Un rapporto della Banca Mondiale suggerisce le priorità per tagliare drasticamente e in fretta le emissioni di agricoltura e allevamento in tutto il mondo. Un’azione necessaria che richiede cambiamenti “drastici”. Ma conveniente per tutti
Possiamo dimezzare le emissioni del sistema alimentare entro il 2030
Bisogna “riorientare drasticamente” il sistema agroalimentare mondiale, e bisogna farlo “ora” perché la sua forma attuale sta spingendo il Pianeta “oltre i suoi limiti operativi”. Le stime più aggiornate sulle emissioni del sistema alimentare calcolano che generi circa 1/3 dei gas serra globali (il 31%). Cioè oltre 2 miliardi di tonnellate di CO2 più di tutte le emissioni globali legate a riscaldamento e generazione elettrica. La buona notizia, spiega un rapporto rilasciato oggi dalla Banca Mondiale, è che la maggior parte dei tagli possibili sono a portata di mano. E cambiare modo di produrre il cibo è anche conveniente sotto il profilo economico.
Investire nel taglio delle emissioni del sistema alimentare conviene a tutti
Secondo la Banca Mondiale, infatti, i guadagni derivanti dagli investimenti nella riduzione delle emissioni agroalimentari sono molto maggiori dei costi. Le stime fornite dal rapporto parlano di un aumento necessario degli investimenti fino a 260 miliardi di dollari l’anno per dimezzare le emissioni del sistema alimentare entro il 2030 e raggiungere emissioni nette zero entro metà secolo. I benefici sono stimati in oltre 4.000 miliardi di dollari, tra miglioramento della salute umana, della sicurezza alimentare e nutrizionale, a posti di lavoro e profitti di migliore qualità per gli agricoltori, a una maggiore ritenzione di carbonio nelle foreste e nei suoli.
Parte delle risorse potrebbero essere mobilitate rimodulando i sussidi all’agricoltura e all’allevamento esistenti. Ogni anno, spiega la Banca Mondiale, vengono spesi oltre 500 miliardi di dollari in sussidi agricoli, molti dei quali danneggiano l’ambiente. “Sebbene il taglio dei sussidi dispendiosi possa finanziare parte di questi investimenti, ulteriori finanziamenti sono essenziali per arrivare a net zero”, sottolinea il rapporto.
Le priorità secondo la Banca Mondiale
Tutti i paesi, con tempi e modi diversi, possono contribuire in modo significativo alla trasformazione radicale del sistema agroalimentare. Nelle oltre 300 pagine del rapporto, la Banca Mondiale mette in fila raccomandazioni e priorità per tre gruppi di paesi distinti per livello di benessere socio-economico.
I paesi ad alto reddito possono innescare il cambiamento “fornendo maggiore sostegno ai paesi a basso e medio reddito in modo che possano adottare metodi e tecnologie agricole a basse emissioni”. In particolare, il rapporto sottolinea “l’assistenza tecnica” per i programmi di conservazione delle foreste che generano “crediti di carbonio ad alta integrità”. L’altra grande priorità per gli stati più benestanti è la rimodulazione dei sussidi dannosi per l’ambiente. Facendo pagare il giusto prezzo agli alimenti a maggior impronta di carbonio, si renderebbero più economiche, in proporzione, le opzioni alimentari a basse emissioni.
I maggiori risultati, in termini di abbattimento delle emissioni, possono però arrivare dai paesi a medio reddito. Da soli possono tagliare “fino a tre quarti delle emissioni agroalimentari globali”. Come? Promuovendo pratiche più ecologiche, come la riduzione delle emissioni dell’allevamento e del riso, ma anche investendo in suoli più sani e tagliando le perdite e gli sprechi alimentari. “Un terzo delle opportunità mondiali di ridurre le emissioni agroalimentari riguardano l’uso sostenibile del territorio nei paesi a medio reddito”, sottolinea la Banca Mondiale.
Per i paesi a basso reddito la priorità è invece la conservazione e il ripristino delle foreste, visto che più della metà delle loro emissioni agroalimentari provengono dall’abbattimento delle foreste per produrre cibo.