è stimata in 1,6 milioni di tonnellate, in aumento del 20% su base annua, ma al di sotto della media delle ultime tre campagne. Un valore rilevante se confrontato con i 5,5 milioni di produzione complessiva in Europa.
Il plus della produzione italiana rimane la qualità. I nostri maggiori concorrenti sono Marocco, Sud Africa ed Egitto, che hanno costi di produzione irrisori e controlli sulle malattie sono scarsi o nulli.
Gli altri patogeni che aggrediscono gli agrumi
Se si stima che il Greening abbia colpito circa 100 milioni di piante nel mondo, esistono altri patogeni che stanno mettendo a cura prova l’agrumicoltura. Di origine batterica, fungina o virale, hanno tutti un potenziale impatto sulla produttività e sulla qualità degli agrumi.
Il Citrus Black Spot (Phyllosticta citricarpa) è un fungo che provoca macchie nere sui frutti, compromettendone l’aspetto e la commerciabilità. Presente in Sudafrica e in Australia, la sua eventuale diffusione in Europa richiederebbe misure di contenimento rigorose.
Il Citrus Canker (Xanthomonas axonopodis) è un batterio che causa lesioni su foglie, rami e frutti, portando a una riduzione della produttività. Già presente in diverse aree del mondo, inclusi Stati Uniti e Sudamerica, è altamente contagioso e necessita di un attento controllo fitosanitario.
Gli acari trasmettono il Citrus Leprosis Virus, attualmente diffuso in Brasile, che provoca necrosi su foglie, rami e frutti, compromettendo la salute delle piante.
Il batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca è all’origine del Citrus Variegated Chlorosis (CVC), che determina ingiallimenti fogliari e frutti di scarsa qualità.
Greening, la prevenzione con la sensoristica
Queste patologie – per cui non esistono cure efficaci – non sono presenti in Italia, ma globalizzazione e cambiamento climatico costituiscono un fattore di allarme.
Per questo investire in ricerca e prevenzione rappresentano il primo strumento di difesa, insieme a rigidi protocolli di quarantena.
Grazie alle tecnologie sensoristiche è possibile monitorare la salute delle piante. L’australiana Hydroterra e l’americana Dynamax hanno sviluppato soluzioni per misurare la quantità di linfa che fluisce in tempo reale nel fusto, ma gli strumenti sono invasivi e costosi.
Plantvoice, una tecnologia italiana
Plantvoice – società benefit con sede a Bolzano – ha introdotto un sensore biocompatibile non invasivo (è grande come uno stuzzicadenti) che oltre a vedere il flusso della linfa, riesce anche a determinarne la composizione. In questo modo è in grado di rilevare parametri vitali della pianta in tempo reale, contribuendo a una gestione più efficiente delle coltivazioni.
Questi strumenti permettono quindi di individuare precocemente alterazioni riconducibili al patogeno e possono essere determinanti per identificare e isolare le piante malate.
Grazie a queste tecnologie, gli agricoltori possono adottare strategie più efficaci per contenere la diffusione del Greening o di qualunque altro virus, riducendo al minimo i danni economici e ambientali e migliorando la produttività delle coltivazioni.