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Fermare il degrado del suolo è la sfida cruciale per il nostro futuro

Fermare il degrado del suolo è la sfida cruciale per il nostro futuro
Immagine di ArthurHidden su Freepik

Siamo in tempo per fermare il degrado del suolo?

Il livello di degrado del suolo nell’Unione Europea ha raggiunto livelli allarmanti, come avverte il rapporto The state of soils in Europe del JRC (Joint Research Centre, che svolge ricerca indipendente basata sulle evidenze scientifiche a sostegno delle politiche dell’Unione Europea). Quello che si è formato nei millenni viene distrutto in una manciata di minuti.

Degrado del suolo e transizione verde

La gestione sostenibile dei suoli è una sfida cruciale se vogliamo realmente centrare gli obiettivi della transizione verde.  Il suolo è un habitat unico nel suo genere, che ospita quasi il 60% di tutta la biodiversità terrestre, ed è alla base degli ecosistemi di superficie.

The state of soils in Europe mostra le interazioni tra fattori antropici e naturali che insieme contribuiscono al degrado del suolo e ai danni che ne derivano.

In particolare, il rapporto analizza le conseguenze del degrado del suolo sull’agricoltura, sulla resilienza degli ecosistemi, sulla qualità dell’acqua, sulla biodiversità e sulla salute umana.

Secondo il rapporto, il degrado del suolo ha continuato a peggiorare negli ultimi anni in modo inesorabile, quindi sottolinea l’urgente necessità di un’inversione di tendenza e di strategie globali di gestione del suolo.

Le varie forme di degrado del suolo

The state of soils in Europe fa subito il punto sull’erosione. Il 24% dei suoli dell’UE è compromesso dall’erosione idrica, soprattutto nelle terre coltivate; entro il 2050 si prevede che possano aumentare di una percentuale variabile fra il 13% e il 25%.

In particolare, in circa un terzo dei terreni agricoli l’erosione è dovuta alla lavorazione del terreno e può avere un impatto significativo.

Un’altra forma di degrado del suolo riguarda gli squilibri nutrizionali che colpiscono il 74% dei terreni agricoli, spesso con conseguenze negative. Ad esempio, l’eccesso di azoto può essere dannoso per la salute umana, le colture, gli ecosistemi e il clima. Invece, nelle aree agricole sta diminuendo il carbonio organico del suolo, essenziale per mantenere il suolo sano.

Il rapporto evidenzia anche il degrado delle torbiere, zone umide essenziali per l’assorbimento del carbonio e la mitigazione dei cambiamenti climatici. Quando si deteriorano, le torbiere possono rilasciare i gas nell’atmosfera.

Si stima che attualmente nell’UE il 50% delle torbiere sia degradato, e alcune danneggiate in modo irrimediabile.

Come invertire la rotta?

Il degrado del suolo al di fuori dell’UE non è meno preoccupante. In Ucraina, in conseguenza dell’invasione russa, il degrado del suolo supera i 10 milioni di ettari, mentre in Turchia ci sono problemi di salinizzazione per 1,5 milioni di ettari con ripercussioni sull’agricoltura e sugli ecosistemi.

Anche nei Balcani occidentali – ma le informazioni non sono precise – sembra che ci siano oltre 100 siti contaminati da attività minerarie e industriali.

Cosa suggerisce il rapporto per correggere la rotta? Come sempre le soluzioni si trovano con la consapevolezza, con il lavoro comune e con la partecipazione di tutti. I cittadini devono conoscere i risultati delle ricerche scientifiche ed essere coinvolti nel monitoraggio del suolo e nell’impegno per la sua conservazione.

Fondamentale è il ruolo della politica: per salvaguardare la salute del suolo e garantire la resilienza degli ecosistemi occorre promuovere una governance sostenibile del suolo con il contributo fondamentale della ricerca e dell’innovazione.

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