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Giornata europea del biologico, per crescere servono innovazione, ricerca e formazione

Giornata europea del biologico, per crescere servono innovazione, ricerca e formazione
Foto di Markus Spiske su Unsplash

Giornata europea del biologico, 84mila aziende attive in Italia

L’Italia festeggia la Giornata europea del biologico con 84mila aziende attive, come da analisi Coldiretti su dati Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica), che la piazzano al primo posto nell’Unione Europea.

3 chiavi per la crescita: ricerca, innovazione e formazione

Il biologico italiano sta per raggiungere il target del 25% fissato dalla strategia europea Farm to Fork per il 2030: infatti, l’agricoltura biologica copre 2,5 milioni di ettari, ovvero un ettaro su cinque.

Inoltre, il biologico continua a crescere: nel 2023 si è registrato un incremento del 4,5% rispetto al 2022.

La crescita è in parte rallentata dal concomitare di crisi ambientali, climatiche e sociali, ma i dati restano positivi: gli operatori biologici sono cresciuti dell’1,8% rispetto al 2022 e le vendite hanno registrato un incremento del 5,2%.

Come ha evidenziato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, c’è ancora molto da fare, a cominciare dalla «semplificazione burocratica e da una migliore organizzazione della filiera anche con l’obiettivo di arrivare a un giusto prezzo.

I costi legati alle consulenze per ottenere la certificazione penalizzano le piccole e medie imprese delle aree interne e rurali: proprio quelle che valorizzano maggiormente l’identità di un territorio».

Ma, al di là di tutto, bisogna puntare su ricerca, innovazione e formazione.

Giornata europea del biologico, idee per il futuro del settore

Il cambiamento climatico è un fatto con cui l’agricoltura deve fare i conti, dato che la produzione continua a diminuire.

Il biologico è il modello agricolo più resiliente alle emergenze climatiche, sottolinea Mammuccini, e proprio per questo è un settore da potenziare.

«Considero necessario puntare su formazione e assistenza tecnica a supporto degli agricoltori e investire su innovazione e ricerca per l’agroecologia per disporre di strumenti di contrasto sempre più efficaci in grado di arginare gli effetti climatici, ripristinare gli habitat degradati, incrementando contemporaneamente la biodiversità e la fertilità del suolo. 

Infine, per fare del biologico il modello di riferimento dell’intero comparto agroalimentare italiano, è estremamente importante che tutti gli attori del settore operino in rete, attraverso i distretti biologici a livello territoriale e sistemi organizzati lungo l’intera filiera affinché i prodotti biologici siano sempre più facilmente disponibili anche nei circuiti di ristorazione collettiva, come ad esempio nelle mense scolastiche».

La competizione con l’estero

Per ottenere la certificazione biologica l’UE ha emanato il Regolamento 2018/848 che si applica dal 1° gennaio 2022. Tale Regolamento definisce il sistema di produzione, trasformazione, etichettatura, controllo e certificazione vigente nell’Unione Europea.

Il bio italiano deve competere con i prodotti importati dall’estero, specie ortaggi, cereali e olio d’olivo. Ma è vero bio? Non sempre.

Spiega la presidente di Coldiretti Bio Maria Letizia Gardoni quanto sia importante che in Europa si affermi il principio di reciprocità rispetto alle importazioni, ovvero il rispetto delle medesime regole: «Non è possibile che entrino in Italia cibi coltivati secondo regole non consentite nell’UE. 

Fermare la concorrenza sleale delle importazioni a basso costo e valorizzare il vero prodotto tricolore sono le condizioni fondamentali per costruire filiere biologiche dal campo alla tavola».

Come difendersi dal finto biologico?

Per difendere i consumatori dai prodotti biologici di nome ma non di fatto, Coldiretti Bio ha varato un decalogo antifrodi, che riportiamo di seguito:

Fare sistema

In occasione della Giornata europea del biologico, ConfagriBio sottolinea l’importanza del settore, che ha ricadute positive sia a livello ambientale, sia di produzione agricola attenta a preservare i suoli e promuovere il cibo di qualità Made in Italy.

Di fronte all’evidenza del cambiamento climatico, tutti gli operatori, le istituzioni e gli organismi di controllo devono fare sistema e bisogna dare fiducia agli agricoltori virtuosi.

Per ConfagriBio, l’agricoltura deve essere l’anello di congiunzione tra ricerca, innovazione e produttori.

Importante, inoltre, lo scambio di buone pratiche per divulgare le novità tecnologiche e scientifiche da adottare per mitigare gli effetti negativi del clima, e per stabilire partnership con distributori e rivenditori in altri paesi per facilitare l’accesso ai mercati esteri.

Ovviamente, la tutela e la valorizzazione del biologico non riguarda solo l’agricoltura, ma anche l’acquacoltura, l’allevamento e la trasformazione dei prodotti agricoli.

La posizione critica dell’AIAB

Per l’AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) nella Giornata europea del biologico non c’è molto da festeggiare, anche se l’Italia è leader del settore.

Il presidente di AIAB, Giuseppe Romano, punta il dito contro il decreto di non conformità che punisce duramente l’agricoltore biologico (eliminazione del prodotto o dichiarazione di terreno non più biologico, che deve tornare in conversione) anche in caso di lievi infrazioni, amministrative o documentali.

«Rispetto ai buoni propositi della transizione ecologica, si assiste a una vera e propria retromarcia che ha favorito le lobby degli agrofarmaci» abbassando il livello della strategia Farm to Fork a livello europeo.

Per AIAB la situazione in Italia è ancora più seria per quella che è una vera e propria eccellenza nazionale: «L’agricoltore biologico è considerato un truffatore di default, a meno che non dimostri la sua buona fede.

Un quadro normativo che impone multe che vanno dai 2 mila ai 100 mila euro costituisce un paradosso rispetto ad altri settori alimentari dove non esistono sanzioni economiche di questa entità».

Nonostante il biologico sia una realtà consolidata, «il Governo sembra voler punire chi ha scelto un percorso di sostenibilità invece di incentivare la conversione al bio e sviluppare un sistema di tracciabilità dell’intera filiera», lamenta Romano.

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